19 agosto ….17

PARATUNKA

Sveglia e colazione con calma, si resta del mezzo tornato ieri nella capitale, previsto per le 11, giocando con gli opossum. Regalo a Natalia le mie racchette e un vocabolarietto russo-italiano che potrà tornare utile. Arriva il nuovo camion, alla guida un autista russo, grande, grosso ed enorme in tutti i sensi con a bordo sua figlia, una bella bimba bionda di 3 anni di nome Vittoria, dopo la timidezza iniziale, si apre e comincia a giocare con noi. Caricato il tutto, si parte per il nuovo campo, in città ci si ferma in un grosso mercato popolare per poter acquistare regalini vari, come uova di salmone di vari tipi, trovo pure due dvd di cartoni per i miei nipotini, che penso non abbiano visto in Italia. Picnic lungo la strada a base di salmone affumicato, appena acquistato, prima dell’arrivo in albergo a Paratunka, molto bello con varie piscine calde che proveremo.  Salutiamo Barbara e Rousland che ci lasciano avendo finito quanto previsto a contratto per noi, ci si rilassa in camera prima della cena. Andiamo in una fattoria tipica locale in riva ad un lago vicino all’albergo, dove troviamo un tipo molto particolare (contadino, coltivatore di erbe selvatiche, cuoco, suonatore e tanto altro) . Ci illustra e ci fa vedere le varie erbe che crescono naturalmente nel suo giardino, che lui  raccoglie mentre sua moglie le cucina. Si cena in giardino con riso accompagnato da 7 tipi di verdure, tutto annaffiato con tanta vodka, lui inizia a cantare mentre suona la chitarra e il pianoforte piazzato in giardino, invitando ognuno di noi  a cantare le canzoni del proprio paese. Si ritorna in albergo per la notte.

 

18 agosto ….16

 VULCANO AVACHA

Sveglia alle 6, dopo colazione subito si inizia la risalita, si parte dagli 800 del campo base per arrivare in cima al vulcano alto 2748 mt, un bel dislivello da fare in un solo giorno, salita e discesa compresa. Comincio a capire il perchè di tutte questa gente qui radunate: è loro tradizione per una antica usanza o voto, che in questa data tutti devono salire in cima al vulcano, almeno quelli in grado, piccoli o grandi che siano, per ringraziare una loro divinità per qualche grazia ricevuta. Prima di partire noi, è iniziata una gara di corsa in salita per la cima, vediamo molti atleti in gara con i numeri sui pettorali ben in vista, mentre  noi stiamo salendo alcuni stanno già ridiscendendo avendo completato la gara. Il sentiero di sassi e ghiaia, alcuni tratti sono di cenere vulcanica, sale gradualmente lungo un pendio, molta gente  ci precede, molti di più sono quelli dietro di noi, tutti in una lunga fila indiana che sembra non abbai fine, dall’alto, man mano che si sale, le persone in fila a salire diventano sempre più piccole, tanti puntini o formichine colorate. Mi fermo spesso per riprendere fiato e bere, gli altri nostri amici, forse meno stanchi sono molto più avanti. Ora ho davanti a me un ultimo tratto di salita di 500 metri, costituita solo da cenere rossa, in forte pendenza, raccolgo le mie ultime forze aiutandomi con una corda  legata a degli spuntoni di roccia sporgenti dalla cenere,  zaino in spalla e con le racchette che non sempre riescono a far presa, pure incoraggiato da altri più in forma di me, riesco a raggiungere raggiungo alle 12,45 dopo 6 ore di salita, ben 426 persone sono già arrivate  prima di me, come da attestato dagli organizzatori con un foglio numerato che danno ad ognuno.  Un’altra  fila lunghissima di persone,  partite dopo, stanno risalendo il versante del vulcano e andranno avanti fino a sera. In cima ritrovo gli amici che mi stavano aspettando, con loro entriamo all’interno del primo cratere per cercare un posto libero per sedersi dove poter mangiare i panini preparati da Barbara. Da questa primo cratere con formazione di lava nerissima e lucente, escono molti vapori solforosi, l’ultima eruzione c’è stata nel 1991. Poi ci si sposta sul secondo cratere, rocce ora di un color rosso vivo, con tante tonalità,  da lì una magnifica vista sull’Oceano Pacifico e sulla valle di Nalycheva, uno dei migliori parchi naturali della Kamchatka, che non riusciremo a vedere. Completiamo il giro sui bordi del terzo cratere, lato destro del vulcano, qui solo rocce gialle, piene di zolfo e di fumarole, tutte presentano cristalli di ghiaccio. Forte il contrasto fra il nero della lava, il rosso delle precedenti  colate, il giallo della zona solforosa e il bianco dei cristalli di ghiaccio, una grande vista sulll’Oceano Pacifico, sui ghiacciai, sui vulcani circostanti con il verde della pianura sottostante. Dispiace lasciare questo ultimo vulcano, ma una lunga discesa non facile ci attende, specialmente il primo tratto da fare con corda ed un successivo con molti tornanti dove si affonda nella cenere, qualche scivolata o caduta non manca, urlando per avvisare le persone che stanno risalendo dell’eventuale caduta lungo il pendio di sassi piu o meno grossi, gridando in russo CANE, che vuol dire sasso, che tutti poi ripetono fino a quando la pietra stessa si ferma, sperando  che non sia finita addosso a qualcuno. Due ragazzi russi ci avvisano che al termine del percorso possiamo ritirare un diploma che attesti la nostra salita al vulcano, pure noi andiamo a ritirarlo prima di tornare nel cottage . Cena ottima preparata da Barbara, serata in piazza al campeggio per il concerto con cantanti e musiche dal vivo siberiane.

