Vignale – 1

 

Ho caro il mio giardino , più di qualsiasi altro, non perchè sia il più bello, ma perchè è stato da me addomesticato, l’amo quindi non per le sue qualità intrinseche ma perchè ci apparteniamo. Nei miei viaggi incontro altri luoghi, mi sento attratto, mi chiedo come sarebbe bello vivere lì, ma torna a prevalere l’affetto per il giardino a me inevitabilmente fedele, lui non viaggia, mi aspetta .

Quasi sempre, da simili tentazioni, nasce qualcosa: una nuova pianta, altri fiori, un diverso modo di potare, un intento.

Fare…disfare …rifare…ricominciare…un giardino non sarà mai finito e non finirà mai.

CHE COS’E’ UN GIARDINO

Il giardino è uno spazio delimitato da siepi o da muri, un luogo adatto al riposo, alla riflessione, alla quiete, un luogo protetto nel quale sostare in una natura da noi addomesticata, in contrasto con una natura esterna che può essere selvaggia e imprevedibile.

Vero o immaginario che sia, nel nostro giardino c’è la nostra imprescindibile impronta, il piacere di una creazione minore, fatta a nostra immagine, in cui si compongono vari elementi da noi selezionati con cura per ricercare, o forse ritrovare, un equilibrio momentaneamente perduto.

Nel nostro giardino ideale c’è il nostro ordine o il nostro disordine, c’è la scelta e la composizione di alcuni elementi tratti da paesaggi naturali per regolare tensioni e contrasti, ricercando tra loro nuove relazioni con un significato a noi adattabile e affine.

Sicuramente ci saranno degli alberi, o almeno un albero, simbolo del contatto con l’infinito e l’invisibile. Con le loro cime che sfiorano le dimore celesti e le loro radici sprofondate nella terra, gli alberi testimoniano dell’unione tra cielo e terra e dell’eterna ricerca di elevazione dell’uomo. L’intreccio dei loro rami che si protendono verso l’alto stanno come ad indicare che esiste una molteplice risposta alle domande della vita e un molteplice cammino verso la sua meta finale.

Anche l’acqua è in generale un elemento indispensabile del giardino. L’acqua come fonte di vita che ristora, rigenera, disseta il viandante assetato e garantisce la fertilità e la frescura del luogo. Come fontana zampillante esprime energia, dinamismo, come stagno immoto e silente, la preziosa meditazione di una bianca ninfea. Vicino allo stagno si stende il muschio, altro elemento che invita alla riflessione con la sua coltre morbida, tenera, vellutata e al rispetto del suo lento e umile lavorio.

E in mezzo a cespugli e piante, aiuole di fiori e panchine addormentate, i sentieri sono come la trama di un racconto con intrecci che s’incrociano e conducono a soluzioni impreviste, o tracciati paralleli con un destino incerto che si ferma a volte davanti ad una porta o ad un muro.

Nel giardino la natura viene educata e domata dal volere dell’uomo, del giardiniere che lo crea, lo mantiene e lo trasforma. Esistono vari tipi di giardinieri e ne esiste anche un tipo folle, nel quale la vocazione al potere frustata si esibisce nelle più strane alchimie funzionali, esperimenti in cui riesce ad esprimere la sua latente o conclamata aggressività. A lui si contrappone il giardiniere saggio, che mantiene l’ordine delle promesse e della bellezza senza far violenza alla natura.

ricerche e pensieri di MARISTELLA , in un suo testamento che mi ha lasciato , quello che LEI  voleva fare nel giardino di Vignale e che cerchero’ di portare avanti .

 l’ALBERO DELLA VITA  e l’ALBERO DELLA CONOSCENZA

Creare un giardino con i suoi alberi, fiori ed erbe, soddisfa noi stessi ora ma rimarrà nel tempo per chi ci seguirà.

Pensiamo sempre di sapere tanto, perchè l’esperienza ci dovrebbe insegnare a vivere.

