capo verde

CAPO VERDE

scheda paese

E’ stata una delle colonie portoghesi africane, insieme ad Angola, Mozambico, Sao Tomè ; è costituita da un arcipelago di dieci isole di origini vulcanica, situato a 500 km dalle coste senegalesi nell’oceano Atlantico settentrionale, al largo dell’Africa Occidentale. Capo Verde prende il nome da Cap-Vert, nell’odierno Senegal, il punto più occidentale dell’Africa continentale. L’arcipelago è diviso in due raggruppamenti principali : a nord (Barlavento) costituito dalle isole di Santo Antao, Sao Vincente, Santa Luzia, Sao Nicolau, Ihla do Sal, Boa Vista ; a sud (Sotavento) include le isole di Maio, Santiago, Fogo, Brava. Capo Verde è uno dei cinque arcipelaghi atlantici della cosidetta Macronesi che comprende anche lre Azzorre, Madera, le Canarie.

Morabeza

La parola, intraducibile nel suo pieno significato, esprime compiutamente quella che è l’intima anima del capoverdiano, che è l’attaccamento alla propria terra e, più precisamente, alla propria isola di nascita. Morabeza non è solo la nostalgia (saudade in portoghese, o sodade in creolo) legata alla famiglia, agli amici, al paese natio, ma è qualcosa di più è il sentimento che la persona prova al ricordo del proprio mondo, al ricordo delle proprie radici. Questo  sentimento permea la vita di coloro che sono emigrati e che sognano di ritornare nonostante la loro terra lim abbia allontanati perchè povera di risorse. Eppure ogni capoverdiano emigrato appena può permetterselo, ritorna e il sentimento che lo lega a quanti sono rimasti in patria, alla terra, è sempre vivo e immutato-

viaggio e trekking

organizzato da Walden  , viaggio a piedi, con le seguenti  caratteristiche :

avventuroso, esplorativo, itinerante forte contatto con le popolazioni locali, storico culturale, sui sentieri lastricati di Santo Antao, le valli remote, le notti nei villaggi, il vino di Cha de cCaldeiras nel vulcano di Fogo, l’ospitalità gentile dei capoverdiani, la Morna musica tra caraibi e fado. (Cesaria Evoria, la cantante di Morna più conosciuta al mondo)

Il miei voli

5 febbraio 2017 da Milano Malpensa per Lisbona delle 21.00

6 febbraio da Lisbona per Mindelo (S.Vincente) delle 9.25

14 febbraio da Mindelo a Praia (Santiago) delle 7.05

17 febbraio da Sao Filipe (Fogo) a Praia delle 9.2

19 febbraio da Praia a Lisbona delle 1.30

19 febbraio da Lisbona a Milano Malpensa delle 14.40

capo verde

camminare nella morabeza

A Capo Verde scoprirete la morabeza, una parola quasi intraducibile chre significa un indefinito, struggente, passionale, indelebile senso di nostaslgia appartenenza alle proprie radici. Al largo delle coste del Senegal, è un arcipelago che è Africa,Europa, e Caraibi al tempo stesso, è passione e voglia di vivere, nostalgia e felicità. Il viaggio inizia a Santo Antao, l’isola più verde per un trekking di 7 giorni con le guide locali alla scoperta dei vulcani e villaggi remoti del nortd dell’isola. La sera saremo ospiti nei villaggi delle famiglie del luogo dormendo sotto le terrazze e guardando la notte dei tropici. Gli ultimi giorni, con un violo aereo interno, andremo in esplorazione a Fogo, l’isola del gande vulcano di 2829 m. un possente gigante che emerge dai flutti e s’innalza a lacerare, impietoso, le nubi di bianca bamnbagia che corrono sopra l’Atlantico e s’accorgono appena di quella manciata di isole gettate come coriandoli in pasto alla corrente. Capo Verde ascolteremo la “morna” il fado capoverdiano reso famoso da Cesaria Evoria. Viaggio avventura, una “prima” per Walden, con guide locali e trasporto bagagli nella prima parte, esplorativo nella seconda, non ha difficoltà particolari per un buon camminatore allenato, visto che le escursioni saranno effettuate can zaino leggero a causa della tipologia del territorio e dell’itinerario scelto, ma richiede un ottimo spirito di adattamento. Il viaggio inizia e si conclude a Lisbona, non a caso la capitale delle ex colonie portoghesi, con una passeggiata nel quartiere multiculturale di Mouraria.