 

17 agosto…15

verso il VULCANO AVACHA

Questa mattina ci si sveglia con la pioggia, colazione e smontaggio delle tende, si scende a valle fermandoci per una bagno ristoratore nelle calde acque termali calde di Verkhne Paratunskie, ci si arriva dopo un breve sentiero in salita dalla strada di circa 20 minuti, indispensabile lavarsi dopo alcuni giorni passati con poca acqua. Si riprende dopo due ore per fermarsi in un centro commerciale per le ultime spese di gruppo, non posso non acquistare dei libri fotografici e un tubetto di maionese, tanto declamata da portare a casa. Lasciata la strada asfaltata, per raggiungere il nuovo vulcano, si deve percorrere una pista di circa 80 km, tutta lungo il letto di un fiume, ora in secca, Sukhaya. Non riesco a spiegarmi il perchè  ci siano molti fuoristrada, dove siano diretti, stanno risalendo come noi sulla stessa nostra pista. Eccoci arrivati in questo villaggio, ai piedi del vulcano, un immenso area adibita a parcheggio per i  fuoristrada, quasi un campeggio, ognuno ha la propria tenda montataa lato dei mezzi, senza servizi, persone arrivate dalla capitale, al centro del grande piazzale un grande palco montato, completo di impianti sonori e di luci, ci si ritrova in una bolgia infernale. Per noi era stato prenotato un cottage, dove dormiremo in un’unica stanza, in un sottotetto mansardato e basso, attenti ad alzarsi per non battere la testa. Ottima cena nel salone sottostante, doccia a pagamento al costo di 200 rubli cadauna in un bagnetto con accesso dall’esterno del locale. Il cottage è leggermente rialzato rispetto al piano strada, lì sotto vivono liberi diversi opossum, entrano ed escono ripetutamente per cercare da mangiare, attraverso  aperture appositamente fatte per loro, si avvicinano facilmente alle persone per prendere quasi dalle mani dei biscotti o del pane, lo rosicchiano o lo portano nelle loro tane. Notte quasi silenziosa, nonostante le musiche e i rumori che provengono dal parcheggio. Vedremo domani il motivo di questo raduno.

 

 

16 agosto …..14

 VULCANO GORELY

In sostituzione del ns. camion tornato in città per riparazioni nei giorni scorsi, oggi un altro in sostituzione, che ci trasporterà ai piedi del Gorely, a quota 1150 mt, risparmiandoci i 16 km di pista.Colazione alle 7 per riuscire a partire  entro le 8, lunga pista lavica nera piana sul camion con un tempo abbastanza bello, poco sole e molte nuvole all’orizzonte. Risalita su un facile sentiero e contemporaneamente a noi, stanno stanno salendo diversi altri gruppi di turisti. L’ultimo tratto è il più difficile, ma l’arrivo in cima a quota 1828 si resta senza parole, di una  bellezza unica diffcile da  immortalare con le fotografie, ma solo con il cuore restano queste immagini uniche: dentro il profondo cratere sommitale vediamo un  lago dalle acque rese blu, turchese e verdastre, colori per la presenza di diversi sali minerali, una bellissima visione aperta  sulla valle e sui molti vulcani circostanti. Continuano ad uscire, dalle fessure della crosta del vulcano,  molti fumi solforosi che il vento sposta sempre in diverse direzioni: ci fermiamo a mangiare appena sotto la cresta, in attesa che il vento si calmi o cambi direzione, in modo da riusciree a salire sulla vetta, ma non cessa costringendoci a rinunciare e scendere lungo lo stesso sentiero, si ritorna  a piedi al campo base percorrendo 16 km, su saliscendi continui, l’ultimo tratto su cenere vulcanica, un cammino sembra che non abbia mai fine,  stanchi al campo sotto una leggera pioggia dopo 5 ore di cammino. Cena ottima, a tavola seduto vicino a me un russo, su di giri forse per la troppa vodka bevuta: nessun problema in particolare, ma lui insisteva per farmi mangiare della maionese in diversi modi possibili: nella zuppa, sulla carne, sul pane, insiste in russo più volte, ormai ubriaco, Rousland lo accompagna alla porta, fuori al fresco,  e tutto finisce li. La maionese della Kamchatka dicono che sia la migliore del mondo, quando i russi  tornano a Mosca , la portano sempre con loro come ricordo e cibo preferito.

