capo verde 19/2

Volo regolare, a Lisbona salutiamo di corsa alcuni degli amici di questo viaggio in partenza per le loro destinazioni, resto ancora per qualche ora con Carla, Nicola, diretti con me Milano, e Stefania che nel pomeriggio riprenderà un volo per Dublino. Con la metropolitana andiamo in centro, a piedi poi per la piazza centrale, prendiamo un tram per visitare e attraversare la città da un capo all’altro, per avere una visione d’insieme di Lisbona.20170219_105815 Pranzo in una trattoria tipica, salutiamo Stefania prima di trsferirci per le 13 in aeroporto, dove ritroviamo Padre Ottavio. Ultimi saluti a Malpensa agli ultimi due compagni di viaggio, Nicola con suo padre mi accompagnano in macchina a Como, evitandomi di prendere il treno.

 

capo verde 18/2

Oggi ultimo giorno di soggiorno a Capo Verde, dedicato alla visita della città di Praia e a Ribeira Grande. Tutto oggi procede con molta calma, colazione alle 8 in albergo, indecisione su quale mezzo prendere per andare a Cidade Velha, oggi ribattezzata Ribeira Grande de Santiago per vedere le testimonianze dei primi coloni dall’epoca dei colonizzatori, oggi patrimonio dell’umanità Unesco. E’ sabato, a piedi erriamo per questo quartiere periferico alla ricerca di un bus urbano che ci possa portare alla nostra meta, passiamo per diversi mercati in piena attività, in uno di questo riesco a trovare e farmi regalare alcuni semi della pianta di tamarindo che mi sto trasportando in spalla dal 3′ giorno,

lungo le vie si aprono negozi dalle più svariate attività. In una piazza sono fermi diversi minibus, che si offrono di portarci, si contratta il prezzo della corsa con alcuni decidendo per l’ultimo che in mezz’ora ci trasporta su strade, sempre in pietra lungo la litoranea dell’oceano, a questa antico villaggio, oggi paesino di pescatori e di contadini: qui sorgono i monumenti più antichi che si siano conservati in tutto l’arcipelago. Sulla piazza, fra diverse bancarelle per turisti, si eleva tra le palme di cocco il Pelourinho, palo in pietra costruito come gogna e simbolo della giustizia dove venivano legati e fustigati gli schiavi ribelliimg_7046. In attesa del pranzo che prenotiamo al ristorante che da sulla spiaggia, alcunin di noi scelgono di andare a vedere l’antica fortezza e la cattedrale situate sulla collina alle spalle del villaggio, mentre con altri mi fermo, sono stanco e non ho voglia di altro cammino: preferisco sentrire l’acqua delle onde del mare, fare due passi sulle rocce della spiaggia fino al porticciolo con le barche colorate tirate a riva, osservando ragazze in gita scolastica, quindicenne, con le loro folte e caratteristiche capigliature. Mentre aspettiamo il resto del gruppo per il pranzo fissato per le 13.30, ci viene fame, quindi Luigi, Carla ed io ci facciamo portare degli antipasti a base di pesce, ottimo per togliercila fame. Duranten questa attesa mi intrattengo con un altro ospite del ristorante in attesa del pranzo, si tratta di un Padre cappuccino, Padre Ottavio, mi racconta della sua missione a Fogo, e che rientrerà anche lui domani in Italia. img_7054Vede Carla con la sua mano fasciata, chiede come è successo l’incidente e si presta, una volta arrivati a Milano, dove verrano a prenderlo, di accompagnarla a Torino, in quanto lui è diretto a Fossano. Finalmente si pranza, tutto a base di pesce, sempre innaffiato con del buon vino fresco di Fogo.

Ora proprio due passi su alle prime case del villaggio, trovando sulle porte delle loro case diversi abitanti con i loro bimbi, con cui Carla parla e gioca molto con loro. Alle 16, con un altro minibus torniamo a Praia facendoci portare direttamente al platò sulla piazza centrale, salutiamo Italo, stanco, che rientra subito in albergo e che rientrerà in Italia solo nella tarda serata di domenica, mentre noi passeggiamo per il centro, per un’aperitivo per tirare l’ora del ritiro degli zaini. Alle 20, con 3 taxi passiamo a ritirarli in albergo, con gli stessi ci facciamo portare in aeroporto e si resta in attesa del volo delle 2 del mattino per il trasferimento a Lisbona.

