10 maggio
Alle 9 si parte per Tarakot , saliscendi continui per sentieri sterrati prima , un secondo tratto su rocce sporgenti con molta ghiaia , per trovare poi , prima di uscire dalla valle , dei brevi pezzi di un sentiero sabbioso a mezza costa non più largo di 30 cm da attraversare in fretta , guardando prima sopra , a monte , prestando attenzione alla caduta delle pietre che stanno cadendo , ma contemporaneamente il precipizio a valle di una lunga scarpata verso il sottostante fiume . Veramente pericoloso , forsa la prima volta ad aver paura . Passato il pericolo , ci si ferma per pranzo in una locanda di un villaggio , subito tutti i bimbi vengono vicino a noi , li vedi curiosi e attenti non avendo molte occasioni di incontrare stranieri con cui confrontarsi . Si riparte a piccoli gruppi sciolti , quasi ognuno per conto suo , all’arrivo della tappa contestazione finale a Carlo e alle guide da parte di molti di noi , imputando loro la non conoscenza dei luoghi , la cattiva organizzazione e programmazione delle tappe , anche se sapevamo delle difficoltà del trekking , in parte causate dalle cattive condizioni atmosferiche non per colpa loro . Anche se stanchi e nervosi , dopo aver montate le tende al campo base , in 20 minuti saliamo al villaggio , lungo il sentiero alcuni contadini stanno arando questi fazzoletti di terra con un piccolo aratro di legno trainato da due yak , subito dietro alcune donne nei solchi appena tracciati seminano orzo o cereali vari . Dal villaggio si sale poi al monastero in cima al monte , dove le bandiere delle preghiere multicolori issate su pali sventolano mosse dal vento . Al ritorno al campo base proseguono le discussioni con Carlo , quello che penso lo devo dire , per non portare rancori e cercare di proseguire questo cammino nel modo migliore , lo sventolio delle bandiere e il paesaggio dei monti ci aiuta a rilassarci , anche per le buone notizie giunte da Katmandhu sulle condizioni di Jon ci rasserenano .