 

 

 

 

15 agosto…13

VULCANO MUTNOVSKY

Questo vulcano, dai tre crateri, è uno dei fenomeni geologici più suggestivi della Kamchatka, molte altre montagne circondano il vulcano dalla cui sommità la vista dovrà essere qualcosa di unico. Prima del 1999, anno dell’ultima grande eruzione, esisteva un unico grande ghiacciaio: da dove siamo ora, vediamo da uno dei crateri fuoruscire nuvole di vapore di gas sulfureo e sentire rumori assordanti. Si parte alle 9 dopo colazione risalendo su un sentiero facile, ad una prima fermata riusciamo a vedere delle marmotte, al fischio di una di loro, tutte fuggono nelle loro tane, salendo bisogna guadare piccoli ruscelli, camminare su nevai e su tratti di sentiero di cenere, dalle alti pareti lungo la gola che stiamo percorrendo scendono diverse cascate d’acqua, ad ogni tornante che si fa il paesaggio cambia continuamente  davanti a noi, con nuovi ghiacciai e altre fumarole si presentano diversamente.  E’ una bella giornata, il leggero vento non disturba, raggiungiamo il primo cratere attorno alle 13, ritrovandoci proiettati in un inferno dantesco, reso particolare dal vento che fa cambiare spesso direzione ai vapori solforosi e alle nubi, senza renderti conto di dove esattamente ti trovi. Il forte odore di zolfo rende la respirazione difficile, irrita molto gli occhi e non sempre permette di  vedere chiaramente, molte sono le pozze di fango bollente, impressionanti a vedersi, il vapore che esce direttamente dalle vicine  fumarole copre completamente di giallo la cenere circostante, bisogna prestare attenzione alle pozze d’acqua dai colori cosi violenti che potrebbero essere di sostanze acide e velenose. All’interno del cratere scorre un grosso ruscello in piena alimentato dai numerosi ghiacciai circostanti nella parte piu alta della montagna. Questa è la parte migliore fin’ora del viaggio in Kamchatka, può essere un angolo di paradiso oppure un vero e proprio inferno. Proseguiamo per il secondo  cratere, attraversando un nevaio e  un terreno melmoso dove gli scarponi  sprofondano molto, pur aiutandosi con le racchette non è facile andare avanti, è un percorso abbastanza duro per tutti noi, ma alla fine la vista stupenda ci ripaga dalla fatica:un ghiacciaio lambisce il fondo del cratere dove vediamo scorrere un fiume. Non c’è molto spazio per fermarsi, solo sguardi di un ricordo che si porterà a casa per sempre, si prosegue per il terzo cratere, dove ci aspetta la parte piu’ difficile e piu’ spettacolare dell’impresa, diversa rispetto agli altri due: l’ultimo tratto, circa 100 metri di salita, è da fare arrampicandosi sulla parete attacandosi ad una corda già fissata, si sale uno per volta alla cima dello strapiombo, sotto lo sguardo attento della guida che ci guida con i suoi consigli, si vede, si fotografa, si riscende rapidamente per permettere anche agli altri di osservare l’immensità dello spazio che si apre sotto di noi. Sono il primo a salire in cima sulla cresta, forse non avevo capito bene le disposizioni, tranquillo ad osservare qualcosa di unico, forse stavo aspettando gli altri, ma uno strattone alla corda dal basso mi ha richiamato per scendere. Dopo la risalita di tutti, iniziamo a  scendere dal vulcano, in una zona un pò riparata e asciutta, si pranza con quello che Barbara ha preparato, ghiacciai eterni di fronte a noi piccoli insignificanti uomini. Discesa tranquilla, la guida ci accompagna ad una cascata alta più di 100 metri, che precipita in un grande canyon scavato dall’acqua nei secoli: nuovo  spettacolo della natura, tra rocce e terre di vari colori e sfumature, con la lava che la fa da padrona. Ritorno al campo base dove troviamo nuovi gruppi di turisti di varie nazionalità, tutti giovani fra cui una coppia italiana di Parma, con un figlio ventenne, che hanno già trascorso una settimana, salendo con l’elicottero, nella valle dei geyser per vedere gli orsi. Stanchi, cena, due parole sulla giorna seduti attorno attorno al fuoco ,poi a nanna in tenda, veramente stanchi.