Accanto ai giudizi ci sono i pregiudizi, d’ogni genere e d’ogni tempo, compreso il nostro.

Aprirsi sempre al nuovo, e non smettere di apprendere .

Per ritrovare nel giardino la positività :

ALBERO DELLA PACE

Il fiore dell’albero……………”la vita è Saggezza”

il frutto dell’albero……………”la vita è Pace”

dancalia 2016…9′ giorno

5 gennaio 2016 martedi’

Subito dopo il decollo , passo in un sonno profondo svegliato dopo due ore per la cena . Alcuni posti sono vuoti , spostandomi  permetto ad Alessandra di stendersi ,  eccoci a Roma  alle 7 , dopo il ritiro dei
bagagli , il nostro gruppo si divide : in 7 proseguiamo  per Milano con il volo delle 8 lasciando e  salutando gli altri 6 amici del sud  , con la certezza e la speranza di ritrovarci in futuro , tutte persone stupende .
Alle 9 siamo a Milano Linate , ultimi saluti con la promessa di ritrovarci presto , almeno noi , per una cena a Milano . Ora ognuno a casa propria per ricominciare un nuovo anno , rivedere foto e sognare di nuovo .

 

dancalia 2016 …8′ giorno

4 gennaio 2016 lunedi’

Oggi ultimo giorno in Etiopia . Subito dopo colazione trasferimento in bus dall’albergo al vicino aeroporto per il volo per Addis Abeba : soliti controlli e nessun problema per i bagagli . Un’ora di volo e siamo nella capitale , visita al museo etnologico , sede anche di diverse facoltà universitarie , traffico intenso sulle strade pochi i semafori ma tempi lunghissimi per il passaggio dal rosso al verde .  Addis Abeba ha diverse linee metropolitane , costruite dai cinesi , che permettono veloci spostamenti in città distesa su una superficie collinare congrandi quartieri : girando con un piccolo bus passiamo nei pressi  di in un vecchio quartiere ,  alcuni edifici dei quali furono costruiti dagli italiani durante il periodo coloniale , ormai decadenti e in disfacimento . Passando di nuovo vicino  all’ingresso del palazzo di Menelik , evito di fare  foto : non è un giorno festivo , ci sono molte meno persone in giro e sui marciapiedi , mercatini e bancarelle lungo le vie non mancano di certo . Entriamo con il bus nel cortile – giardino dell’università fermandoci all’ingresso principale contemporaneamente  giungono sul piazzale diverse classi di bambini e bambine di circa 6 anni , tutte nella loro bella divisa della loro scuola , penso in gita scolastica e sono accompagnati dai loro insegnanti , entrano pure loro al museo . I bambini sono tutti belli ,  con i neri capelli ricci , le bimbe con nastrini fra i capelli di vari colori , tutti sorridenti , hanno occhi splendenti sul loro visino di un nero delicato . All’ingresso , pannelli sulla storia dell’università e molti altri sulla storia politica , economica e culturale dell’Etiopia  . 20160104_112404Si sale al primo piano sede del museo , ora manca la corrente ,  un po’ buie , ma una volta ripristinata , vediamo nelle diverse teche oggetti preziosi della storia etiope , nelle sale diversi reperti etnici delle varie tribù  . Usciamo e in attesa del nostro  gruppo , escono pure i bimbi etiopi che vengono a sedersi accanto a noi , sui muretti dell’ingresso : ordinatamente su invito dei loro insegnanti cantano  battendo le mani , si fanno fotografare volentieri , scambio con un loro maestro l’indirizzo mail per trasmettere successivamente loro le foto scattate . Pranziamo in un locale caratteristico vicino al museo , da piatti etnici  alla pizza , tante specialità a base di  carne . Torniamo a casa di Gilbert , persona disponibilissimo pronta a rispondere ad  ogni nostra domanda , per un attimo di pausa e di riposo .  Ora in un altro quartiere per prendere in un locale tipico un caffè caratteristico etiope , molto forte ; sulla strada siamo assaliti da venditori di strada locali , vendono di tutto dalle cartine dell’Africa alle collanine , dai cd con le loro musiche , molti i  mendicanti lungo il marciapiede , bisogna fare particolare attenzione ai borseggiatori che qui certo non mancano . Ora al mercatino turistico per gli ultimi acquisti , sia sulle bancarelle lungo la strada oppure in un palazzo con molti negozi  ai vari piani dove si trova di tutto , anche libri stampati durante il periodo coloniale italiano . Andrea ha ora prenotato alcune camere in un albergo li vicino , per sistemarsi  prima della cena e della partenza di questa notte dall’aeroporto per il rientro a casa .
Due ore , chi in camera , chi nella spa per doccia , sauna , bagno turco e lettini per un relax . A chiudere cena in un ristorante tipico con musica dal vivo dove sul palco si esibiscono cantanti , ballerini e ballerine presentando balli e canti delle varie regioni del paese : sono veramente scatenati nei loro movimenti , hanno un’energia incredibile . Pure la cena è davvero particolare , difficile da descrivere il piatto unico uno per tutti , piccoli pezzetti di carne di montone , tante salsine, riso e insalata , inizialmente da prendere il tutto con le mani poi aiutati dalle posate . Manca ora solo la partenza, controlli doganali e due ore di attesa prima dell’imbarco previsto per mezzanotte da trascorrere in questo aeroporto internazionale , non dei migliori fra quelli visti fin’ora .

