VULCANO MUTNOVSKY
Questo vulcano, dai tre crateri, è uno dei fenomeni geologici più suggestivi della Kamchatka, molte altre montagne circondano il vulcano dalla cui sommità la vista dovrà essere qualcosa di unico. Prima del 1999, anno dell’ultima grande eruzione, esisteva un unico grande ghiacciaio: da dove siamo ora, vediamo da uno dei crateri fuoruscire nuvole di vapore di gas sulfureo e sentire rumori assordanti. Si parte alle 9 dopo colazione risalendo su un sentiero facile, ad una prima fermata riusciamo a vedere delle marmotte, al fischio di una di loro, tutte fuggono nelle loro tane, salendo bisogna guadare piccoli ruscelli, camminare su nevai e su tratti di sentiero di cenere, dalle alti pareti lungo la gola che stiamo percorrendo scendono diverse cascate d’acqua, ad ogni tornante che si fa il paesaggio cambia continuamente davanti a noi, con nuovi ghiacciai e altre fumarole si presentano diversamente. E’ una bella giornata, il leggero vento non disturba, raggiungiamo il primo cratere attorno alle 13, ritrovandoci proiettati in un inferno dantesco, reso particolare dal vento che fa cambiare spesso direzione ai vapori solforosi e alle nubi, senza renderti conto di dove esattamente ti trovi. Il forte odore di zolfo rende la respirazione difficile, irrita molto gli occhi e non sempre permette di vedere chiaramente, molte sono le pozze di fango bollente, impressionanti a vedersi, il vapore che esce direttamente dalle vicine fumarole copre completamente di giallo la cenere circostante, bisogna prestare attenzione alle pozze d’acqua dai colori cosi violenti che potrebbero essere di sostanze acide e velenose. All’interno del cratere scorre un grosso ruscello in piena alimentato dai numerosi ghiacciai circostanti nella parte piu alta della montagna. Questa è la parte migliore fin’ora del viaggio in Kamchatka, può essere un angolo di paradiso oppure un vero e proprio inferno. Proseguiamo per il secondo cratere, attraversando un nevaio e un terreno melmoso dove gli scarponi sprofondano molto, pur aiutandosi con le racchette non è facile andare avanti, è un percorso abbastanza duro per tutti noi, ma alla fine la vista stupenda ci ripaga dalla fatica:un ghiacciaio lambisce il fondo del cratere dove vediamo scorrere un fiume. Non c’è molto spazio per fermarsi, solo sguardi di un ricordo che si porterà a casa per sempre, si prosegue per il terzo cratere, dove ci aspetta la parte piu’ difficile e piu’ spettacolare dell’impresa, diversa rispetto agli altri due: l’ultimo tratto, circa 100 metri di salita, è da fare arrampicandosi sulla parete attacandosi ad una corda già fissata, si sale uno per volta alla cima dello strapiombo, sotto lo sguardo attento della guida che ci guida con i suoi consigli, si vede, si fotografa, si riscende rapidamente per permettere anche agli altri di osservare l’immensità dello spazio che si apre sotto di noi. Sono il primo a salire in cima sulla cresta, forse non avevo capito bene le disposizioni, tranquillo ad osservare qualcosa di unico, forse stavo aspettando gli altri, ma uno strattone alla corda dal basso mi ha richiamato per scendere. Dopo la risalita di tutti, iniziamo a scendere dal vulcano, in una zona un pò riparata e asciutta, si pranza con quello che Barbara ha preparato, ghiacciai eterni di fronte a noi piccoli insignificanti uomini. Discesa tranquilla, la guida ci accompagna ad una cascata alta più di 100 metri, che precipita in un grande canyon scavato dall’acqua nei secoli: nuovo spettacolo della natura, tra rocce e terre di vari colori e sfumature, con la lava che la fa da padrona. Ritorno al campo base dove troviamo nuovi gruppi di turisti di varie nazionalità, tutti giovani fra cui una coppia italiana di Parma, con un figlio ventenne, che hanno già trascorso una settimana, salendo con l’elicottero, nella valle dei geyser per vedere gli orsi. Stanchi, cena, due parole sulla giorna seduti attorno attorno al fuoco ,poi a nanna in tenda, veramente stanchi.