9 agosto …7

SUI MINI VULCANI ATTORNO AL TOLBACHIK – ALAID e CLAW

Oggi sarà una giornata più tranquilla, escursione ai due piccoli coni vulcanici, diversi fra loro e non molto alti, ma sempre attivi con fumarole che escono dalle loro cime e dai fianchi. Ci si trasferisce con il camion al piede di uno dei due per risalirlo: è alto non più di 300 mt ma ha una spettacolare vista sulla sottostante pianura lunare, paesaggio lavico dove sembra di vivere in un mondo in bianco e nero con tante tonalità. Arrivati in cima, davanti a noi un incredibile tappeto multicolore di pietre vulcaniche, gialle, rosse, arancioni e viola, tutte mescolate tra loro.  Il terreno sotto i nostri piedi scotta, da alcune fessure della crosta fuoriescono vapori caldi,  sotto queste spaccature c’è evidentemente lava liquida: infatti la guida avvicina con un bastoncino un foglio di carta ad una di queste fessure che prende immediatamente fuoco, da non credere se non l’avessi visto di persona. Si scende dall’Alaid, e dopo esserne scesi per una parte, si risale al Claw, l’altro cono vulcanico confinante, il cui cratere mi sembra simile al VULCANO delle isole Eolie, salito un po di anni fa durante una vacanza con Maristella. Sempre paesaggio spettacolare, sulla cresta diverse fumarole emanano vapori di zolfo , come odori di uova marce, il giallo dello zolfo colora a macchie la superficie lavica, cratere  con pareti vertiginose sotto di noi e una lunga spaccatura sul fronte opposto dove da una bocca, durante l’ultima eruzione  di pochi anni fa, era fuoruscita una grossa colata lavica. Sulla cima breve momento di sosta per ammirare il paesaggio e per fotografare, si ridiscende alla base dei vulcani per un pranzo veloce e per riprendere forza, sul deserto di lava qualche piccolo arbusto rinasce per ricominciare la vita della natura.   Sempre con il mezzo andiamo verso la foresta pietrificata: davanti a noi una vasta scheletrica distesa di tronchi di alberi e conifere, sepolti da oltre 6 metri di cenere, tutto a seguitodell’eruzione del vulcano e della nube piroclastica del 1975, ad una temperatura di oltre 1000 gradi, ha ucciso all’istante ogni forma di vita presente nell’area.   La vita e la natura non si arrendono mai, ora alcune piante pioniere stanno ricolonizzando nuovamente queste terre per creare una nuova foresta, almeno fino a quando il vulcano si risveglierà.   Proseguiamo con una passeggiata a piedi per circa 7 km, su una pista di cenere attraverso questa nuova foresta per raggiungere due grotte, uniche per la loro forma.   Torniamo al campo base con il camion, che nel frattempo ci aveva recuperato, anche oggi una giornata diversa   favoriti dal bel tempo, senza pioggia e vento. Cena e serata attorno al fuoco in compagnia degli scalatori russi rientrati al campo base,uno di loro racconta che è appena rientrato da Curmayor, dopo una scalata al monte Bianco e dopo aver visitato Milano. Notte in tenda.

 