Programma

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1 giorno …..Partenza dall’Italia e ritrovo a Lisbona.

2 giorno…..Volo aereo per Sao Vincente, arrivo a Mindelo nel pomeriggio e sistemazione in hotel, visita della città.

3 giorno……Trasaferimento in battello a Porto Novo e inizio del trekking. Si cammina tra le terrazze coltivate, i campi, nelle gole per raggiungere il villaggio prima notte nelle valle remnote. Si dorme sotto le terrazze con il sacco a pelo. Col de Forquinha e villaggio de Dominguinhas. Dislivello in salita +400 , in discesa -800

4 giorno…..Le valli remote del nord-ovest- I cottage, le terrazze di banane e canna da zucchero, la discesa delle gole fino al mare. Si dorme sotto le terrazze, con il sacco a pelo, sui materassi messi a disposaizione dalle famiglie. La mulattiera Meio d’Espanha. Dislivello in salita +800 , in discesa -750

5 giorno……Un cammino pavimentato tra il mare e la montagna ci conduce nella valle di Ribeira Alta dopo una lunga salita si ridiscende nal mare, nel villaggio di Cha de Ingreia con la sua conviviale piazzetta. Si dorme sotto le terrazze, con il sacco a pelo, sui materassi messi a dispoosizione delle famiglie. Riberira Alta e Cha d’Ingreia. Dislivello in salita + 900 , in discesa -1170

6 giorno………Impressionanti sentieri lastricati a picco sul mare, il villaggio di Fontainhas, con le sue case colorate. Arrivo a Pondra do Sol, un luogo d’oltre mare. Sentiero costiero. Notte in pensione .Dislivello in salita +650 , in discesa – 650

7 giorno……..Tra i villaggi dell’interno, come Corda, per sentieri storici, si raggiunge un remoto e isolato villaggio scendendo per uno spettacolare sentiero a fianco di un  torrionbe di basalto. Si dorme sotto le terrazze, con il sacco a pelo, sui materassi messi a disposizione dalle famiglie. De Ribeira grande da Torre. Dislivello in salita + 1050 , in discesa 700

8 giorno……..Si risale verso le remote creste  boscose dell’isola, tra i boschi di Pini Canari, fino al cratere vulcanico di Cova. Sulla pista che costeggia il cratere tra mimose fiorite, si raggiunge il villaggio di Pico da Cruz. Si dorme sotto le terrazze, con il sacco a pelo, sui materassi messi a disposaizione dalle famiglie. Cratere e Pico da Cruz. Dislivello in salita +1150 , in discesa 150

9 giorno……..La vallata di Paul, le coltivazioni di canna da zucchero, la guayaba, le banane, la manioca e i frutti e legumi tropicali. Nel pomeriggio si raggiunge Lombo Comprido. Si dorme sotto le terrazze, con il sacco a pelo, sui materassi messi a disposizione dalle famiglie. Paul Lombo Comprido. Dislivello in salita +  150 , in discesa – 1300

10 giorno….Trasferimento a Porto Novo e nel pomeriggio imbarco per Mindelo. Notte a Mindelo in albergo .Valle di Paul- Porto Novo

11 giorno………Volo per Praia la mattina e traghetto per Fogo nel pomeriggio. Trasferimento a Fogo. Notte a San Filipe in albergo

12 giorno……..Portela – Pico – Portela . Una dura salita e una fantastica discesa sulla sabbia vulcanica. Il Vulcano di Fogo . Notte in B&B Dislivello in salita +1200 ,in discesa -1200

13 giorno…..Un percorso per scoprire l’agricoltura “vulcanica” . I vigneti e l’agricoltura di Fogo . Notte in B&B .Dislivello in salita +500 , in discesa -500

14 giorno …..da definire le escursioni. Notte in pensione.

