SUI MINI VULCANI ATTORNO AL TOLBACHIK – ALAID e CLAW
Oggi sarà una giornata più tranquilla, escursione ai due piccoli coni vulcanici, diversi fra loro e non molto alti, ma sempre attivi con fumarole che escono dalle loro cime e dai fianchi. Ci si trasferisce con il camion al piede di uno dei due per risalirlo: è alto non più di 300 mt ma ha una spettacolare vista sulla sottostante pianura lunare, paesaggio lavico dove sembra di vivere in un mondo in bianco e nero con tante tonalità. Arrivati in cima, davanti a noi un incredibile tappeto multicolore di pietre vulcaniche, gialle, rosse, arancioni e viola, tutte mescolate tra loro. Il terreno sotto i nostri piedi scotta, da alcune fessure della crosta fuoriescono vapori caldi, sotto queste spaccature c’è evidentemente lava liquida: infatti la guida avvicina con un bastoncino un foglio di carta ad una di queste fessure che prende immediatamente fuoco, da non credere se non l’avessi visto di persona. Si scende dall’Alaid, e dopo esserne scesi per una parte, si risale al Claw, l’altro cono vulcanico confinante, il cui cratere mi sembra simile al VULCANO delle isole Eolie, salito un po di anni fa durante una vacanza con Maristella. Sempre paesaggio spettacolare, sulla cresta diverse fumarole emanano vapori di zolfo , come odori di uova marce, il giallo dello zolfo colora a macchie la superficie lavica, cratere con pareti vertiginose sotto di noi e una lunga spaccatura sul fronte opposto dove da una bocca, durante l’ultima eruzione di pochi anni fa, era fuoruscita una grossa colata lavica. Sulla cima breve momento di sosta per ammirare il paesaggio e per fotografare, si ridiscende alla base dei vulcani per un pranzo veloce e per riprendere forza, sul deserto di lava qualche piccolo arbusto rinasce per ricominciare la vita della natura. Sempre con il mezzo andiamo verso la foresta pietrificata: davanti a noi una vasta scheletrica distesa di tronchi di alberi e conifere, sepolti da oltre 6 metri di cenere, tutto a seguitodell’eruzione del vulcano e della nube piroclastica del 1975, ad una temperatura di oltre 1000 gradi, ha ucciso all’istante ogni forma di vita presente nell’area. La vita e la natura non si arrendono mai, ora alcune piante pioniere stanno ricolonizzando nuovamente queste terre per creare una nuova foresta, almeno fino a quando il vulcano si risveglierà. Proseguiamo con una passeggiata a piedi per circa 7 km, su una pista di cenere attraverso questa nuova foresta per raggiungere due grotte, uniche per la loro forma. Torniamo al campo base con il camion, che nel frattempo ci aveva recuperato, anche oggi una giornata diversa favoriti dal bel tempo, senza pioggia e vento. Cena e serata attorno al fuoco in compagnia degli scalatori russi rientrati al campo base,uno di loro racconta che è appena rientrato da Curmayor, dopo una scalata al monte Bianco e dopo aver visitato Milano. Notte in tenda.