8 agosto …6

ASCESA DEL VULCANO PLOSKY TOLBACHIK

Non è ancora sorta l’alba quando ci si alza perchè ci attende una lunga giornata di cammino, il vento che ha soffiato tutta la notte ha spazzato via gran parte delle nuvole, le lontane vette dei vulcani sono ancora immerse nelle nubi, il cratere del vulcano Plosky Tolbachik  che sarà la nostra meta di oggi, a quota 2850 m, si staglia all’orizzonte.  Daopo una abbondante colazione, con il camion si risale su piste di lava solidificata avvicinandosi il più possibile all’inizio del sentiero dove comincerà la risalita a piedi a quota 1680 m. Ci si ritrova avvolti in una fitta nebbia quano partiamo, salendo dense nuvole coprono il cielo con il vento che inizia fischiare, per la cima un dislivello di ben 1200 m.   Il sentiero, in questa primo tratto, è facile con una leggera pendenza, si cammina tranquillamente sopra alcuni neva, per poi passare  su  campi di cenere e di lava, a lato del sentiero troviamo alcune bombe di lava, di varie dimensione e forme fantastiche, animali o uccelli, sparate dal vulcano nell’ultima eruzione del 1975 . Una breve pausa pranzo fermandoci su un pianoro a circa 2000 m. al riparo dal vento, ai piedi del cratere prima dell’ultima strappo finale.  Sopra di noi, mentre si continua a salire, splende uno stupendo cielo di un blu intenso  lasciando osservando la grande pianura sottostante punteggiata da tanti coni vulcanici formatisi nelle varie epoche da precedenti eruzioni.  Dopo diverse ore di risalita, anche su sentieri duri e difficili, si arriva sull’orlo del cratere che ha un diametro di circa 1000 mt e profondo oltre 500 mt, la cui bocca è passata dai 100 mt agli attuali 1000 dopo la forte eruzione del 1975.  Sull’altro lato del cratere rispetto a dove siamo arrivati, davanti a noi un enorme ghiacciaio scarica le sue acque in fondo al lago, il sole alto colora le rocce che si riflettono passsando dal giallo al rosso a diverse  tonalità di grigio.  Tutti vicino al precipizio ad osservare l’immeso cratere,  rendendoci conto di quanto nulla possa fare l’uomo davanti alle forze immense e inimmaginabili che la natura può scatenare in qualsiasi momento.  Ricomincia a soffiare il vento, rinunciando a salire oltre, bisogna scendere, in alcuni tratti a causa della violente folate del vento siamo costretti a stenderci a terra completamente, aggrappandosi ai piccoli cespugli o arbusti per non cadere giù, stessa forza che può fare la bora a Trieste. Il ritorno è abbastanza duro, incontriamo numerosi  scalatori russi impegnati per arrampicate su altre vette, faranno bivacco in quota e in tenda, con loro due vulcanologi russi che si sono consultati con la ns. guida per delle loro ricerche in corso. Dopo 15 km di salita e i 15 di discesa, siamo arrivati al parcheggio del camion ,rientriamo al campo base quasi alle 19, per un meritato riposo, cena e subito dopo a dormire in tenda, stanchi, affaticati ma soddifatti di questa  nuova esperienza.

 

7 agosto ….5

CAMPO ALLA BASE DEL VULCANO TOLBACHIK

Come sempre mi sveglio presto, esco in giardino per gustarmi i maturi frutti di bosco, poi tè a colazione con salmone fresco, pane con fomaggio, di nuovo in giardino con Rosa sempre alla ricerca di nuove piante, prima non scoperte in questo eden. Si riparte fermandoci prima in paese, per gli ultimi acquisti personali,(lattine di birra, biscotti e cioccolati) che torneranno utili nei prossimi giorni, dove non troveremo nulla. Una lunga mattinata di trasferimento su una stretta pista che attraversa una intricata foresta di betulle, si avanza a fatica, alcuni tratti sono acquitrinosi, il fango arriva quasi al’altezza del serbatoio, sobbalzi a non finire, con    molti rami che invadono la carreggiata, guadando ruscelli, superando enormi pozze d’acqua dove qualunque veicolo non idoneo non sarebbe in grado di proseguire, si deve superare un fiume con la corrente d’acqua molto forte ad altezza delle ruote, quasi sommerse, un bravo eun grazie all’autista.  Una fermata tecnica necessaria per sgranchirsi, a lato del fiume, sempre assaliti dai mosquitos prima di ricominciare sempre attraverso la foresta di betulle: in questa stretta pista si incrocia ora un camion, proveniente dalla direzione opposta, uno dei due per consentire il proseguimento del viaggio ad entrambi, con difficoltà, si deve spostare. Finalmente siamo fuori dalla taiga dopo 5 ore di viaggio spossante, pausa per un tè, in lontananza si  vedono i primi vulcani, finisce la foresta, inizia ora un paesaggio vulcanico brullo e scuro. Si sale per il campo base di oggi posto ai 1150 metri: sembra di essere su un altro pianeta, mini coni vulcanici sparsi quà e là, il terreno è di un grigio cenere-rossastro mentre il cielo è coperto di nuvoloni, una inusuale luce arancione creata da un caldo tramonto ci sorprende. Si montano le tende dietro tre case di legno esistenti, adibite a cucina-pranzo, e che potrebbero essere utilizzate anche da eventuali gruppi di escursionisti o scalatori che potrebbero sopraggiungere. Nella tenda, alloggio per le prossime tre notti, stendiamo il materassino e il sacco a pelo con il proprio zaino o borsone. Alle 16 si pranza con un piatto di brodo e della carne bollita, alle 17 si inizia la prima escursione sul vulcano spento vicino al campo base: leggera salita con un giro attorno al cratere, paesaggio bello da rimanere affascinati. Di nuovo si ritorna al campo base, non stanchi, ma pronti a risalire subito su un altro cono vulcanico li vicino, sempre accompagnati dalla guida Rousland e da Natalia per un altro piccolo trekking, con la loro raccomandazione di non allontanarci da soli dal gruppo per un eventuale sempre probabile incontro con gli orsi, che noi non vediamo, ma che loro vedono e sentono la nostra vicinanza, troviamo comunque le loro impronte e dei loro escrementi. Cena alle 20,30 nella tenda cucina, poi si esce per sedersi attorno al fuoco a cantare unendoci ad altri gruppi di turisti sopraggiunti dopo, prima di andare a dormire per la prima notte in tenda.

