Si lascia questo campo per arrivare prima alle magnifiche cattedrali arenacee di Bichagara, isole di pietra ad ovest del massiccio, note anche per loro pitture rupestri per poi immettersi nella grande pista che costeggiando l’Ennedi ci condurrà fino a Kalait per gli ultimi rifornimenti. Dopo la sveglia e la colazione, si avvicinano al campo alcune donne nomadi per cercare di vendere i loro prodotti artigianali, una successiva bellissima camminata su queste sabbie per raggiungere le macchine, che ci avevavo preceduto per un tratto dopo lo smontaggio del campo. Rifornimento d’acqua da un pozzo situato in una grande oasi di palme dove Vanni riesce a trovare e a fotografarmi un gallo.
Si riprende verso sud, sulle sabbie di questo deserto si incontrano spesso i verdissimi coloquintuidi, che come un incantesimo ingannatore, attirano, con il loro verde vivo e i loro frutti succosi la nostra attenzione e gli animali in genere, cela invece terribili sostanze tossiche immangiabili. Siamo ora presso delle magnifiche cattedrali di pietra con le dune e la sabbia del deserto che si incunea fra loro creando un paesaggio unico. A piedi si risale un di esse, con ai lati pareti di roccia frastagliata, e solo con alcuni risalgo con fatica una parete di sabbia dorata ma dall’alto vengo ripagato dalla magnifica visione sottostante e dalla soddisfazione di essere riuscito ad arrivarci in cima.
Ci si ritrova dalla parte opposta di questa duna per una pausa caffè, su quest’area si trovano molte pietre silicee lavorate dall’auomo preistorico e trasformati in oggetti taglienti per vari usi e per la caccia agli animali.
Si riprende per arrivare per la pausa pranzo ai piedi di una nuova piccola valle inserita fra due alte pareti di roccia piena di grotte, in una di queste sulle pareti un nuovo tesoro di pitture e incisioni rupestri, una ricchezza inimmaginabile da scoprire.
Vicino alla zona dove siamo fermi per la pausa pranzo, si apre davanti a noi un arco naturale, tra i più alti fra quelli incontrati fin’ora, sempre diversi uno dall’altro, come un arco trionfale simboleggia la porta d’entrata al massicio dell’Ennedi, quasi inaccessibile che perfino Boris per una migliore ripresa fotografarlo non riesce ad arrampicarci sopra.
Si prosegue per raggiungere il prossimo campo serale, di nuovo mandrie di dromedari e pochi fuoristrada di nomadi sulla pista, ancora residuati bellici fra cui un aereo libico abbattuto, al tramonto Piero trova una grande spianata sabbiosa ai lati della pista ai piedi di un’altura sulla quale poi al buio notiamo le luci di un villaggio. Stasera per cena il nostro cuoco prepara un piatto tipico ciadiano, la taguella con impasto di farina e acqua come una nostra polenta mischiata a sughi di verdura e di carne, buona e gustosa, con un te caldo finale.