15 giorno….Traghetto per Praia, giornata dedicata alla visita della città . notte in albergo. Notte in albergo. Volo per Lisbona e rientro in Italia

egitto – deserto bianco…t.i.

da terre incognite

EGITTO

L’armata perduta di Cambise e il

    deserto occidentale

La stragrande maggioranza di quanti visitano l’Egitto limitano il proprio itinerario alla capitale e alla valle del Nilo, dove per altro si concentrano i maggiori tesori della civiltà egizia.    Ma in Egitto, grande tre volte l’Italia, il 90 % del territorioinizia invece proprio oltre le sponde coltivate del grande fiume; peccato si tratti di un terreno acido e inospitale, estremo lembo orientale del deserto del Sahara, ripartito nel montuoso deserto orientale ad est, fino alle sponde del Mar Rosso, e in un’enorme distesa di dune ad occidente fino ai confini con la Libia e oltre, punteggiate in qualche isolata oasi, non a caso chiamata il Grande Mare di Sabbia.    Quest’ultimo costituisce uno dei deserti più estesi e meno frequentatti di tutto il Sahara, battuto dal violento vento Khamsin e dalle sue micidiali tempeste di sabbia, evitato anche dalle carovane per la cronica penuria d’acqua.     Fino al 1920-30, all’avvento dei mezzi meccanici, diversi tratti risultavano ancora inesplorati e ancora oggi sono ben pochi ad avventurarsi in questo mondo minerale: solo durante l’ultima guerra mondiale italiani e tedeschi da una parte, inglesi ed egiziani dall’altra, lo attraversarono più volte per infiltrarsi dietro le linee nemiche, come descritto nel romanzo e nel film “Il paziente inglese”.    Soltanto di recente il turismo ha scoperto il fascino e le attrattive di questa regione, lunga 600 chilometri e larga poco meno: enormi distese di dune policrome alte fino a 150 metri, non solcate da alcuna strada o pista, una fitta rete di corridoi interdunali, vaste depressioni che scendono sotto il livello del mare, strumenti litici, incisioni e pitture preistoriche risalenti all’epoca in cui il Sahara era verde e popolato da uomini e animnali, templi, fortezze e tombe dipinte di epoca egizia, tolemaica, romana e copta, resti fossili, enormi laghi salati, le incredibili formazioni calcaree di un bianco accecante curiosamente erose nel Deserto Bianco, il Sahara al-Beida, e popi l’inimmaginabile prosperità di una serie di oasi con esuberanti palmeti, case di fango, innumerevoli sorgenti minerali calde e fredde e consistenti laghi.   Il Deserto Occidentale, o Gran Mare di Sabbia, che da solo occupa i due terzi del territorio egiziano si estende dallìoasi di Siwa a nord fino ai massicci del Gilf el Kebir e del Jebel el Uweinar a sud, ai confini del Sudan e Libia, mentre ad ovest prosegue con continuità nel deserto libico fino all’oasi di Cufra.   Si tratta di una delle aree più grandi del pianeta.   Infatti se il Sahara in generale riceve in media 100 millimetri di pioggia all’anno, qui la media raggiunge appena i 5 millimetri, giustificando pienamente l’assenza di insediamenti umani anche nomadi e temporanei, nonchè di piste di attraversamento per l’assenza di punti di rifiornimento idrico.     Unici punti di vita sono le grandi oasi, situate sui margini orientali di Siwa, Bahariya, Farafra, Dalkla e Kharga, già abitate fin dagli albori della storia dell’uomo a partire da diecimila anni fa; oasi fondamentali per commerciare ancora oggi la presenza umana in questo tratto marginale di deserto.    Già lo storico e geografo greco Erodoto le defin’ “isole benedette” per la loro importante funzione di punti nevralgici lungo le rotte commerciali tra l’Africa interna e il Mediterraneo.   Come tutti i luoghi poco noti e frequentati, anche il Deserto Occidentale pullula di leggenda e di storie misteriose a cominciare dalla miticaoasi di Zerzura, citata da cronache anche medievali e cercata inutilmente da generazioni di esploratori (a Londra, nel secolo scorso, esisteva anche un apposito club); passando alla silica glass, ciottoli di vetro verdastro composti da silice purissima rinvenibili in una limitata area del Gran Mare di Sabbia, che si sarebbero formati per fusione della sabbia dovuta all’elevato calore prodotto dall’impatto di un meteorite avvenuto 26 milioni di anni fa; per finire con l’armata scomparsa di Cambise.   Ma in ques’ultimo caso non si tratta affato di leggenda, vecchia di oltre 2500 anni, tramandataci dal maggiore storico dell’antichità, il greco Erodoto.    Nel 525 l’esercito persiano guidato da Cambise II, figlio di Ciro il Grande fondatore della dinastia degli Achemenidi, muove da Susa alla conquista dell’Egitto, potenza decadente travagliata da una serie di guerre esterne e di lotte intestine, a cominciare dal dominio esercitato per un secolo da parte dei confinanti meridionali della Nubia, la XXV dinastia dei cosidetti faraoni neri.    