Alle 4 sono già sveglio, tutti al campo riposano ancora, mi siedo fuori dalla tenda su una sedia per vedere l’alba, mentre le ultime stelle stanno tramontando. Mi torna in mente una canzone dei sulutumana ANAM…JI che parla del silenzio scritta in ricordo di TIziano Terzani
…..e il silenzio lassù era voce mutabile, precipitare dell’acqua, della terra le lacrime, il rischiarare del cielo ed era un canto, un volo, era la gola del mondo, il suo respiro più profondo, il suo rimbombo, il suo battito, viene da dove non sai e non sai dove andrai…Anam….scordi i nomi delle stelle e il tuo nome, guarda voli senza ali, guarda sali….non hanno forma o parole, la bellezza e la verità …..chi ha il coraggio di perdersi la via troverà ed il tuo passo leggero apre le porte del mistero tra rivelarsi e nascondersi…
Inizia una nuova giornata che non sappiamo cosa ci riserverà: vediamo una donna con i suoi bimbi e il suo gregge di capre vicino ad un pozzo, i muli carichi di otri d’acqua e tre cavalli con un piccolo puledro, nato da poco, al loro fianco. Entriamo in questo oceano di pietre e di sabbia dove si apre una realtà diversa da tutto quello visto fin’ora, sorprese che ripagano ampiammente le difficoltà e le fatiche per accedervi. Lungo la pista, il paesaggio cambia continuamente, alcune rocce fuoriescono dalla sabbia, si costeggiano magnifiche serie di formazioni tasilliane arenacee che assumono forme stravaganti di castelli e cattedrali lambiti da sinuose lingue di sabbia . Ogni tanto si incontrano piccole case-capanne, a forma di guscio rovesciato, che ai lati della pista spuntano come dal nulla in luoghi inaspettati, sembrano disabitate ma al rumore dei fuoristrada ecco apparire dei bambini con le loro madri alle spalle. La pista di sabbia spesso diventa rocciosa, mai in piano, gli autisti sono davvero bravi nel trovare il punto giusto per riuscire a superare certi tratti difficili, seppur rispettando la propria posizione prevista nella carovana, ognuno si sceglie il tratto di strada che ritiene migliore. Non trovando come superare certe dune, In molti tratti e per molti km si devono costeggiarle ritrovando infine il passaggio per scendere di quota ma grazie a Piero e alla guida, suo autista, con la grande conoscenza del deserto, sempre diverso per lo spostamento delle dune a causa del vento, trovano dove invertire la rotta per scendere e ritrovare la pista sottostante per proseguire. Per la pausa caffè ci si ferma alla base di un massiccio,
dandoci così la possibilità di salire a piedi sulla duna che si insinua fra i due picchi per ammirare l’immenso paesaggio che si apre davanti ai nostri occhi.
Un unico alberello cresce su questo pendio , si tratta di callotropis pocera , dai grossi frutti verdi , non commestibili, neanche gli animali li mangiano, quando maturano e si aprono moltissimi semi lanosi trasportati dal vento voleranno sulle sabbie del deserto per nuove piante se troveranno l’acqua . lasciata la duna, poco lontano troviamo delle grotte con il primo sito di incisioni rupestri, ci si inoltra dentro scoprendo sulle pareti o sui soffiti opere di milioni di anni fa, abbondano figure umane isolate o a gruppi, raffigurazioni di animali, cavalli e dromedari, alcuni disegni ben conservati.
Pausa pranzo all’ombra di una grande roccia con insalata di riso, prima di andare a vedere diverse tombe preislamiche costituite ,da grossi mucchi di pietre nere di epoca incerta e di origine vulcanica, probabilmente neolitiche, molto povere, con una o due sepolture e quasi sempre senza suppellettili di valore, in quelle poche che sono state aperte. Sopra una di esse sono riuscito a cadere rimediando contusioni e dolori per la botta all’osso sacro, con l’aiuto degli amici, con crema antidolorifica steso sui materassini usati per la pausa pranzo ho rimediato al forte dolore in modo da proseguire. Nei secoli l’erosione del vento ha creato un paesaggio davvero unico aprendo nelle rocce archi naturali di rara bellezza ed aperture nelle pareti indescrivibili
. Proseguendo, si raggiunge un piccolo villaggio, conosciuto da Piero, per concordare la visita di domani alla guelta di Archei, pagando il relativo contributo al capo villaggio anche per avere la guida che domani ci accompagnerà su per il sentiero del monte prima di scendere al lago. All’esterno del recinto delle capanne, diverse donne fanno un piccolo mercato esponendo la loro merce
costituita collane, conchiglie o pietre recuperate nel deserto, si riprende per arrivare al nuovo campo li vicino, nell’Uadi Archei, per cena dopo un nuovo aperitivo, spaghetti al pesto, zucchine fritte, prosciutto crudo, melone di frutta e tisana calda a finire . Bella la volta celeste da osservare, le galassie, le pleiadi e varie costellazioni, sempre con la testa all’insù.