 

6 agosto…4

IN VIAGGIO VERSO NORD

Con un grosso camion a 6 ruote motrici si parte da Petropavlovsk per il nord percorrendo l’unica lunga strada asfaltata che taglia in due la penisola, una valle tra  vulcani a est e una catena montuosa ad ovest. In cabina, l’autista e la guida alpina russa, di nome Rousland, ex militare sommergibilista che parla solo russo, ma profondo conoscitore dei sentieri e delle montagne di questa regione che andremo a visitare, uomo di poche parole che conosceremo meglio. Sul mezzo siamo noi 5 turisti, Natalia, che parla abbastanza bene inglese, e un ragazzo che sarà il nostro cuoco per i prossimi giorni, pochissimo o nullo il traffico appena appena fuori città. Si passa subito dall’asfalto ad una strada sterrata, si attraversano foreste di betulle con poche conifere, 2 ore dopo la parternza una breve sosta tecnica sulla sponda di un fiume, subito assaliti da una prima ondata di zanzare o mosquitos, come dicono gli spagnoli. Tempo sempre nuvoloso e afoso, pochi i campi coltivati a patate sui terreni liberi dagli alberi, vicino a una fattoria vediamo ragazzi o  studenti intenti a raccoglierle. Alle 3 siamo a MILKOVO dove ci si ferma per pranzo in un ristorante con una buona insalata di cavolo, una bella zuppetta e un polpettone di carne con purè ,  un bicchiere di succo e tanto tè. Si prosegue sempre su sterrato con  splendide viste in mezzo alle foreste di betulle, ma sporca ai lati della strada con molta immondizia abbandonata (copertoni, bottiglie di plastica e lattine), i pochi automezzi che si incontrano sollevano sempre molta polvere. Fino a 2 anni fa per superare il fiume Kamchatka si doveva traghettare, ora un nuovo grande ponte facilita la mobilità degli abitanti di questa regione. Dopo circa 600 km percorsi oggi, si arriva a Kozyrevsk, dove ci si ferma per la spesa, poi in un cottage per la cena e per la notte.  Una volta alloggiati, prima di cena si fa la famosa sauna russa, chiamata Banya, in un rustico esterno molto funzionale, necessaria per rilassarsi e lavarsi. Il cottage è circondato da un bel giardino in fiore, un orto coltivato con tante verdure oltre che a patate, una serra per proteggere al meglio dal freddo e più a lungo altri tipi di ortaggi, inoltre in giardino ci sono molti frutti di bosco (lamponi, ribes, more, uva spina e mirtilli) tutti maturi, possiamo raccoglierli e mangiarli subito, veramente gustosi. Due passi prima di cena per ler strade di questo villaggio siberiano, case dipinte con vari colori, ognuna con il suo giardino, tanto  carini. Notte nel cottage.

