dancalia………..t.i.

da terre incognite .

l’tinerario

Ad un  turista colto e curioso la Dancalia ha parecchio da offrire, perchè costituisce unio dei musei natrurali più interessanti per l’osservazione delle morfologie tettoniche, passate e future.   Si comincia dal parco naturale del fiume Awash, poco sotto la capitale Adddis Abeba, un contesto di foreste e savane con canyon e cascate abitato da una ricca fauna, e dal lago Afrera, uno specchio di acque verdi salate circondato da basalti neri e da sorgenti termali situato 100 m sotto il livello del mare.    Si raggiunge facilmente il vulcano Erta Ale, il monte che fuma, il più spettacolare di una serie di crateri attivi alti sui 600 m allineati lungo una faglia, uno dei tre luoghi al mondo dove è possibile ammirare a cielo aperto un lago di lava in  perenne ebollizione a 1200’C, in quanto questo fenomeno avviene di solito nelle profondità marine.     La visione notturna della lava incandescente costituisce uno spettacolo unico e straordinario.  Attraverso sporadiche oasi di palme dun e colate di laghe si arriva al lago Assale, lago mobile salato che si sposta con i venti, e al cratere vulcanico di Dallol, uno dei punti più caldi e bassi della terra (-116m), un universo minerale di sorgenti geyseriane che producono stupendi laghetti con incredibili concrezioni e cristalli di cloruro di potassio, sodio e magnesio dai colori psichedelici, in un intenso afrore di zolfo.   Il vulcano ha anche costruito una distesa di guglie dalle diverse forme e dimensioni e dai colori intensi, quasi a formare una città fantasma e fantastica di roccia.    La contigua Piana del Sale èun’immensa pianura salina lunga 200 km, un’arido e rovente deserto di salgemma a perdita d’occhio, dove sempre Afar e Tigrini estraggono blocchi di sale che trasportano poi sull’altopiano etiopico con enormi carovane di dromedari, composte anche da duemila quadrupedi, uno dietro l’altro.    Lo storico egiziano Kosmos scriveva nel VI sec. che i re di Axum scambiavano il sale con l’oro.     Non costituisce affatto un caso che la Dancalia possieda uno dei maggiori depositi salini della terra.   In lontane epoche la depressione costituiva infatti un braccio laterale del Mar Rosso; poi sconvolgimenti geologici bloccarono l’accesso del mare e il lago evaporò, lasciando sul fondo strati di salgemma spessi centinaia di metri.    Si risale quindi per 2000 m l’altopiano assieme alle carovane bibliche del sale per raggiungere la regione del Tigray e il capoluogo Mekele (la Macallè italiana), dove visitare qualcuna delle misconosciute chiese rupestri ortodosse di Gheralta, risalenti le più antiche al IV-VI e le altre al IX-XV secolo, sconosciute fuori dalla regione fino al 1960, certo meno imponenti di quelle più famose di Lalibela ma ricche di elementi architettonici di pregio e di commoventi pitture.  In volo si rientra ad Addis Abeba, per una visita alla città e al suo pregevole museo antropologico e etnografico.

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da terre incognite

ETIOPIA

Dancalia, inferno geologico tra sale e vulcani.

