Come nasce questa idea di partecipare ad un cammino ideato dalla Repubblica Nomade , associazione a cui sono iscritto, che ha come finalità un mondo di pace senza confini, che lavora per un’Europa unita . Oltre due anni fa, in occasione di Immagimondo, la manifestazione annuale che si tiene a Lecco, dove ho conosciuto una persona straordinaria che gestiva lo stand della sua associazione coinvolgendomi e presentandomi le iniziative da loro fatte negli ultimi anni che ha dato vita a sei lunghi cammini, quattro in Italia e due con partenza dall’Italia e arrivo in importanti e significative città europee : Strasburgo e Serajevo . Approfondimenti a casa sul loro sito, letti tutti i loro libri, mi hanno convinto a partecipare a questo cammino, concretizzatosi in questi ultimi mesi . Antonio Moresco per conto della repubblica nomade ha scritto questo articolo che riporto :
Quest’anno dal 20 maggio al l’8 luglio cammineremo da Parigi a Berlino e sarà il nostro primo cammino del tutto fuori dei nostri confini nazionali e interamente europeo. L’Europa di questi anni è gravida di pericoli. Fantasmi e demoni stanno di nuovo bollendo nelle sue viscere. Crisi economica, disoccupazione e precariato giovanile dilaganti, crescenti disuguaglianze sociali, terrorismo indiscriminato e dalle forme particolarmente intollerabili e odiose, flussi migratori che generano insicurezza, risentimenti e paure su cui speculano politici senza scrupolo e apprendisti stregoni che stanno scherzando con il fuoco, mancanza di una visione comune e alta ma appiattimento sulla sola dimensione economica divenuta una nuova tirannide; logoramento della democrazia, perdita di memoria su quanto è successo nel nostro recente e tremendo passato; introduzione nel tessuto sociale di sempre nuova demagogia e ferocia; razzismo, xenofobia, mancanza di un orizzonte condiviso fondato su quello che un tempo veniva chiamato “bene comune” ; cecità e istinti autodistruttivi; nostalgie neofeudali di piccole patrie autoctone, incontaminate e felici…….Come se fosse possibile questo percorso all’incontrario nel mondo sovrappopolato e superconnesso di oggi, in cui grande potenze consolidate o in ascesa si stanno contendendo il nostro pianeta sempre più inabitabile dalla nostra specie rapace e suicida. Come se la divisione e la parcellizzazione del territorio fosserola soluzione, come se non portassero invece un pericoloso indebolimento dei singoli stati o staterelli che si verrebbero a formare (che noi italiani abbiamo conosciuto nel corso dei secoli), come se non riproducessero invece, in modo rimpicciolito, le stesse oppressioni e gli stessi conflitti. Per tutte queste ragioni la bussola del nostro cammino di quest’anno sarà il Manifesto di Ventotene, scritto da Alberto Spinelli ed Ernesto Rossi e uscito clandestinamente da questo carcere nel 1941, in cui si fa un lucido bilancio del nostro continente messo in ginocchio da due devastanti guerre mondiali e si addita un traguardo ambizioso di una federazione europea, degli Stati Uniti d’Europa. Questa riflessione è stata uno dei più decisivi contributi alle prime forme di aggregazione europea, rese possibili dalla lungimiranza di politici italiani, francesi e tedeschi. E’ ancora più valida e urgente oggi, in questo passaggio difficile e pieno di rischi, unico antidoto a un destino di implosione, di smembramento e di irrelevanza del nostro continente nel quadro geopolitico planetario di questa epoca. In questi anni la lotta politica nel nostro Paese e in Europa sta assumendo aspetti di ferocia suicida che ricorda quella di un branco di cani rabbiosi che si azzannano a sangue sull’orlo di un precipizio. In una situazione simile ci sembra urgente, ci sembra questione di vita o di morte riportare al centro dell’attenzione il tessuto vivo di questo Manifesto, e farlo non con le sole parole e le esortazioni ma con un lungo cammino e un grande spostamento di corpi e di vite, di passioni, di disperazioni, di desideri e di sogni. Abbiamo scelto le due capitali d’Europa continentali la cui tenuta è di vitale importanza perchè il nostro continente non diventi un vaso d’argilla tra due vasi di ferro. Abbiamo scelto Parigi e Berlino come punto di partenza e di arrivo per la loro importanza in questo progetto mai come adesso controcorrente di unità federale tra stati che si sono duramente combattuti nel corso del tempo e che stanno provando a mettere al mondo qualcosa di inedito e di esemplare. Ma anche per esprimere solidarietà e affetto a queste due città e Paesi così duramente colpiti e ferite dalle recenti stragi terroristiche e accomunati dallo stesso dolore. Questo cammino non sarà solo lineare e orizzontale ma anche verticale nello spazio e nel tempo, e avrà uno dei suoi vertici ideali nella piccola isola di Ventotene, dove è nato questo grande sogno da riconquistare. Vorremmo, con questo lunghissimo spostamento collettivo e su base radicalmente volontaria, comunicare che anche quando tutto sembra bloccato si può riprendere il movimento, che le singole persone come anche i popoli possono rompere le strette pareti dove li si vorrebbe imprigionare. L’esperimento che, tra mille difficoltà, si sta tentando in Europa potrebbe prefigurare una diversa possibilità per l’intero pianeta sull’orlo di sempre nuove e più devastanti guerre per l’egemonia e il possesso delle sue ultime risorse. Se questo esperimento fallirà, se cecità, egoismi nazionali, tirannide economiche e ingerenze di altri stati lo renderanno imnpossibile, ci si avvierà sempre più verso il piano inclinato dell’instabilità, si apriranno dei vuoti che verranno fatralmente riempiti e che genereranno contese prima politiche, poi militari. Ma questo non vuol dire che ci accontentiamo dimun’Europa così com’è, ripiegata sulle sole logiche economiche e sulla sopraffazione, perchè sono proprio questi aspetti a rendere impossibile una vera federazione europea e ad avvicinare il rischio di contese e di guerre anche nel nostro continente. C’è urgente bisogno di un’Europa unita, libera, forte ma anche giusta, come quella immaginata dai suoi lungimiranti fondatori, che crei le condizioni per gli Stati Uniti d’Europa, ma di un’altra Europa.
a firma di Antonio Moresco, condiviso da noi tutti.