Dopo la vittoriosa battaglia di Pelusio sul delta, dove l’esercito egiziano viene letteralmente disintegrato (ben 50mila tra morti, feriti e prigionieri sui 65mila effettivi; gli invasori solo 7mila perdite su 80mila militari) i persiani conquistarono Menfi, dove fecero prigionieri il giovanissimo faraone Psammarico III  (ultimo esponente della XXVI dinastia), e il matematico Pitagora, quindi dilagarono senza incontrare alcun ostacolo lungo la valle del Nilo fino alla capitale Tebe.  …………….. Unico baluardo egiziano rimaneva una guarnigione asseragliata nell’oasi di Siwa, sede dell’importante tempio del dio Ammone e dell’oracolo famoso in tutto il Mediterraneo, nell’estremo nord-ovest in mezzo al deserto, inoffensiva ma che al tempo stesso, per la ricchezza di acqua e agricoltura, avrebbe potuto resistere a lunghi assedi.     Una volta giunto a Tebe e dopo essersi proclamato novello faraone Cambise, che si riteneva invincibile, nutriva ulteriori ambizioni di conquista che lo prtarono a commettere diversi fatali errori politici, diplomatici e militari, conclusi tutti con altrettanti fallimenti.     Per prima cosa chiese agli alleati Fenici di allestire una flotta per andare alla conquista di Cartagine, allora potenza emergente nel Mediterraneo occidentale, senza considerare che Cartagine era una colonia fenicia e nel sangue dei suoi abitanti scorreva sangue fenicio……………….    Cambise poteva avere tante buone ragioni per conquistare Siwa: era molto ricca perchè caposaldo del traffico commerciale carovaniero tra l’Africa nera e il Mediterraneo, nonchè di quello costiero est-ovest; la presenza di una invitta guarnigione faranoica inficiava in parte la sua conquista dell’Egitto; il clero del tempio di Ammone era depositario di un potere teocratico che infastidiva il novello conquistatore, così come aveva creato non pochi problemi ai suoi predecessori.   E infine l’oracolo aveva predetto per lui una morte imminente.   Come ci testimonia Erodoto, poi confermato anche dallo storico Plutarco, Cambise destinò il resto del suo esercito -un’armata di 50 mila soldati-alla conquista di Siwa. ………….. Logica e geografia vorrebbero che un attacco a Siwa dovesse partire dal punto più vicino possibile, vale a dire da Menfi sul Nilo veso Ovest, oppure sulla costa da Marsa Matruh verso sud.   Ma l’esercito era concentrato a Tebe e per fare in fretta, Cambise decide di farlo partire da qui, pensando di cogliere di sorpresa la guarnigione egiziana che certo non si sarebbe aspettato un attacco da sud.   Ulteriore errore fatale, perhè Tebe e Siwa distano 880 chilometri in linea d’aria, quasi il doppio a terra su un serpente di pietre, rocce e dune da scavalcare in continuazione, impresa impossibile per qualsiasi esercito.   Come ci racconta Erodoto, che visitò i luoghi circa 80 anni dopo, la colonna persiana (in realtà una babele di popoli tra persiani, alleati e mercenari di varia proveneienza) partì da Tebe verso la fine dell’inverno del 525 a.C. (altro errore climatico, per via del Kamin che spira in primavera per 50 giorni con terribili tempeste di sabbia capaci di modificare completamente la geografia dei luoghi) e dopo 8 giorni di cammino e 180 km di percorso raggiunse l’osa di Kharga,……….. dove sostare per ritemprarsi e fare rifornimenti di acqua, viveri e legname.   Invece i comandanti……………..si spinsero ad ovest verso le ultimi propaggini rocciose dell’altopiano del Gilf Kebir e dell’oceano di dune del Gran Mare di Sabbia, nel pieno del più inospitali dei deserti, commettendo l’ultimo tragico errore.   A Kharga cessano le informazioni certe …………  Mentre stavano discutendo fu il fato a decidere per loro, sottoforma di una terribile tempesta di sabbia  che spense il sole per diversi giorni, facendo precipitare tutto nella più oscura delle tenebre. …………..Quando il khamin cessò, una spessa coltre di sabbia ricopriva il teatro della tragedia, nascondendone ogni pur minima traccia……..   Da allora e per XXV secoli, una fitta schiera di cercatori di tesori, curiosi e avventurieri di ogni risma e poi esploratori e archeologi hanno cercato inutilmente nel Deserto Occidentale ………….le tracce dell’armata scomparsa, ma senza esito reale…………    Tutti sappiamo che basta il movimento di una delle tante dune mobili del Gran Mare di Sabbia per far affiorare un reperto, e individuare di conseguenza in un relativo breve raggio l’intero esercito.   Ma questo non è finora accaduto …………….Cambise, poco amto dagli egiziani per la sua empietà e ormai privo di soldati dell’esercito originario, nel 525 a.C. decise di far  ritorno in patria.   Arrivato in Siria, si avverò la profezia dell’oracolo di Ammone: morì imporovvisamente per cause sconosciute.   Siwa si era preso gioco di lui per ben due volte.