dancalia 2016 …..7′ giorno

3 gennaio 2016 domenica

Notte tranquilla e silenziosa , alle 5  inizia a piovviginare , gli amici che hanno scelto di dormire all’esterno sotte le stelle , devono rientrare al coperto ,  un po’ di trambusto prima di iniziare una nuova giornata . La pioggia aumenta , bisogna spostare i letti per preparare i tavoli della colazione , subito dopo smontare il campo , caricare il tutto sui fuoristrada prima di lasciare il villaggio per  iniziare la risalita dalla depressione dancalia verso Makele e il ritorno ad Addis Abeba . Alcune carovane di dromedari e muli , carichi di blocchi di sale ,  sono già in marcia per la risalita verso Berhale . Sulla strda incontriamo molte frane cadute a causa della pioggia dalle alte pareti di arenaria dai lati della stessa , sassi e grossi massi rendono difficile la risalita ai mezzi pur con il poco il traffico , ma qualche autista disgraziato o sbronzo lo si trova sempre con incidenti sempre possibile , bravo il nostro autista a schivarlo . Una breve sosta lungo la strada per vedere scorrere nella gola sotto di noi  le acque vorticose di un torrente in piena , ieri asciutto e a secco , senza  un filo d’acqua , solo un letto di pietre e sassi  disegnava il paesaggio . Passiamo in un centinaio di kilometri , dai -100 mt dalla depressione Dancala ai 2000 mt di questa cittadina posta sull’altopiano del Tigray , dopo aver passato  i villaggi di Wucro e Dogoum ,  ci si ferma per pranzo in un ristorante  . Ora non abbiamo più il  deserto con piste sabbiose , ma in questa zona abbiamo una rigogliosa vegetazione , l’acqua non manca e viene prelevata dai pozzi , bovini dalle grande corna nei campi sia sulla strada che nei campi , sempre sotto il controllo delle donne o da parte di alcuni bambini . Dopo il pranzo con piatti locali , prendendo una sterrata laterale andiamo a visitare una delle 125 chiese rupestri scavate nella roccia , Abraha Atsba , che risale al dodicesimo secolo . Lungo la strada ci si ferma ad osservare dei grandi panorami che si aprono davanti a noi con sullo sfondo i monti del Tigray . La strda ha termine  in un villaggio dove all’arrivo , decine di bimbi cercano di venderci conchiglie e fossili , loro piccoli tesori , di cui la zona ne è piena , ma rinviamo la trattativa la trattativa e il loro assalto al termine della visita al tempio . Con una breve salita , siamo all’ingresso del complesso monastico , l’esterno della chiesa era stato completamente rifatto , a suo tempo , durante il periodo coloniale , dagli italiani , come offerta o devozione :  antica , affascinante  e parzialmente scavata nella montagna con i due pope all’ingresso per la vendita dei biglietti , dentro si deve entrare scalzi , Andrea ci illustra e spiega  i dipinti sulle pareti interne,  affrescate ma rovinate parzialmente dal tempo e dall’incuria,  alcuni fatti direttamente su intonaco , altri su teli intonati fissati successivamene alle pareti . Scesi al villaggio nuovo incontro e scontro con le decine di bimbi che ci stanno aspettando per la vendita dei loro piccoli fossili , non possiamo comperare uno pezzo da ognuno e  accontentarli tutti , eventualmente con una moneta ciascuno , intavolo con loro una trattativa facendo mettere per terra allineati i pezzi più grossi , si forma una grande ressa , tutti parlano e urlano in amarico , non ci si capisce nulla , non si combima nulla e mi dispiace non poter comperare nulla , ma mi richiamano e dobbiamo ripartire .
Il nostro fuoristrada chiude la fila , a metà salita  una foratura ci ferma , gli altri mezzi sono molto più avanti : l’autista inizia la sostituzione della gomma , mentre siamo fermi veniamo raggiunti da una famiglia partita a piedi dal villaggio , un uomo con due donne ed un bimbo piccolo imbragato sulle spalle della mamma , un altro ragazzino , ognuno di loro ha un pollo vivo in mano , con le zampe legate , sono diretti ad un villaggio posto  più  in alto , ci chiedono un passaggio che non possiamo dare . Preoccupati del nostro mancato arrivo , ecco ritornare uno degli altri fuoristrada riuscendo infine alla sostituzione della gomma . Nel tardo pomeriggio arriviamo distrutti all’albergo a Makele  , cena allo stesso ristorante , sistemazione e rifacimento bagagli , riposo dopo questa lunga giornata .

