ciad – ennedi ………..17.11

Dopo la sveglia, alle prime luci dell’alba, diversi di noi salgono, ognuno per conto suo, sui massi e sulle rocce fino alla cima, per vedere sorgere il sole che colora di un rosso scuro questi massi, alcuni piccoli alberi hanno la forza di riprendere la vita nascendo in mezzo a questo pietrame. A colazione Vittorio fa notare di aver notato sul monte escrementi di alcuni sciacalli che hanno passato li la notte, nessun altro animale avvistato.

Mentre viene smontato il campo, un breve cammino per raggiungere un’altra piccola significativa roccia, che si eleva dal sahel, a piedi si procede verso i mezzi già fermi sulla pista, si attraversa l’asciutto stagno delle cicogne, subito alzatesi in volo, fermo in cima ad un albero, è di vedetta un avvoltoio . Oggi sono in macchina con Vittorio, che mi racconta molto delle sue esperienze sahariane, della sua avventurosa vita, descrivendomi il paesaggio che stiamo attraversando osservando bene alcune tende a fagiolo sparse casualmente nel deserto che appartengono ai nomadi di etnia tubu. Racconta che in questa parte del deserto è stato ritrovato parte delle ossa di un ominide vissuto qui oltre 8 milioni di anni fa, chiamato TOUMAJ ,progenitore anche della nonna Lucy vissuta in Etiopia 3 milioni e mezzo di anni fa, questo ritrovamento è ancora in fase di studio per accertamenti e conferme, fra due scienziati che si disputano la scoperta. Si raggiunge Kalait, questo grande villaggio sviluppato in questi ultimi anni, neppure segnato sulla mappa, vero crocevia sahariano per i suoi traffici, ci si ferma al mercato l’acquisto di generi alimentari per il gruppo, ognuno si compera le proprie bottigliette d’acqua o di coca, fredda, ma non vendono birra, nei vari negozietti lungo la strada si vende di tutto. Con le macchine ci si sposta fuori del villaggio per il rifornimento dell’acqua, da diversi pozzi esistenti: attorno ad essi ci sono molti automezzi, sopratutto carretti trainati da muli carichi di bidoni o serbatoi in ferro da riempiere; in questa grande piazza stazionano molte mandrie di dromedari, di vacche e di capre che si abbeverano nelle varie pozzanghere. Si punta ora verso nord in una regione ormai desertica, ai confini meridionali dell’Ennedi,mborroni_ciad-238 abitata dalla popolazione Gaeda, Tama e Zagawa, allevatori seminomadi

. Fa molto caldo, siamo a circa 450 mt. di altitudine, al passaggio dei mezzi una polvere impalpabile, quasi cipria, si solleva intorno a noi, ad un certo punto in un bivio, come un fantasma, appare un bianco cartello direzionale con due frecce con sopra scritti due nomi: una indica la pista per la Libia, l’altro la direzione del oued Archei per entrare nell’Ennedi. mborroni_ciad-244Nonostante i pochi cespugli e i ciuffeti di erba sulla sabbia del deserto, incontriamo diverse mandrie di dromedari, all’orizzonte appaiono le prime formazioni rocciose di arenaria, erose dal vento, dalle forme più disparate, Piero passa alla ricerca del 4′ campo che lo trova a Terkei Kisimi, presso la grotta dei cavalli volanti, prime pitture rupestri che vedremo domani. Cena con petto di tacchino e ratatui,  prima l’aperitivo con martini e vermuth, a finire tisana calda di karkadè, poi alle 8 tutti a nanna.mborroni_ciad-240

 

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