 

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ARMENIA

Chiese e monasteri nel Caucaso.

L’Armenia è una piccola repubblica (grande come Piemonte e Valle d’Aosta) eurasiatica situata tra Mar Nero e Mar Caspio nel settore meridionale della regione Transcaucasica, circondata da Georgia, Azerbaijan, Iran e Turchia e senza sbocchi al mare.    Si tratta di un altopiano disteso ad un’altezza di 1500-200’m di altitudine, contornato da una serie di vulcani spenti che arrivano a superare i 4000; roccioso e sterileper un terzo, per il resto è adatto a pascoli e l’agricoltura risulta possibile  soltanto nelle piane vallive grazie ad unantica rete di canali artificiali.     Il clima continentale offre inverni rigidi ed estati con scarse precipitazioni.   Unica grande risorsa idrica il lago Sevan, grande quattro volte il Garda, a quasi 2000 m di quota. Nonostante queste non allettanti condizioni, il territorio armeno è sempre stato oggetto di interessi per la sua posizione mediana di transito tra l’Est asiatico e l’Ovest mediterraneo, finendo per diventare uno stato cuscinetto tra le potenze regionali.   La prima civiltà ad affacciarsi alla storia è stata, nel IX sec. a.C, il regno di Urartu, seguita nel tempo da Persiani e Greci, finchè il regno armeno esteso fino al Mediterraneo venne conquistato dai Romani.    La vera svolta si registrò nel 301 d.C., segnandone profondamente la cultura e il carattere, con l’introduzione del cristianesimo, che ne fece il primop stato ad  adottare la nuova religione e un’isola di cristianità in un mondo prima pagano poi islamico, un Medio Oriente con chiese e campanili circondato da moschee e minareti.    E una fede radicata ha prodotto anche un forte spirito nazionale tuttora perdurante.    Poi fu la volta di Arabi, Bizantini, Selgiuchidi, Mongoli e Tartari, quindi l’annessione da parte dei vicini più forti, Persiani e Turchi.  Il rapporto durato 400 anni con questi ultimi, grazieb anche alla differeenza etnica e reliogiosa, fu devastante, culminato nel 1915 con un vero genocidio costato un milione e mezzo di vittime e da quattro a sei milioni di sfollati da quella che viene definita la diaspora armena, il doppio degli abitanti attuali.     Nel 1922 divenne la piùpiccola delle repubbliche dell’Urss, per ottenere infine l’indipendenza nel 1991.   Ma tensioni e conflitti con i vicini azeri permangono tuttora.      Una delle caratteristiche del paesaggio armeno, costituito da spoglie monbtagne laviche fdisseminate di pascoli montani, dove ancora vivono capre selvatiche, mufloni e camosci, è data dalla costante presenza di chiese e monasteri medievali fortificati, fortezze, caravanserragli lungo la Via della Seta e croci di pietra khatchkar (l’espressione più diffusa della religione armena), eretti nei punti più impensati con la scura roccia di tufo vulcanico, spesso dominati dall’imponente cono del monte Ararat (5165 m), la motagna dell’arca du Noè.     La semplice e peculiare architettura religiosa armena ha finito per influenzare non poco anche l’arte religiosa in Occidente.    Altra peculiarità locale il cognac, apprezzato in tutto il mondo.

