Nella parte meridionale del massiccio, esiste un luogo, chiamato Archei, dove tra pareti alte fino a 200 metri si insinua una gola stretta e sinuosa con al suo interno una profonda e lunga guelta dove vivono gli ultimi coccodrilli del Sahara. Dal campo, dopo colazione, si risale un ripido e difficile sentiero, in mezzo alle rocce, che con la luce del sole assumono colori straordinari. Fa molto caldo e il sole picchia, ma arrivati in cima dall’alto, lo spettacolo è degno del miglior documentario naturalistico: dal lato aperto del canyon, decine e decine di cammelli bramiscono, sono all’abbeverata, coordinati dai nomadi per evitare pericolose ammucchiate; l’acqua è scura e limacciosa. In un angolo della guelta dovrebbero vivere i coccodrilli, testimonianza di epoche remote, che però noi non vediamo. Anche la discesa al balconcino naturale dove osserviamo meglio i dromedari, abbastanza facile da fare, ma il vuoto si apre davanti a noi, alcuni dromedari in acqua, altri sulla spiaggietta a brucare le foglie delle poche acacie.
Per evitare il ritorno per lo stesso sentiero, per 5000 cfa cadauno, attraversiamo a dorso di dromedario le acque della guelta aiutati da un ragazzo nomade, immerso fino al busto in queste acque putride per l’urina degli animali, con una corda guida l’animale sull’altra sponda. Attraversata la gola, troviamo altre mandrie di dromedari in questo grande area paludosa con la poca acqua che arriva dalla guelta, una grande grotta si apre sulla parete del monte usata, a suo tempo, per ricoverare gli schiavi prima di trasferirli ai mercati. A piedi breve camminata attraversando la rigogliosa vegetazione del wadi, per arrivare ad una grande acacia, dove è stato preparato il pranzo e per un breve riposo. Nell’intera regione di Archei, immerse in un paesaggio di indimenticabile bellezza, si trovano, sparse qua e là in ripari naturali, considerevoli stazioni di pitture rupestri, eseguite in epoche sconosciute che sono arrivate fino a noi lasciandoci un divertente compito dell’interpretazione. Un’altra grande grotta si apre sopra di noi, facile da raggiungere, per vedere la ricchezza delle pitture e delle incisioni che rivestono le sue pareti.
Ci si trasferisce per il nuovo campo nella valle delle fanciulle, raggiungibile attraverso un difficile accesso pietroso e piste sabbiose, un incantevole labirinto di piccole torri e sculture di arenaria che poggiano su un morbido tappeto sabbioso. lasciate le macchine, subito in giro per queste affascinanti formazioni rocciose con attorno una distesa sabbiosa color arancione, uno dei luoghi più belli di tutto il Sahara. Curiose formazioni di arenaria a fungo o a ombrello, la fantasia del tempo ha prodotte alte ed affilate guglie, regalando un terreno fantastico e verticale. Il sole sta tramontando in mezzo a queste sculture, si torna al campo per montare le tende, in attesa della cena, stasera brodo caldo e un piatto di carne di montone, acquistato in mattinata dai nomadi. Dopo cena, abbiamo sopra di noi la volta celeste, e numerose stelle cadenti che fanno sognare.