Esistono ancora sulla terra regioni sconosciute, o quantomeno meno sconosciute fino a ieri e comunque ancora poco note, dove il turista intrapendente possa sentirsi un esploratore, o almeno un pioniere ? In Dancalia tutto questo può avvenire. Sul lato orientale del grande acrocoro dell’Etiopia, costituito da enorme montagne basaltiche alte fino a 4000 m a formare la maggior massa di rocce vulcaniche ed i più estesi altopiani del continente africano, si sviluppa la vasta depressione della Dancalia (grande  quasi un terzo dell’Italia), un deserto atipico formato da sabbie, colorate di lava, vulcani attivi e spenti, manifestazione vulcaniche secondarie, laghi salati ed enormi distese di sale che cosatituisce uno dei lughi più caldi e inospitali della terra, oltre ad uno dei punti più bassi sotto il livello del mare, dove si ha la sensazione di trovarsi in un altro pianeta e non nel cuore dell’Africa orientale, a non eccessiva distanza dalle acque del Mar Rosso.     Ma anche un luogo estremamente affascinante e reale per gli amanti dell’avventura, dell’esplorazione geografica e dell’ignoto, del tutto sconosciuto dalle carte geografiche fino a 80 anni fa e dove ancora oggi non risulta facile avventurarsi e neppure scevro di pericoli (tanto che occorre andare con agenzie specializzate, in convoglio e con permessi, accompagnati da guide locali e scorta armata e ci si può accampare soltanto presso i posti di polizia), dove si può riscontrare meglio di qualsiasi altro posto i risultati di sconvolgenti avvenimenti geologici del passato e quelli in preparazione per il futuro.   In questo deserto di lava e sale non piove praticamente mai, da sempre, la temperatura in estate arriva ai limiti della sopportazione umana (50′ C,  ma con punte record fino a 81), l’unica acqua potabile proviene da profondi pozzi in quanto i laghi sono tutti salati o salmastri e l’unico fiume si perde evaporando nelle sabbie.   Viene da chiedersi come in presenza di simili condizioni ambientali estreme possano sopravvivere una stentata vegetazione con alberi di acacia, euforbia e dracene, una fauna peculiare con asini selvatici, zebre di Gravy, gazzelle, orici, struzzi e otarde e, soprattutto, come possano viverci gli Afar, una scorbutica popolazione di pastori nomadi che rimediano il pasto allevando capre e cammelli e estraendo e trasportandolo sull’altopiano lastre di sale.   La Dancalia, che costituisce il tratto sommitale africano della grande spaccatura teutonica della Rift Valley, fino al 1928 risultava inesplorata: venne attraversata per la prima volta da una spedizione italiana che impiegò 4 mesi e un sacrificio di 5 vittime; tutti i numerosi tentativi precedenti erano finiti miseramente per le condizioni climatiche e la feroce ostilità degli Afar.     Sicuramente in un lontano passato le condizioni non dovevano essere così proibitive, se hanno permesso la vita a Lucy, l’austrolopiteco fossile considerato il più antico antenato umano vecchio di 3,5 milioni di anni, scoperto presso Harar assieme ai resti di scimmie antropomorfe risalenti a 10 milioni di anni fa e a quelli di elefanti, coccodrilli e ippopotami fossili.   La depressione dancala, lunga 500 km e larga 150, costituisce la parte settentrionale africana della Rift Valley. Quaranta milioni di anni or sono Africa e penisola arabica erano unite in un unico continente. Poi un’enorme faglia, prodotta dalla deriva delle zone continentali che in questo punto tendono ad allontanarsi, provocò il distacco attraverso una fossa che fu subito invasa dalle acque dell’oceano Indiano a formare il Mar Rosso. Attrraverso il golfo di Zula, poco a sud della città eriotrea di Massawa, le acque penetrarono anche nella depressione dancala formando un vasto golfo interno.    Sette milioni di anni fa una nuova faglia diede il via alla Great Rift Valley, una fossa tettonica nella superfice terrestre lunga oltre 5000 km e larga in media 100, che dalla Siria entra nel Mar Morto e nel golfo di Aqaba, scende lungo il Mar Rosso fino a Massawa dove entra in Africa attraverso la Dancalia, scende lungo la depressione dei grandi laghi etiopici fino al lago Turkana, poi attraversa Kenya e Tanzania per concludersi in Mozambico.    Non è un caso che questa frattura superficiale nella crosta terrestre abbia restituito i più abbondanti resti fossili di ominidi e antenati umani.    Sul fondo della Rift, disseminato di manifestazioni vulcaniche attive o passate, la crosta terrestre ha uno spessore non superiore ai 20 km, contro una media altrove di 100, ed i bordi tendono ad allontanarsi di qualche millimetro all’anno.     Tra qualche milioni di anni il Rift determinerà immancabilmente la formazione di una nuova isola continente, staccando il Corno d’Africa dal Continente ner, che galleggerà nell’oceano Indiano verso est come il Mdagascar, ma più a nord.    L’esplorazione della Dancalia è stata ritardata rispetto ad altre regioni africane dalla presenza degli Afar, una popolazione poverissima, ma fiera e indipendente, feroce e restia a qualsiasi tipo di contatto esterno, dove il maggior vanto sociale per gli uomini risiede nel numero dei nemici uccisi o evirati, intentendo per nemici chiunquenon appartenga al loro ristretto clan familiare.   Numerose spedizioni nel 1800 e all’inizio del 1900 finirono tragicamente nel sangue, ed ancora oggi i turisti che osano avventurarsi debbono essere scortate da guide locali e guardie armate.    Di pelle scura e rossastra, i capelli lanosi ricci e ondulati, di elevata statura e naso stretto, le donne afar sono molto belle nei loro ampi drappi colorati di cotone che mettono in risalto i corpi statuari ambrati e la luce dei volti, le adolescenti con treccine e a petto nudo, tutte ricoperte di bracciali, collane, orecchini e amuleti.   Molte presentano tatuaggi e scarificazioni tribali.    Gli uomini, assai vanitosi, portano un inseparabile coltello ricurvo in un fodero al fianco e viaggiano sempre armati di bastone e fucile.    Donne e bambini abitano entro capanne semisferiche ricoperte di stuoie vegetali, facilmente trasportabili, mentre gli uomini dormono sorvegliando le mandrie, loro unico patrimonio.    Sono blandi musulmani e animisti al tempo stesso, poligami, si sposano spesso tra cugini e per prestigio sociale uomini e donne debbono avere più amanti.