L’itinerario

Un viaggio in Armenia non può ovviamente a prescindere dagli edifici religiosi, i quali tracciano anche la storia di questo popolo.   Nella capitale Yerevan, fondata nel 782 a.C. (quindi 29 anni prima di Roma) e capitale di svariati kanati musulmani e di governatorati persiani, dove lo stile sovietico si fonde con l’architettura armena, da non perdere il monumento al genocidio armeno, il museo di storia nazionale e ilmuseo Matenadaran con i suoi preziosi codici miniati.      Nei pressi si trova Erchmiaddzin, sito Unesco, capitale religiosa e spirituale dove risiede il Catholicos, il papa armeno, disseminata di edifici di varie epoche da non perdere la chiesa di Santa Hripsimè, eretta nel 618, e con i resti seicenteschi della cattedrale di Zvartnots, patrimonio Unesco, consuiderata una delle più belle chiese al mondo.    Verso sud si visita il monastero fortificato di Khor Virap, dominato dal profilo innevato dell’Ararat, la regione vinicola di Vayorts Zot, il monastero trecentesco di Noravank, riccamente affrescato, e quello di Tatev, capolavoro dell’arte armena.    Le abitazioni trogloditiche di Goris, risalenti al V sec., precedonpo la visita al caravanserraglio di Selim, delle croci di pietra di Noraduz risalenti al IX-XVIII sec. edue chiese erette nbell’874 in posizione panoramica sullo smeraldino lago Sevan.    Verso nord invece si visitano due complessi monastici di rara bellezza, Sanahin e  Haghpat, entrambi del X-XIII sec. e siti Unesco, quindi il monastero trecentesco di Saghmosavank, uno dei più belli del paese, l’imprendibile fortezza di Amberd dell’XI sec. con vista sull’Ararat, la montagna sacra degli armeni, e infine il tempio ellenistico di Garni dedicato al dio Sole (I sec. d.C.) e il monastero rupestre di Ghegard, sito Unesco, apice dell’architettura medievale armena.

 

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LIBANO

Terra dei cedri e dei Fenici.

