Sveglia alle 5, colazione alle 5.30, subito trasferimento allì’aeroporto per il volo delle 9 per Praia, capitale di Capo Verde, sull’isola di Santiago per un’ora di volo. Veloci formalità d’imbarco, con 3 taxi ci si trasferisce in centro, al plateu centrale, fermandoci in un bar della piazza per una nuova colazione con torta e cappuccio.
Ora mentre Luigi deve andare in agenzia per fare i biglietti del traghetto, per l’andata a Fogo, con alcuni di noi andiamo in giro per il corso principale in centro, fermandoci al mercato generale, tante bancarelle interne e molta gente locale a far acquisti, sopratutto di frutta e verdura.
E’ un giorno feriale, una città viva in fermento con tante attività commerciali, fabbricati nuovi che si intersecano con alcuni vecchi, nulla che mi colpisce in particolare modo. Torno in piazza al bar, per dare il cambio agli altri amici che desiderano andare, anche loro, in giro per la città, resto a custodire gli zaini fino al ritorno di qualcuno di loro prendendo una birra. Rientra Luigi con i biglietti, vado con Stefania a visitare la parete sud del plato, dove si trova, vista mare, la residenza del Presidente della Repubblica ed altri edifici governativi, tutti controllati da militari armati agli ingressi, senza possibilità di fare foto, ma gentili quando chiedo loro informazioni. Sull’alta parete rocciosa, legati con corde come stessero scalando una parete ricciosa, alcuni militari stanno disbocando con moto sega la foresta che nel tempo si è formata; con Stefania vado al museo di Amilcar Cabral, eroe nazionale che ha portato nel 1975 all’indipendenza dal Portogallo le isole di capo Verde per poi proseguire il giro della città per altre vie, un buon caffè in una ottima pasticceria. Ci si ritrova tutti al solito bar in piazza dove tutti sono già arrivati, riesco ugualmentre ad andare a visitare il palazzo della cultura capoverdiana li di fronte.
Alle 13 con 3 taxi andiamo alla stazione marittima in attesa del traghetto delle 3, controlli passaporti prima di entrare nella hall e prima di uscirne, i nostri bagagli vengono caricati sul un camioncino, successivamente tutti quelli degli altri viaggiatori sopra i nostri formando un’immagine di non senso, prima che questo mezzo venga anche lui imbarcato carico sul traghetto. A piedi dalla stazione al traghetto,
si sale nell’unico grande salone, ad ognuno viene consegnato un sacchetto in plastica in quanto questa traversata viene segnalata come traghetto del vomito per le sempre avverse condizioni dell’oceano, per le alte onde. Acque tranquille e calme all’uscita dal porto, ma subito dopo si comincia a ballare, infatti molte persone cominciano ad avere questo problema, preferisco uscire e passare buona parte del viaggio, anche con Nicola, in uno piccolo spazio di ponte esterno con vista sull’oceano e sulle alte onde, alcune veramente alte, forse oltre i 5 metri, che sballottano e sollevano la nave continuamente. Veramente bello vedere queste onde gigantesche, e la lunga scia spumeggiante lasciata in coda dai motori della nave, il sole che inizia a calare e i suoi riflessi sull’acqua formando meravigliosi arcobaleni, forse in lontananza potremmo aver visto la sagoma fdi alcune balene.
Impressionante è vedere dall’alto il camioncino dei bagagli con il carico che porta. Dopo oltre 4 ore di traversata, si arriva al porto di Sao Filippe, sull’isola di Fogo, attacca su un molo , viene stesa una piccola passerella dove scendono tutti i passeggeri, i bagagli restano sul camioncino in quanto non funziona la ribalta per farlo scendere, oppure essendo in ritardo e la nave deve proseguire per Brava, i bagagli si devono scaricare manualmente, dallo stesso creando un caos indescrivibile mai immaginabile, si va all’assalto della diligenza, ancora più difficile per i nostri che sono stati caricati per primi, in qualche modo riusciamo a ricuperarli senza farli cadere a mare compreso la valigia blu di Italo. Fuori dalla stazione, ormai al buio della serata, ci aspetta la guida nostra di Fogo, che con il suo minibus ci porterà alla sua locanda al villaggio ai piedi del vulcano, ad oltre 1800 metri di quota, prima parte su una strada lastricata in pietra, poi per sterrati senza vedere nulla di quello che ci circonda dei pochi villaggi che attraversiamo. Arrivati alle 21.30, alla Cha das Calderas, al ristorante della casa ci aspetta una cena con pollo, riso, budino al cioccolato, un buon vino tinto di Fogo per cominciare ad entrare in questa terra. Poca acqua e solo fredda per le docce, belle le camere che danno tutte su un cortile interno di questa casa.