dancalia 2016…9′ giorno

5 gennaio 2016 martedi’

Subito dopo il decollo , passo in un sonno profondo svegliato dopo due ore per la cena . Alcuni posti sono vuoti , spostandomi  permetto ad Alessandra di stendersi ,  eccoci a Roma  alle 7 , dopo il ritiro dei
bagagli , il nostro gruppo si divide : in 7 proseguiamo  per Milano con il volo delle 8 lasciando e  salutando gli altri 6 amici del sud  , con la certezza e la speranza di ritrovarci in futuro , tutte persone stupende .
Alle 9 siamo a Milano Linate , ultimi saluti con la promessa di ritrovarci presto , almeno noi , per una cena a Milano . Ora ognuno a casa propria per ricominciare un nuovo anno , rivedere foto e sognare di nuovo .

 

dancalia 2016 …8′ giorno

4 gennaio 2016 lunedi’

Oggi ultimo giorno in Etiopia . Subito dopo colazione trasferimento in bus dall’albergo al vicino aeroporto per il volo per Addis Abeba : soliti controlli e nessun problema per i bagagli . Un’ora di volo e siamo nella capitale , visita al museo etnologico , sede anche di diverse facoltà universitarie , traffico intenso sulle strade pochi i semafori ma tempi lunghissimi per il passaggio dal rosso al verde .  Addis Abeba ha diverse linee metropolitane , costruite dai cinesi , che permettono veloci spostamenti in città distesa su una superficie collinare congrandi quartieri : girando con un piccolo bus passiamo nei pressi  di in un vecchio quartiere ,  alcuni edifici dei quali furono costruiti dagli italiani durante il periodo coloniale , ormai decadenti e in disfacimento . Passando di nuovo vicino  all’ingresso del palazzo di Menelik , evito di fare  foto : non è un giorno festivo , ci sono molte meno persone in giro e sui marciapiedi , mercatini e bancarelle lungo le vie non mancano di certo . Entriamo con il bus nel cortile – giardino dell’università fermandoci all’ingresso principale contemporaneamente  giungono sul piazzale diverse classi di bambini e bambine di circa 6 anni , tutte nella loro bella divisa della loro scuola , penso in gita scolastica e sono accompagnati dai loro insegnanti , entrano pure loro al museo . I bambini sono tutti belli ,  con i neri capelli ricci , le bimbe con nastrini fra i capelli di vari colori , tutti sorridenti , hanno occhi splendenti sul loro visino di un nero delicato . All’ingresso , pannelli sulla storia dell’università e molti altri sulla storia politica , economica e culturale dell’Etiopia  . 20160104_112404Si sale al primo piano sede del museo , ora manca la corrente ,  un po’ buie , ma una volta ripristinata , vediamo nelle diverse teche oggetti preziosi della storia etiope , nelle sale diversi reperti etnici delle varie tribù  . Usciamo e in attesa del nostro  gruppo , escono pure i bimbi etiopi che vengono a sedersi accanto a noi , sui muretti dell’ingresso : ordinatamente su invito dei loro insegnanti cantano  battendo le mani , si fanno fotografare volentieri , scambio con un loro maestro l’indirizzo mail per trasmettere successivamente loro le foto scattate . Pranziamo in un locale caratteristico vicino al museo , da piatti etnici  alla pizza , tante specialità a base di  carne . Torniamo a casa di Gilbert , persona disponibilissimo pronta a rispondere ad  ogni nostra domanda , per un attimo di pausa e di riposo .  Ora in un altro quartiere per prendere in un locale tipico un caffè caratteristico etiope , molto forte ; sulla strada siamo assaliti da venditori di strada locali , vendono di tutto dalle cartine dell’Africa alle collanine , dai cd con le loro musiche , molti i  mendicanti lungo il marciapiede , bisogna fare particolare attenzione ai borseggiatori che qui certo non mancano . Ora al mercatino turistico per gli ultimi acquisti , sia sulle bancarelle lungo la strada oppure in un palazzo con molti negozi  ai vari piani dove si trova di tutto , anche libri stampati durante il periodo coloniale italiano . Andrea ha ora prenotato alcune camere in un albergo li vicino , per sistemarsi  prima della cena e della partenza di questa notte dall’aeroporto per il rientro a casa .
Due ore , chi in camera , chi nella spa per doccia , sauna , bagno turco e lettini per un relax . A chiudere cena in un ristorante tipico con musica dal vivo dove sul palco si esibiscono cantanti , ballerini e ballerine presentando balli e canti delle varie regioni del paese : sono veramente scatenati nei loro movimenti , hanno un’energia incredibile . Pure la cena è davvero particolare , difficile da descrivere il piatto unico uno per tutti , piccoli pezzetti di carne di montone , tante salsine, riso e insalata , inizialmente da prendere il tutto con le mani poi aiutati dalle posate . Manca ora solo la partenza, controlli doganali e due ore di attesa prima dell’imbarco previsto per mezzanotte da trascorrere in questo aeroporto internazionale , non dei migliori fra quelli visti fin’ora .