C’è da augurarsi stampa e televisione si occupino ilmeno possibile del Libano, perchè quando succede è quasi sempre per riportare notizie negative di instabilità politiche, attentati o scontri.   Nazione davvero strana il Libano, e unica nel Medio Oriente: una striscia di terra lunga 240 km e larga da 25 a 60, grande quanto l’Abruzzo e affacciata sul Mediterraneo orientale, con due catene parallele di montagne capaci di superare i 3000 m, ricca di acque e di terreno fertile in una regione arida e assetata, dove al mattinosi può sciare e al pomeriggio fare il bagno in mare.    Ma la vera peculiarità risiede sopratutto nei suoi abitanti: circa 4 milioni ripartiti in ben 14 gruppi etnici e religiosi diversi; quando vi arrivò l’islam non riuscì a radicarsi in maniera totale come avvenne in tanti altri paesi, ma dovette convivere con numerose minoranze oppresse altrove e che tra queste montagne avevano trovato un’ideale terra d’asilo.   I musulmani, in maggioranza, si dividono infatti in sunniti, sciiti, drusi, alawiti e ismaeliti, i cristiani invece in maroniti, ortodossi, armeni, casttolici e protestanti, tanto per citarne i principali, ciascuno ad occupare a macchie di leopardo zone del paese e con proprie milizie armate in aggiunta all’esercito nazionale.     Poi, dal punto di vista politico, ci sono i nazionalisti, i filooccidentali, i filosiriani, i filoisraeliani, i filopalestinesi, i filoiracheni e chi più ne ha più ne metta, dimostrando però anche che molti dei guai dipendono dagli ingombranti vicini.     Viene da chiedersi come un paese tanto disomogeneo e multietnico come nessun altro sia riuscito a vivere in pace e in coabitazione per oltre un millennio.    Non si sa neppure esattamente quanti siano gli abitanti perchè l’ultimo censimento risale al 1932 e nessuno vuole aggiornarlo per non alterare il rigido schema costituzionale che attribuisce le cariche di comando alle varie comunità.   La fertilità del suolo, la presenmza di porti naturali e l’atavica intrapendenza dei suoi abitanti si manifestò ben prima che le navi fenicie colonizzassero commercialmente tutto il Mediterraneo e oltre: Byblos, attiva già 7000 anni or sono, fu una delle primne città del mondo anticio.    Poi si succederannonel tempo un pò tutte le potenze dell’epoca: Assiri, Babilonesi, Egizi, Persiani, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Crociati e Ottomani, fino ai Francesi, lasciando ciascuno tracce della propria presenza, dai monumenti alla cultura e alla cucina, tanto che ancora oggi si parla correttemente arabo, aramaico, francese e inglese.    Nel secolo scorso il cosmopolitismo e il senso levantino per gli affari dei libanesi ne fece la nazione più ricca e prospera del Medio Oriente, cassaforte e paradiso fiscale dei paesi arabi, punto d’incontro commerciale tra Occidente e Oriente, tanto da essere definita la Svizzera del Vicino Oriente. L’equilibrio di questa difficile convivenza tra le diverse comunità etniche, religiose e politiche si è rotto con la nascita di Israele e i relativi problemi determinati nell’area: nel 1958 si è registrata una prima guerra civile, aggravata nel 1970 dal trasferimento a Beirut dell’Olp palestinese, poi nel 1975 un nuovo conflitto di tutti contro tutti aggravato anche dall’intervento militare di Siria e Israele, conflitto conclusasi soltanto nbel 1990 con l’intervento dell’Onu.    Ma una pace armata, con qualche scaramuccia quà e là e trent’anni di guerra civile totale, non è ancora riuscita a riportare l’agiatezza e la spensieratezza di un tempo, anche se i turisti hanno ripreso a tornare.    Un segnale incoraggiante, un segno di fiducia verso la normalità.

L’itinerario.

Nonostante le sue ridotte dimensioni, compensate però da un’intensa e variegata presenza storica, il Libano ha parecchio da offrire ad un turista colto e curioso.    A cominciare dalla capitale Beirut, principale porto dove si concentra metà della popolazione, un tempo chiamata la Parigi del Medio Oriente per la sua intensa vita culturale e notturna e oggi ricca di contraddizioni da ogni punto di vista, ancora piena di fascino nonostante le ferite dell’ultima guerra intestina; da non perdere la Corniche e la Grande Moschea, chiesa bizantina dei Crociati trasaformata in Moschea nel 1921.    Sulle montagne dello Chouf da visitareil nobile palazzo di Beittadine, residenza settecentesca dell’emiro turco ricca di mosaici bizantini.   Tiro, sito protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, fu fondata dai Fenici nel terzo millennio a.C. unendo un’isoletta alla terraferma, famosa per la lavorazione della porpora e del vetro; presenta un’antica strada con arcate monumentali e uno dei maggiori ippodromi romani, capace di 20 mila posti, mentre dell’antica Sidone restano un tempio fenicio e due castelli dei Crociati.    Baalbek, altro sito Unesco, era la principale città fenicia, con uno delle maggiori acropoli del mondo antico: presenta ancora imponenti templi fenici, greci e romani ben conservati.    Biblo, ancora sito Unesco, era il porto fenicio già 5000 anni fa e conserva testimonianze neolitiche risalenti a 7000 anni or sono; pittoresca la città vecchia racchiusa entro bastioni medievali.   Tripoli offre una pregevole architettura medievale dovuta ai mamelucchi turchi, con il fascino dei stretti vicoli del souk, i bagni turchi, i caravanserragli e le moschee.   Infine la scenografica valle dei Cedri protegge gli ultimi esemplari millenari di questa gigantesca pianta, simbolo del paese.