L’EBBREZZA DEL CAMMINARE
Se c’è una regione al mondo in cui si ha l’impressione di dominare il paesaggio, è certo la penisola della Kamčhatka, nell’estremo oriente della Russia. Lunga 1400 chilometri e larga al massimo 450, si innalza e si gonfia con circa 300 vulcani, di cui una trentina sono attivi. Da nord a sud, il viaggiatore vi assapora la gioia di saltare da un cratere all’altro dalle consonanze esotiche, le una più delle altre. Pendii pieni di detriti dell’Inskij, laghi incastonati del Ksudac, silhuette sventrata del Chodutka, cittadella del Mutnovsky, protuberanza del Semiacik, aspetto cubico del Krasheninnikov, piramide perfetta del Kronotskij, ghiacciai sospesi del Tolbaqcick, candore altezzoso della Kliucevskoja Sopka, il più alto vulcano attivo dell’Eurasia. Giorno dopo giorno il camminatore fa progressi in uno scenario pieno di sentinelle che, lungi dal sembrare minacciose, formano altrettanti punti di riferimento che materializzano, mano a mano che il cielo schiarisce, e Dio solo lo sa se la nebbia non è frequente su questa lingua di terra stretta tra i mari d’Okhotsk e di Bering, il procedere sul dorso di una regione dove il terreno, in assenza di piste se non quelle degli orsi, è rugoso come all’alba del mondo. I vulcani, dei quali almeno uno, una alla volta all’anno si risveglia con eruzioni pericolose, sono anche dei formidabili alleati del viaggiatore che, sui fianchi devastati dalle esplosioni recenti, è liberato dallo stlanik, questa macchina impenetrabile dei fondovalle, dalle zanzare che pullulano nelle basse terre e da tutti i pericolosi corsi d’acqua da attraversare. Quando l’elemento geologico più temuto diventa un aiuto, l’uomo che cammina è portato a credersi una creatura favorita dagli dei, in complicità con i segreti più misteriosi della creazione, in osmosi con gli umori di Gaia.
IL VIAGGIO
Preferisco ora viaggiare all’estero perchè quando sei lontano dalla tua casa, dalle tue abitudini quotidiane, in un modo o nell’altro ti ritrovi costretto ad assimilare la vita che conduce la gente del luogo in cui ti porta il viaggio, perdi per strada le mille piccole traversie di ogni giorno, la telefonata al commercialista o all’amministratore, l’appuntamento col dentista, la rogna da risolvere all’ultimo momento. Tutto si allontana, e non solo nello spazio, ma quasi nel tempo, in un’altra dimensione. E dimenticando il resto, finisci con l’aprirti, con lo scoprire che il tuo modo di vivere, considerato irrinunciabile fino a poco prima, può risultare a tratti inutile, affannoso, sprecato . Un mese vissuto in viaggio, a me da molto di piu’ di un anno speso a casa. Sognavo un viaggio nella penisola russa della Kamchatka da diversi anni, soprattutto per il mio interesse verso i paesaggi estremi ed insoliti e questo ne include diversi, dai vulcani attivi o spenti, agli orsi, dalla taiga all’Oceano Pacifico. Così alla BIT di Milano, a febbraio del 2012, ho l’occasione di incontrare e conoscere Patricia dell’agenzia di Terre Polari di Thiene, con la quale organizzo nei mesi successivi questo trekking, scambio di mail con vari programmi e preparazione di tutti i documenti necessari per l’ingresso in Russia. Patricia e Maya, due ragazze spagnole dell’agenzia, in collegamento con TERRES POLARES, loro consociata agenzia di Madrid, formano il gruppo con turisti spagnoli. Vigilia della partenza il 2 agosto, ultimo controllo bagagli per eliminare il superfluo con rilettura del programma, rimane sempre il pensiero per le persone care che restano a casa, in particolare ai miei due nipotini LILIANA e NICOLO’ .