dancalia 2016 …..7′ giorno

3 gennaio 2016 domenica

Notte tranquilla e silenziosa , alle 5  inizia a piovviginare , gli amici che hanno scelto di dormire all’esterno sotte le stelle , devono rientrare al coperto ,  un po’ di trambusto prima di iniziare una nuova giornata . La pioggia aumenta , bisogna spostare i letti per preparare i tavoli della colazione , subito dopo smontare il campo , caricare il tutto sui fuoristrada prima di lasciare il villaggio per  iniziare la risalita dalla depressione dancalia verso Makele e il ritorno ad Addis Abeba . Alcune carovane di dromedari e muli , carichi di blocchi di sale ,  sono già in marcia per la risalita verso Berhale . Sulla strda incontriamo molte frane cadute a causa della pioggia dalle alte pareti di arenaria dai lati della stessa , sassi e grossi massi rendono difficile la risalita ai mezzi pur con il poco il traffico , ma qualche autista disgraziato o sbronzo lo si trova sempre con incidenti sempre possibile , bravo il nostro autista a schivarlo . Una breve sosta lungo la strada per vedere scorrere nella gola sotto di noi  le acque vorticose di un torrente in piena , ieri asciutto e a secco , senza  un filo d’acqua , solo un letto di pietre e sassi  disegnava il paesaggio . Passiamo in un centinaio di kilometri , dai -100 mt dalla depressione Dancala ai 2000 mt di questa cittadina posta sull’altopiano del Tigray , dopo aver passato  i villaggi di Wucro e Dogoum ,  ci si ferma per pranzo in un ristorante  . Ora non abbiamo più il  deserto con piste sabbiose , ma in questa zona abbiamo una rigogliosa vegetazione , l’acqua non manca e viene prelevata dai pozzi , bovini dalle grande corna nei campi sia sulla strada che nei campi , sempre sotto il controllo delle donne o da parte di alcuni bambini . Dopo il pranzo con piatti locali , prendendo una sterrata laterale andiamo a visitare una delle 125 chiese rupestri scavate nella roccia , Abraha Atsba , che risale al dodicesimo secolo . Lungo la strada ci si ferma ad osservare dei grandi panorami che si aprono davanti a noi con sullo sfondo i monti del Tigray . La strda ha termine  in un villaggio dove all’arrivo , decine di bimbi cercano di venderci conchiglie e fossili , loro piccoli tesori , di cui la zona ne è piena , ma rinviamo la trattativa la trattativa e il loro assalto al termine della visita al tempio . Con una breve salita , siamo all’ingresso del complesso monastico , l’esterno della chiesa era stato completamente rifatto , a suo tempo , durante il periodo coloniale , dagli italiani , come offerta o devozione :  antica , affascinante  e parzialmente scavata nella montagna con i due pope all’ingresso per la vendita dei biglietti , dentro si deve entrare scalzi , Andrea ci illustra e spiega  i dipinti sulle pareti interne,  affrescate ma rovinate parzialmente dal tempo e dall’incuria,  alcuni fatti direttamente su intonaco , altri su teli intonati fissati successivamene alle pareti . Scesi al villaggio nuovo incontro e scontro con le decine di bimbi che ci stanno aspettando per la vendita dei loro piccoli fossili , non possiamo comperare uno pezzo da ognuno e  accontentarli tutti , eventualmente con una moneta ciascuno , intavolo con loro una trattativa facendo mettere per terra allineati i pezzi più grossi , si forma una grande ressa , tutti parlano e urlano in amarico , non ci si capisce nulla , non si combima nulla e mi dispiace non poter comperare nulla , ma mi richiamano e dobbiamo ripartire .
Il nostro fuoristrada chiude la fila , a metà salita  una foratura ci ferma , gli altri mezzi sono molto più avanti : l’autista inizia la sostituzione della gomma , mentre siamo fermi veniamo raggiunti da una famiglia partita a piedi dal villaggio , un uomo con due donne ed un bimbo piccolo imbragato sulle spalle della mamma , un altro ragazzino , ognuno di loro ha un pollo vivo in mano , con le zampe legate , sono diretti ad un villaggio posto  più  in alto , ci chiedono un passaggio che non possiamo dare . Preoccupati del nostro mancato arrivo , ecco ritornare uno degli altri fuoristrada riuscendo infine alla sostituzione della gomma . Nel tardo pomeriggio arriviamo distrutti all’albergo a Makele  , cena allo stesso ristorante , sistemazione e rifacimento bagagli , riposo dopo questa lunga giornata .