18 agosto ….16

 VULCANO AVACHA

Sveglia alle 6, dopo colazione subito si inizia la risalita, si parte dagli 800 del campo base per arrivare in cima al vulcano alto 2748 mt, un bel dislivello da fare in un solo giorno, salita e discesa compresa. Comincio a capire il perchè di tutte questa gente qui radunate: è loro tradizione per una antica usanza o voto, che in questa data tutti devono salire in cima al vulcano, almeno quelli in grado, piccoli o grandi che siano, per ringraziare una loro divinità per qualche grazia ricevuta. Prima di partire noi, è iniziata una gara di corsa in salita per la cima, vediamo molti atleti in gara con i numeri sui pettorali ben in vista, mentre  noi stiamo salendo alcuni stanno già ridiscendendo avendo completato la gara. Il sentiero di sassi e ghiaia, alcuni tratti sono di cenere vulcanica, sale gradualmente lungo un pendio, molta gente  ci precede, molti di più sono quelli dietro di noi, tutti in una lunga fila indiana che sembra non abbai fine, dall’alto, man mano che si sale, le persone in fila a salire diventano sempre più piccole, tanti puntini o formichine colorate. Mi fermo spesso per riprendere fiato e bere, gli altri nostri amici, forse meno stanchi sono molto più avanti. Ora ho davanti a me un ultimo tratto di salita di 500 metri, costituita solo da cenere rossa, in forte pendenza, raccolgo le mie ultime forze aiutandomi con una corda  legata a degli spuntoni di roccia sporgenti dalla cenere,  zaino in spalla e con le racchette che non sempre riescono a far presa, pure incoraggiato da altri più in forma di me, riesco a raggiungere raggiungo alle 12,45 dopo 6 ore di salita, ben 426 persone sono già arrivate  prima di me, come da attestato dagli organizzatori con un foglio numerato che danno ad ognuno.  Un’altra  fila lunghissima di persone,  partite dopo, stanno risalendo il versante del vulcano e andranno avanti fino a sera. In cima ritrovo gli amici che mi stavano aspettando, con loro entriamo all’interno del primo cratere per cercare un posto libero per sedersi dove poter mangiare i panini preparati da Barbara. Da questa primo cratere con formazione di lava nerissima e lucente, escono molti vapori solforosi, l’ultima eruzione c’è stata nel 1991. Poi ci si sposta sul secondo cratere, rocce ora di un color rosso vivo, con tante tonalità,  da lì una magnifica vista sull’Oceano Pacifico e sulla valle di Nalycheva, uno dei migliori parchi naturali della Kamchatka, che non riusciremo a vedere. Completiamo il giro sui bordi del terzo cratere, lato destro del vulcano, qui solo rocce gialle, piene di zolfo e di fumarole, tutte presentano cristalli di ghiaccio. Forte il contrasto fra il nero della lava, il rosso delle precedenti  colate, il giallo della zona solforosa e il bianco dei cristalli di ghiaccio, una grande vista sulll’Oceano Pacifico, sui ghiacciai, sui vulcani circostanti con il verde della pianura sottostante. Dispiace lasciare questo ultimo vulcano, ma una lunga discesa non facile ci attende, specialmente il primo tratto da fare con corda ed un successivo con molti tornanti dove si affonda nella cenere, qualche scivolata o caduta non manca, urlando per avvisare le persone che stanno risalendo dell’eventuale caduta lungo il pendio di sassi piu o meno grossi, gridando in russo CANE, che vuol dire sasso, che tutti poi ripetono fino a quando la pietra stessa si ferma, sperando  che non sia finita addosso a qualcuno. Due ragazzi russi ci avvisano che al termine del percorso possiamo ritirare un diploma che attesti la nostra salita al vulcano, pure noi andiamo a ritirarlo prima di tornare nel cottage . Cena ottima preparata da Barbara, serata in piazza al campeggio per il concerto con cantanti e musiche dal vivo siberiane.

 

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