ciad -ennedi………… 14.11

gruppo

Ora ci siamo tutti, pronti alla scoperta di questo nuovo mondo:

Piero Ravà, guida e capo, e sua moglie Marina.

Boris Kester, olandese, che per lavoro e per passione ha visitato quasi la totalità dei paesi del mondo.

Tiziana Quattrocchi, medico.

Stefana Gavazova, medico di origine bulgara, ma residente a Milano.

Folco Fiocchi e sua moglie Paola Ferrari, di Saronno.

Selena Maltini, di Milano, grande viaggiatrice nei deserti sahariani.

Vittorio Gioni, romano ma nigeriano da oltre 50 anni, una grande persona.

Ursula Castelli, padre italiano, tedesca di Colonia, dai balli, a suo tempo, con Grace Kelly a Monaco, ora nelle tende del deserto.

Reinhard Temp, tedesco di Amburgo, professore di geografia.

Erhard Bielefeld, tedesco di Hannover, ottantenne fisico nucleare-

Vanni Piccoli, grande amico dancalico.

e per ultimo , Mario Borroni.

Negli ultimi giorni si è aggiunto a noi un altro collaboratore di Piero, di ritorno da un altro tour nel Ciad, Pier Paolo Rossi, ricercatore ed esperto di pitture rupestri, autore del libro “VIVERE IL SAHARA”

Cinque sono i fuoristrada, guidati da autisti ciadiani  e nigeriani, con noi un cuoco e due aiutanti.

In totale siamo in ventidue.

Ci aspettano 3300 km , fra pista e fuori pista desertica su vetture 4×4, con tappe quotidiane da 5 o 6 ore. Bivacchi e notte in tenda su materassini, cucina preparata da un cuoco esperto, servita su tappeti sahariani a mezzogiorno, sul tavolo con seggiole la sera.

programma giornaliero

Pur con tutte le possibili varianti che ci potranno essere,  la giornata tipo avrà questi ritmi:

  • sveglia all’alba, circa alle cinque del mattino.
  • ognuno si smonta la propria tenda, portata poi con il proprio materassino numerato sul tappeto sahariano per il successivo carico sui fuoristrada.
  • colazione alle 6 a base di tè, crostini per le marmellata, caffè, rifornimento d’acqua delle borracce, prelevata dai bidoni posti sui fuoristrada per il fabbisogno giornaliero.
  • alle 7,30, mentre i collaboratori di Piero smontano il campo, un breve passeggiata sulle sabbie del deserto per iniziare al meglio la giornata.
  • partenza  verso le 8,30 per arrivare entro sera al prossimo campo che Piero ha già in testa, profondo conoscitore di questi luoghi.
  • a metà mattina, verso le 10,30 pausa caffè con dolci a forma di palline di sesamo.
  • immancabilmente verso le 12, Piero trova sempre l’ombra di un’acacia per il pranzo e un breve riposo.
  • due ore dopo si riparte, paesaggio che cambia sempre, tutto da scoprire, fermandoci solo per sosta tecnica per servizi e per la preghiera di cinque dei collaboratori, mussulmani sunniti, riv0lgendosi verso La Mecca.
  • nell’immenso deserto, con la sua esperienza,  nuovo campo per la notte , sempre poco prima del tramonto, in posti quasi invisibili a noi ma che Piero conosce perfettamente.
  • scaricati borsoni e i materiali, viene montato il nuovo campo, ognuno si prepara la propria tenda, viene acceso il fuoco con la legna raccolta sul posto o in strada, preparata la cena, ogni giorno un menù  diverso.
  • ogni due giorni, possibilmente, un catino d’acqua per il proprio fabbisogno igienico personale.
  • prima di cena, ogni sera un nuovo aperitivo alcoolico preparato da Piero, con i vari liquori che ognuno di noi ha preso a Parigi.
  • sia a pranzo che a cena un primo diverso, seguito da un secondo e un dolce,  acqua e un bicchiere di vino, tisana finale calda a chiusura.
  • due chiacchere in compagnia, tutti a guardare il cielo stellato che solo così nel deserto si riesce a vedere, galassie e costellazioni, cercare di riconoscerle sulla volta celeste avvistando spesso diverse stelle cadenti, l’ultima veramente unica nella sua bellezza .
  • attorno alle 20, dopo una lunga giornata, ognuno alla propria tenda in attesa della nuova alba.