5 agosto ..3

CROCIERA AD AVACHA BAY E VISITA DELLA CITTA’

Dopo colazione si parte in autobus per il porto industriale dove sono ancorate diversi tipi di imbarcazioni: da pesca, navi portacontainer, petroliere, molto vecchie o decrepite, alcune  in smantellamento. Accompagnati da una guida locale, ci si imbarca su un peschereccio per esplorare la baia di Avacha dirigendosi a sud verso una riserva naturale integrata, uscendo dal porto vediamo una foca che spaventata dal rumore subito si immerge: una escursione che durerà circa 6 ore, che permetterà di avvicinarsi a dei faraglioni e a piccole grotte, con pinnacoli di rocce a lato della costa, chiamati i 3 fratelli: lasciato il battello, con un gommone circumnavighiamo un’isola dove nidificano migliaia di gabbiani e pulcinella di mare, ogni spuntone di roccia è coperto dagli uccelli, bello è osservare i pulcinella di mare che volano a filo radente sull’acqua mentre pescano, in lontananza sdraiati sulle rocce dicono di vedere i leoni marini. Nonostante il tempo bello, in mare aperto abbiamo sempre foschia e vento , bellissimo stare sul ponte ad ammirare il tutto e il nulla all’orizzonte, sentire fischiare e ululare il vento. Durante la navigazione, ci si ferma per pranzo, un sub prtende un canotto e si immerege per pescare, torna con un sacco pieno di ricci di mare, granchi, grandi stelle marine e altri pesci . Noi, sul ponte a nave ferma, ci mettiamo a pescare armati di un solo filo e di varie esche, facciamo la nostra piccola pesca, siamo fortunati pescando diverse razze e rombi, ma rimettendoli subito in mare per non vederli soffrire, non servono neanche per pranzo. Il sub ha iniziato a pulire e ad aprire i ricci che ci serve freschissimi, veramente unico e prelibato, mai provato prima, il cuoco di bordo prepara una zuppetta di pesce, calda e squisita, altri ricci vengono preparati in agro. Viene calato di nuovo il gommone, divisi in due gruppi, ci si avvicina alle rocce e alla costa per meglio vedere questa riserva davvero unica, l’ultimo tratto viene fatto a remi per disturbare e inquinare il meno possibile, un giubbetto salvagente per tutti quelli, che come me, non sanno nuotare. Si ritorna in porto guardando la città dal mare, molte altre foche al nostro passaggio subito si immergono. Sempre in autobus si và in città per la visita ad un museo, è domenica, le banche sono chiuse, aiutati dalla guida si riesce a cambiare gli euro con i rubli, da un cambiavalute  seduto e fermo in macchina, sembra un un mafioso, operazione necessaria per poter acquistare o bere qualcosa. Al mercato generale acquistiamo le prime scotelette di uova di salmone e di granchio, lungo la via principale molte sono le bancarelle dove si vende di tutto. Altro trasferimento in autobus da un’altra parte della città, per visitarla a piedi: un monumento a Lenin e un altro dedicato a san Pietro e san Paolo, penso mai giunti fin qui ma che hanno dato il nome alla città, questi monumenti sono situati sulla passeggiata a lago, in un bel verde parco, un parapetto in ferro a protezione dalle acque è tutto ricoperto di lucchetti di varie forme e dimensioni, a ricordo di perenni amori, quindi tutto il mondo è paese. Su per un sentiero, si risale la collina fino al belvedere dove sono stati posizionati alcuni cannoni rivolti al mare a ricordo di qualcosa. Il ritorno in albergo sempre in autobus, passando per la periferia della città, tra i grossi palazzi edificati in stile Unione Sovietica ormai fatiscenti e nuovi palazzoni. In albergo Natalia da le disposizioni e gli avvisi per il programma di domani, per iniziare il vero trekking dei vulcani, poi a cena: Antonio è ingegnere capo dell’agenzia spaziale iberica che con il suo gruppo in Spagna ha studiato, progettato e realizzato l’antenna che è stata installata sulla navicella spaziale realizzata con agenzie spaziali di altri paesi, in accordo con la NASA , il cui atterraggio sul pianeta rosso, Marte, è previsto per lunedì, spera che tutto andrà  bene, via internet  riesce ad avere notizie e servizi dai giornali, che confermano che il tutto sta procedendo bene. Ritrovo ancora Sarah, il loro gruppo partirà domani con un programma di visita diverso dal nostro. In camera preparo lo zaino, sempre con tanti dubbi su cosa mettere o non mettere , cielo ora molto nuvoloso, una bella dormita in albergo, poi domani si vedrà. .