capo verde 17/2

Come programmato, alle 6 prendiamo il minibus per l’aeroporto, cominciano ad esserci le prime luci dell’alba così scendendo ci rendiamo conto della strada e del paesaggio che non abbiamo visto la sera dell’arrivo: osserviamo le vigne dove viene prodotto il famoso vino di Fogo, belli i due coni vulcanici si stagliano sopra di noi, attraversiamo alcuni piccoli villaggi prima di giungere all’aeroporto. Siamo i primi in attesa del cek in, imbarco e decollo alle 9.30 per mezz’ora di volo per Praia,

con un taxi andiamo all’hotel Santiago, già prenotato. Un buon albergo, accolti con gentilezza, dopo l’assegnazione della camera, mentre Italo resta per riposare, io decido di andare a piedi in centro a piedi, un’ora fra discesa e salita lungo la brutta strada della circonvallazione, una lunga scala con gradini colorati nei diversi colori,img_7006 arrivo alla piazza centrale del platò, prendo il corso centrale Amilcar Cabral, affollato, arrivo fino al liceo, ritorno dalla via pedonale su cui si affacciano tanti locali della movida serale, al mercato compero un chilo di fragole, buone e mature, me le faccio lavare, per il mio pranzo di oggi, in piazza seduto su una panchina, vicino ad un ragazzo capoverdiano, parla un pò d’italiano, come lavoro fa la guida turistica ed è bello conversare con lui, c’è sempre da imparare. Nel primo pomeriggio, sempre a piedi, torno in albergo, mentre Italo esce ora per pranzo, doccia e riposo in camera, in attesa dell’arrivo degli altri amici previsto per dopo le 19. Una breve passeggiata nel quartiere arrivando alle scuole mentre i ragazzi stanno uscendo, passando per le vie di un mercatino.

Dopo il loro arrivo e la loro sistemazione nelle camere, con 3 taxi andiamo tutti in centro per una serata in un locale caratteristico, molto affollato, per ascoltare, dal vivo, musica e canzoni capoverdiane.

Notte in albergo.

capo verde 16/2

Dopo la solita sveglia mattutina e un’abbondante colazione, alle 7 con una giovane guida locale iniziamo la risalita al vulcano Pico de Fogo, alto 2825 metri. img_6921Una breve strada sterrata di un paio di chilometri, poi per un ripido su un arduo sentiero, segnalato dalla guida, di rocce a tornanti, molto difficile e pericoloso, ma con un magnifico spettacolo sull’oceano e sugli altri monti dell’isola, fra cui il vicino altro vulcano attivo, il Pico Paqueno, alto 2067, nelle brevi soste fatte per irprendere fiato. Le ultime eruzioni di questo vulcano risalgono al 1995 e al 2014, l’ultima con grosse colate di lava che hanno sommerso il paese sottostante, grossi danni materiali ma senza vittime avendo avuto il tempo di evacuare il paese alle prime avvisaglie. Arrivati in cima siamo sul bordo del grosso cratere che si apre sotto davanti a noi, piccole fumarole e qualche tratto di parete gialla, causato dalle emissionui di zolfo nel tempo.

Dal bordo non ci si può muovere molto, si ha il tempo di bere e mangiare qualcosa, ammirare il bellissimo paesaggio e i letti di cenere nera che si stendono a lato del sentiero fatto per risalire. E’ la sorpresa che ci aspetta, infatti il ritorno sarà fatto, chi di corsa o a ruzzoloni col sedere, sollevando nuvole di polvere che riempie vestiti, scarponi e colorando gli zaini. Solo una piccola caduta di Carla, all’inizio su una roccia, ha rovinato per lei il fascino di questa nuova esperienza, ma aiutata e confortata da tutti noi, pur molto dolorante alla mano e medicata sommariamente, ha ripreso subito a scendere.

Scesi di nuovo al piano, mi accordo con la guida per andare alla ricerca del caffè in grani, entra in alcune case, solo in una merceria riesco a trovarlo, solo già macinato, va bene così. Birra fresca, doccia e un quasi riposo, perchè subito dopo vado con Nicola per vedere il paese visto prima dall’alto completamente ricorperto dalla colata di lava, larga circa 300 metri e alta oltre 4 metri. Una visione apocalittica di quello che la forza della natura può fare, case sventrate e completamente sepolte dalla nera lava, da cui emergono solo alcuni tetti sfaciati. In modo particolare mi ha colpito all’inizio la prima casa, si vede la lava che entrate sul retro dalle finestre dopo aver riempito le stanze, ha riempito il terrazzo fino al parapetto senza sfondarlo, una visione infernale.

Ora in fondo alla colata, prima della grossa foresta di alberi esistenti sulla montagna, qualcuno inizia a ricostruire qualche casa e ritorna la vita per coltivare le vigne sulle pendici del monte non intaccate dalle colate, allevano polli e qualche bovino. Mi fermo con Nicola alla merceria dove avevo comperato il caffe, prendiamo un assaggio del vino dolce di Fogo, veramente ottimo, come passito, prima di rientrare per cena alla locanda. Pulizia zaini, birra in cortile chiaccherando con gli amici, ottima la cena a base di pesce con buoni sughetti, riso e verdure, con due bottiglie di vino bianco e rosso di Fogo, gelato finale.

