Sveglia alle 5 e colazione alle 5.3o, alle 6 partenza con il minibus per Porto Novo, un’ora di viaggio lungo la litoranea fino alla stazione marittima per imbarcarci sul traghetto per Mindelo. Lascio quest’isola con un poò di rimpianto per la bella settimana trascorsa camminando, magari con fatica, attraverso queste bellissime valli, villaggi persi sulle montagne, nuova esperienza di notte a domire sulle terrazze e tanti altri ricordi. A Mindelo sempre con il minibus ci si trasferisce subito all’hotel Raian, lo stesso del primo giorno, per lasciare i bagagli e riprenderci le camere, evito Italo, dormirò in camera con Luigi. Si esce subito per andare in centro per pranzo, due tipi di piatti di pesce che ci si ditribuisce per assaggi fra noi, due passi al mercato
dove compero fagioli e aglio, bello quello del pesce con un grosso tonno in mostra sul tavolo, appena pescato, e tanti grossi, forse barracuda, dai grossi occhi che ti guardano dentro, veramente interessante questo mercato vicino alla falsa torre di Belem della città.
Si torna in albergo per le 13.3o per ripartire subito con il minibus per il giro dell’isola di Sao Vincente, fermandosi spesso in alcuni punti caratteristici: prima su una lunga spiaggia sabbiosa per camminare, alcuni, in riva al mare, alcuni bimbi cercano di vendere delle piccole conghiglie, ne compero alcune, mentre due persone del posto cercano e provano a far alzare in volo, con il forte vento tendendo le corde, un telo tipo parapendio, molto colorato.
. Proseguendo ci si ferma ad una grande duna di sabbia bianchissima, nulla in confronto con quelle del Ciad, ma forte il contrasto le nere montagne di lava alle spalle. Si raggiunge un altro villaggio dove sono inn corso lavori per nuove residenze moderne, in contrasto con la realtà dell’esistente, porticciolo con acque basse e molte barche colorate messe a riva sulla sabbia. Ci si ferma in un’oasi con molti mulini a vento per sollevare l’acqua per irrigare questi giardini verdi ricchi di piante da frutto
. Si rientra in città, il gruppo si divide, alcuni rientrano in albergo, altri vanno al mercato del pesce, che pensa che ora sia chiuso, io vado alla ricerca di un libro fotografico su Capo Verde, non ci sono librerie vere e proprie, passo in due cartolerie, lo trovo infine in un negozio così per caso e ne sono contento. Riesco a visitare la casa dell’Armonia, rosa intenso che spicca nel contesto generale, casa museo dove sono conservati ricordi di Cesaria Evora, cantante famosa in tutto il mondo per la sua voce, e per aver cantato in moltissimi teatri in tutto il mondo. Appuntamento alle 19.30 in albergo per andare con il minibus in un ristorante per una cena etnica, con musica dal vivo, ma alla fine niente di speciale.
Al termine della cena Luigi ci comunica le difficoltà che ha avuto per organizzare il ritorno da Fogo, non trovando la possibilità di tornare in traghetto, ha optato per un volo aereo con poco aggravio di costi, ma decidendo, mancando i posti per tutti sul volo del pomeriggio, che Italo ed io prenderemo il volo del mattino, nessuna obiezione da parte nostra.
Con riferimento alla discussione con Italo, riporto una prefazione del libro di Tiziano Fratus, IL SOLE CHE N ESSUNO VEDE, meditare in natura e ricostruire il mondo :
” L’uomo che entra in un bosco o in una riserva, in cammino o in qualsiasi trekking da solo o in gruppo, dovrebbe farlo in silenzio. Anzitutto per dimostrare rispetto al luogo che sta per accogliere, di conseguenza per meglio godere del vociare sommesso della natura. Un bosco non è mai completamente in silenzio, così come un uomo non lo è nemmeno quando tace. Produciamo rumore camminando, produciamo rumore respirando. La nostra sola presenza influenza lo scorrere della vita in un bosco. La volpe che ci intravede lungo il sentiero sfuma in un lampo di coda, dietro gli alberi. Sentendoci arrivarele anatre fra i giunchi riprendono il largo. Il martin pescatore muta postazione di tuffo sapendoci seduti in riva al lago. L’unica possibilità di ascoltare il silenzio assoluto l’abbiamo dentro di noi, soltanto lì, in fondo, laggiù, al cospetto del sole che neassuno vede. “