     insciallah

 

ora si comincia davvero

Colazione, in attesa dell’autobus per partire, faccio due passi all’esterno dell’albergo, sempre nel bunker supersorvegliato, con piscina e campo da tennis, qualche albero in mezzo ad aiuole squadrate, semplicità senza nessuna ricerca del bello, anche l’albergo alla luce dell’alba non è niente di speciale, rispetto alle abitazioni di N’Diamena è un superlusso.img_5993 Comincio a conoscere gli altri amici di questa nuova avventura, nella hall dell’albergo trovo Marina, moglie di Piero, e Vittorio, romano ma da cinquant’anni nigerino di Nimey proprietario di un famoso ristorante ad Agadez, un persona davvero unica. Caricati i bagagli sull’autobus , saluto Papik che rientrerà in Italia, si parte fermandosi subito all’hotel cinese, poco distante, per prendere a bordo i tre compagni tedeschi, il programma è nella testa del capo, così sarà per tutto il viaggio, vista la sua esperienza vissuta in prima persona in questo paese. Si esce da N’Diamena percorrendo una lunga strada asfaltata, molto traffico fino alla periferia della città, che non capisco dove sia, ai lati della stessa si susseguono  piccole basse costruzioni fatiscenti adibite sia per abitazioni che per le tante le tante varie attività, che per campare ognuno si dà da fare, niente di diverso rispetto alle altre periferie delle città africane già viste. Strada ora a pedaggio, che viene riscosso ad un quasi casello, fermando il poco traffico con un corda posta trasversalmente, ai lati caserme con alti muri con sopra filo spinato, diversi i posti di blocco si susseguono tenuti da militari armati che fermano la nostra carovana abbassando la corda dopo il controllo dei documenti, permettendoci di  proseguire.  Comincia a far caldo , in Ciad non piove da molti mesi, placidamente greggi di capre pascolano sulle distese di campi di sorgo, già raccolto, ora solo paglia secca con radi cespugli e boschi di acacie spoglie, dal tronco rosso, rallentamenti e gimkane per le molte buche sulla strada, più o meno profonde, in lontananza una raffineria per il petrolio che arriva dal sud del Ciad, realizzata da imprese cinesi che ormai stanno invadendo tutti i mercati africani. A circa 30 km dalla città, in uno slargo a lato della strada, usata anche come cantiere per la costruzione di blocchi squadrati di terra impastata,img_5994lasciamo l’autobus e prendiamo i cinque fuoristrada che ci hanno lì raggiunti, già carichi di tutto il necessario per la durata della spedizione. Per un migliore affiatamento dei componenti del gruppo, Piero chiede che ogni giorno sui fuoristrada vengano ruotati i posti a sedre fra di noi. Alle 13 ci si ferma per pausa pranzo all’ombra di una acacia pèoco prima del villaggio di Ngoura, un panino con frittata e una banana. img_6004Raggiunto il grande villaggio, si lascia la strada asfaltata per continuare in direzione est immersi nell’Africa saheliana, diversi sono gli stagni con acqua dove si abbeverano gli animali, stormi di cicogne che subito si alzano in volo, nelle poche le abitazioni che si incontrano diverse donne, dalle vesti colorate che  i loro bimbi si recano ai pozzi con gli asini per fare scorta d’acqua. A bordo strada, ai lati delle case, vengono accatastati in vari mucchi,  piccoli tronchi e ramaglia di legno, che verranno venduti per il fabbisogno di altre famiglie, contemporaneamente un grosso autocarro stracarico di legname, all’inverosimile, viaggia che più inclinato di così  può solo sperare di non rovesciarsi. Penso a un territorio ormai deforestato, in realtà si tratta del recupero di piante morte sparse pe r sulla sabbia delsahel, un duro lavoro che fanno sopratutto le donne. La prima giornata è corsa velocemente su queste strade o piste, tanta natura selvaggia, molta pastorizia, alle 17 circa primo campo, poco prima del villaggio di Ab Touyour. Siamo in un grande area piana sabbiosa ai piedi di una roccia, montiamo le tende con l’aiuto delle guide, ognuno  trova il  posto che gli aggrada, c’è solo l’imbarazzo della scelta dove mettersi per ascoltare il silenzio della notte, salvo la presenza di russatori, si resta in attesa del sorgere della luna piena. Giornata calda sempre sui 40 gradi, anche di notte, ma niente zanzare .

rumore del respiro

huff , huff……viaggia con le antilopi dirigendosi dove l’acqua e le rocce si incontrano, guarda il fiume scorrere oltre la scogliera. E’ uno spirito femminile che vive e si aggira tra certi spazi naturali. La chiamano mutaforma, una figura divina capace di assumere con facilità la forma di animali. La leggenda narra che sia figlia di Crono e di Cibele, guida e protegge, è messaggera degli Abissi. A volte è invisibile, un essere fiabesco che rappresenta l’elemento aria.

 

 

 

 

 

 

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