dancalia 2016….6′ giorno

2 gennaio 2016 sabato

Sveglia  poco prima dell’alba , colazione e subito in partenza per il Dallol .  con i fuoristrada , a destra e a sinistra della strada numerosi  turisti sono accampati in altre baracche , molto peggio rispetto al nostro campo ; su sterrato prima di arrivare alla salina , che approssimativamente è  lunga circa 40 km per 20 di larghezza , arriviamo dove inizia questa distesa bianca tutta ricoperta da incrostazioni di sale , una visione dell’infinito che si stende a perdita d’occhio con sullo sfondo il vulcano Dallol . Una grande pozza d’acqua salata con i primi soffioni che fuoriescono dalla superfice stessa , vera trappola per gli uccelli che nelle loro migrazioni vedono dall’alto questi specchi d’acqua , vi si tuffano e vi muoiono  . Sempre  a bordo dei mezzi ci avviciniamo alla base del vulcano , per evitare alcuni gruppi già sul posto , passiamo sul lato sinistro del vulcano , ora deserto , dove ci aspetta una nuova meraviglia della natura  per la sua bellezza unica . Le eruzioni vulcaniche hanno lavorato le rocce saline nel corso di millenni facendole assumere forme fantastiche ,  le foto non renderanno mai  le sensazioni che noi proviamo dentro o da condividere poi . Lasciata questa baia naturale , una breve risalita al vulcano , con le nostre guide e sempre con il militare armato che ci protegge , arriviamo in un luogo di una bellezza inaudita , nessun pittore o artista ha potuto o potrà mai dipingere . Molte le foto per riprendere questo paesaggio , ma solo quelle che ognuno porterà a casa dentro il cuore , rimarrà per sempre impresso , un auguro a tutti gli amici e ai parenti di riuscire un giorno a vedere , la natura trasforma ma la bellezza rimarrà , se l’uomo non interverrà . Questo vulcano non ha un cono vero e proprio , tante piccoli laghetti sulfurei da cui fuoriescono innumerevoli piccoli gayser con fuoruscita di acqua calda creando laghetti dai mille colori su tutta la spianata superiore , simultaneamente si formano piccole e stupende piccole sculture , vere opere d’arte . Dispiace lasciare a malincuore questa meraviglia della natura , ridiscendere , un’altra sorpresa ci aspetta ;  all’ombra dei fuoristrada , breve sosta per riprenderci con delle fette d’auguria , datteri e biscotti , acqua fresca in bottiglia , mai mancata durante tutto il tour , questo per ritemprare il corpo e lo spirito . Il caldo ora si fa sentire , dovrebbe essere superiore ai 35 gradi ,ma sopportabile . Dal vulcano alla salina vera e propria , dove i tigrini spaccano la crosta del sale con due lunghi bastoni di legno , sollevando e spostando il blocco irregolare con la forza delle loro solo braccia e l’aiuto dei soli legni . Sono circa le 12 , nel momento della maggior attivita’ produttiva della giornata , dalla frattura della crosta di sale si passa al taglio dei blocchi , lavoro che possono fare solo gli afar per tradizione .  