A letto puntando la sveglia alle 5 dovendo partire con il minibus alle 6 con Italo per l’aeroporto per il volo per Praia.

capo verde 15/2

Sveglia alle 5, colazione alle 5.30, subito trasferimento allì’aeroporto per il volo delle 9 per Praia, capitale di Capo Verde, sull’isola di Santiago per un’ora di volo. Veloci formalità d’imbarco, con 3 taxi ci si trasferisce in centro, al plateu centrale, fermandoci in un bar della piazza per una nuova colazione con torta e cappuccio.

Ora mentre Luigi deve andare in agenzia per fare i biglietti del traghetto, per l’andata a Fogo, con alcuni di noi andiamo in giro per il corso principale in centro, fermandoci al mercato generale, tante bancarelle interne e molta gente locale a far acquisti, sopratutto di frutta e verdura.

E’ un giorno feriale, una città viva in fermento con tante attività commerciali, fabbricati nuovi che si intersecano con alcuni vecchi, nulla che mi colpisce in particolare modo. Torno in piazza al bar, per dare il cambio agli altri amici che desiderano andare, anche loro, in giro per la città, resto a custodire gli zaini fino al ritorno di qualcuno di loro prendendo una birra. Rientra Luigi con i biglietti, vado con Stefania a visitare la parete sud del plato, dove si trova, vista mare, la residenza del Presidente della Repubblica ed altri edifici governativi, tutti controllati da militari armati agli ingressi, senza possibilità di fare foto, ma gentili quando chiedo loro informazioni. Sull’alta parete rocciosa, legati con corde come stessero scalando una parete ricciosa, alcuni militari stanno disbocando con moto sega la foresta che nel tempo si è formata; con Stefania vado al museo di Amilcar Cabral, eroe nazionale che ha portato nel 1975 all’indipendenza dal Portogallo le isole di capo Verde per poi proseguire il giro della città per altre vie, un buon caffè in una ottima pasticceria. Ci si ritrova tutti al solito bar in piazza dove tutti sono già arrivati, riesco ugualmentre ad andare a visitare il palazzo della cultura capoverdiana li di fronte.

Alle 13 con 3 taxi andiamo alla stazione marittima in attesa del traghetto delle 3, controlli passaporti prima di entrare nella hall e prima di uscirne, i nostri bagagli vengono caricati sul un camioncino, successivamente tutti quelli degli altri viaggiatori sopra i nostri formando un’immagine di non senso, prima che questo mezzo venga anche lui imbarcato carico sul traghetto. A piedi dalla stazione al traghetto,

si sale nell’unico grande salone, ad ognuno viene consegnato un sacchetto in plastica in quanto questa traversata viene segnalata come traghetto del vomito per le sempre avverse condizioni dell’oceano, per le alte onde. Acque tranquille e calme all’uscita dal porto, ma subito dopo si comincia a ballare, infatti molte persone cominciano ad avere questo problema, preferisco uscire e passare buona parte del viaggio, anche con Nicola, in uno piccolo spazio di ponte esterno con vista sull’oceano e sulle alte onde, alcune veramente alte, forse oltre i 5 metri, che sballottano e sollevano la nave continuamente. Veramente bello vedere queste onde gigantesche, e la lunga scia spumeggiante lasciata in coda dai motori della nave, il sole che inizia a calare e i suoi riflessi sull’acqua formando meravigliosi arcobaleni, forse in lontananza potremmo aver visto la sagoma fdi alcune balene.

Impressionante è vedere dall’alto il camioncino dei bagagli con il carico che porta. Dopo oltre 4 ore di traversata, si arriva al porto di Sao Filippe, sull’isola di Fogo, attacca su un molo , viene stesa una piccola passerella dove scendono tutti i passeggeri, i bagagli restano sul camioncino in quanto non funziona la ribalta per farlo scendere, oppure essendo in ritardo e la nave deve proseguire per Brava, i bagagli si devono scaricare manualmente, dallo stesso creando un caos indescrivibile mai immaginabile, si va all’assalto della diligenza, ancora più difficile per i nostri che sono stati caricati per primi, in qualche modo riusciamo a ricuperarli senza farli cadere a mare compreso la valigia blu di Italo. Fuori dalla stazione, ormai al buio della serata, ci aspetta la guida nostra di Fogo, che con il suo minibus ci porterà alla sua locanda al villaggio ai piedi del vulcano, ad oltre 1800 metri di quota, prima parte su una strada lastricata in pietra, poi per sterrati senza vedere nulla di quello che ci circonda  dei pochi villaggi che attraversiamo. Arrivati alle 21.30, alla Cha das Calderas, al ristorante della casa ci aspetta una cena con pollo, riso, budino al cioccolato, un buon vino tinto di Fogo per cominciare ad entrare in questa terra. Poca acqua e solo fredda per le docce, belle le camere che danno tutte su un cortile interno di questa casa.