Notte insonne, anche per il forte freddo, ci si sveglia prestissimo dovendo ripartire avendo deciso di usare un autocarro privato: ai turisti questo di solito non viene permesso, ma pure qui tutti gli intrallazzi sono possibili. Assistiamo a qualcosa di veramente indimenticabile e indescrivibili: sul cassone, oltre a sacchi di vari materiali presenti, vengono caricate e ammassate sopra tutte le masserizie del nostro gruppo, tende e attrezzature da cucina, i nostri zaini, saliamo tutti noi e le nostre guide, per completare si da un passaggio ad una donna del paese con due bimbi, di cui uno lo sta allattando al seno. Il cassone è proprio pieno, nessun altro animale potrebbe starci, inizia così un viaggio impossibile su queste strade sterrate, tutto traballa, ci si sostiene l’un l’altro, per evitare di precipitare sotto noi o i bagagli. Sembra di essere fuggiti da qualche città dopo una catastrofe appena successa. Ad un certo punto della strada, prima di una ripidissima discesa, l’autista ordina a tutti di scendere a terra dal cassone, per non rischiare un eventuale ribaltamento, e proseguire a piedi fino ai piedi della valle, non ci sono alternative. Si scende per sentieri sabbiosi, a tornanti, un paesaggio desertico mozzafiato davanti a noi, nella piana sottostante scorre il letto del grande fiume in una grande distesa di sabbia. Arrivati ai piedi di questa parete di montagna di sabbia, troviamo una baracca dove ci viene servito del te, si risale sul camion, nel frattempo arrivato, si prosegue guadando il fiume un centinaio di volte con acque vorticose, alte 70-80 cm, in alcuni tratti superano pure l’altezza delle gomme arrivando all’altezza del cassone . Sballottamenti in ogni dove, non c’è paura, ma apprensione si, mentre sopra di noi diverse aquile volteggiano nel cielo. A lato del fiume, in un tratto sabbioso, ci si ferma per rilassarsi e per un picnic, sotto a delle pareti rocciose con diverse venature del sale rosa dell’Himalaya. Il vantaggio del ritorno in camion ci ha fatto risparmiare diversi giorni di cammino e di fatica, permettendoci altri giorni di escursioni nel Mustang. Finalmente verso sera siamo alla guesthause di Jomson dove termina questa pazzesca avventura, sulla cima bianca dell’Annapurna splende in cielo una splendida luna piena, la cui visione ripaga della fatica del giorno. Doccia calda, cena e finalmente un letto, sono in camera con Sarah, la ragazza cinese di Hong Kong, comè brutto non sapere le lingue per poter condividere le nostre impressioni. Gli asinelli e i muli che che avevamo lasciato a Lo Matang, stanno tornando con le loro zampe a Jomson, qualche giorno di cammino .