Armati di uno scalpello a lama larga riducono e squadrato i blocchi di sale in forme regolare , un lavoro faticosissimo con un caldo cocente , il riflesso del sole allo zenit brucia gli occhi , molti di  questi lavoratori sono senza occhiali , senza guanti o cappelli , ne chiedono a noi turisti ed ognuno da quello che può . Ora la terza fase del lavoro , per il carico di prova dei dromedari , seduti in ordine sparso con le loro lunghe zampe sulla salina , da parte dei cammellieri , subito poi scaricati per essere ricaricati solo al momento della partenza della carovana . Questo  lavoro inizia a settembre e va avanti fino a marzo , si ripete da millenni , si ferma solo nella stagione calda quando il termometro potrebbe raggiungere anche i 60 gradi . Torniamo al campo base per il pranzo e un breve riposo sotto la tettoia , come tutte le case del villaggio , è costruita con trochetti e ramaglia in legno , sia per le pareti che per il tetto , un telo nero di plastica viene fissato e legato come copertura , ma restano sempre fresche grazie al vento che passa  attraverso le molte fessure . Al tramonto ,  con tutto il gruppo andiamo a piedi e osserviamo come vivono gli afar : nelle piccole baracche , come veri negozi , viene venduto di tutto , altri trasformati in bar , per la consumazione dove servono  bibite tenute al fresco in congelatori , accesi solo quando c’è corrente , niente birra perchè  sono mussulmani . Su un poggio , alto sopra la valle , vediamo l’arrivo delle carovane di dromedari carichi dei blocchi sale , che stanno lasciando la depressione , in senso contrario ne arrivano di nuove dirette alla salina per il carico del giorno dopo . Passano pure alcune carovane di piccoli muli che trasportano pochi blocchi , forse piccoli propietari che non appartengono al monopolio : tutte  risalgono a Berhale impiegando due o tre giorni di cammino ,  li il sale sarà poi immagazzinato per essere smistato e succesivamente trasportato sull’altopiano del Tigray , ora con gli autocarri , una volta con lunghe carovane , sale necessario per gli animali . Ottimi cena con spaghetti , con dolci casalinghi e fette di pandoro che alcuni amici hanno portato dall’Italia . Non ci manca proprio nulla : Andrea ha procurato diverse bottiglie di acqua fredda e una bottiglia di uzo greco , di cui alla fine vedremo solo il fondo . Con Lorenza e Andrea torniamo al villaggio , per la ricarica elettrica delle nostre batterie telefoniche e fotografiche , prima del ritorno ci si ferma  alla base militare  ritrovando lì la nostra guida e i suoi aiutanti , insieme li  beviamo delle birre fresche , qua è possibile , aspettando l’ora dello stacco del generatore prima di tornare al campo illuminandoci la strada con le nostre lampade frontali  . Tutti gli altri gia’ riposano , chi dentro e chi fuori la tettoia .