dolpo 2012………….30/4

Dopo colazione, voglio andare a vedere il giardino dei sogni, verde e silenzioso, appena fuori Thamel, impensabile in una città come Katmandhu. Su un marciapiede prima di arrivare al giardino, una immagine mi lascia estrerrefatto, vedo abbandonato e solo un piccolo bimbo, legato con una corda al piede ad un palo della luce, tutti le persone camminano indifferenti come se fosse la cosa più naturale, non so come reagire e cosa fare, la scena mi perseguita, arrivo al giardino, guardo distrattamente i fiori e le piante, la mente torna sempre al piccolo, al ritorno vedo la mamma seduta vicino a lui con il piccolo in braccio. In albergo trovo l’ultimo persona del gruppo, appena arrivato: un ragazzo americano di nome Jonathan. Ci si trasferisce in aereoporto alle 13, lasciando in albergo valigia e tutto il superfluo che non ci servirà durante il trekking, volo delle 14.15, un’ora per Nepalgany, città situata al confine con l’India nel sud ovest del Nepal. Da questo piccolo aereoporto ci si traferisce con un minibus in un lussuoso albergo in periferia della città, fa molto caldo umido, circa 38 gradi di temperatura, una fresca birra in veranda con tutto il gruppo, assegnate le camere, nel primo pomeriggio passeggiata a piedi in città per una lunga strada trafficata, guardando e fotografando case e persone mentre sono intenti ai lavori e alle loro varie attività della vita di ogni giorno. Si ritorna in risciò, ognuno ne prende uno fra quelli che si offrono, fra di loro inzia una specie di gara con sorpassi per superarsi, tanta fatica per questo lavoro per guadagnare poche rupie, solo per il piacere per noi turisti. Alcuni si fermano in albergo, io riprendo la strada in direzione opposta, verso l’aereoporto, piene di baracche in lamiera o in muratura fatiscente, dove si esercitano attività di ogni genere: sarti  con le loro macchine da cucire ed altri a stirare, bancarelle per la vendita di frutta o di vari generi alimentari, mi fermo a parlare con diversi ambulanti, senza intenderci o capirci, ma sempre con piacere da entrambi. Ottima la cena in albergo, buone le stanze, infine preparazione del proprio zaino e di un borsone comune a due persone.

dolpo 2012 …………29/4

Subito dopo colazione, vado in una libreria alla ricerca di libri illustrati sul Dolpo,  trovo solo piccole guide e tre libri in inglese, che leggerò poi a casa: DOLPO THE HIDDEN PARADISE, STONE OF SILENCE e THE HIDDEN LAND. Come programmato, si inizia con una visita a Katmandhu, con guida parlante italiano, di nome Mahesh che ci presenta e illustra la sua città in tutti i suoi aspetti, religiosi, civili, architettonici con molti altri particolari, che lo scorso anno mi erano sfuggiti: si parte con un minibus, si comincia dai templi induisti, percorrendo una strada in costruzione che per allargarla demoliscono le facciate dei fabbricati sia a dx che a sx, lasciando in piedi il resto delle case. Si comincia dal quartiere induista Pashupatinah arrivando poi al fiume dove è in corso la cerimonia di cremazione di un cadavere, in vita deve essere stata una persona ricca vista la quantità di legna usata per la pira e il gran numero di parenti attorno alla salma. Si sale sulla collina li vicinoper vedere i numerosi templi, assieme ai molti fedeli induisti, bellissimi nelle loro vesti multicolori, attorno ai templi vivono in libertà molte scimmie, mentre all’interno vi abitano molti shadu con i loro seguaci. Con il minibus andiamo in centro per la visita al tempio di Boudhanaht, prima a pranzo in un ristorante tipico che dà sulla piazza, con lo sguardo sempre rivolto al tempio e al grande paesaggio dei monti all’orizzonte, sulla piazza sottostante con le processione dei monaci attorno al tempio mentre fanno ruotare le ruote di preghiera appoggiate sui muri, restando noi ammiratti da tanta devozione. Visitiamo  un monastero buddista, situato in piazza, riccamente decorato, vivendo intensamente l’incontro avuto singolarmente con un monaco, con una preghiera, anche senza capirci nulla, mi trasmette una forte energia interiore donandomi infine una sciarpa bianca a ricordo dell’incontro. Ci si trasferisce al tempio delle scimmie in un’altro quartiere della città, entrando anche in un tempio dove è in corso una cerimonia religiosa con monaci, giovani e anziani, intenti a cantare e a pregare, al suono dei tamburi. Bello è vedre dall’alto la città e tutti i suoi templi; riscendiamo a piedi dall’alto della collina su una lunga scalinata, sempre con le scimmie, piccole e grandi, che ti si avvicinano e assalgono da ogni dove alla ricerca del cibo, ci si trasferisce con il minibus a Durban Square, piazza storica di Katmandhu, centro a suo tempo della vita hippy degli anni 70. Entriamo nel cortile della casa della Cumari, la dea bambina, che sola una volta al giorno si affaccia alla finestra della sua camera per osservare e salutare i fedeli, affacciatasi la vediamo, dal suo volto sembra che lo sguardo ti parli e ti scruti dentro, apparizione misteriosa e fuori dal tempo che abbiamo avuto la fortuna di osservarla. Si prosegue con la visita al palazzo reale e ai diversi templi con il tetto a pagoda della piazza, a piedi si rientra in albergo percorrendo le strette vie, sempre affollate di persone, di motorini, risciò e biciclette, tutti suonano i loro clacson infernali nelle varie tonalità per farsi strada, vero caos infernale. Cena all’ultimo piano di un ristorante, salendo per cinque piani su scale anguste, soddisfatti ma stanchi.  .

dolpo 2012 ………..28/4

Alle 8.45 volo per Khatmandu, aereo pieno e servizio pessimo a bordo, veloci le fomalità doganali rispetto allo scorso anno, sul piazzale esterno ritrovo le guide nepalesi già conosciute nel Mustang, contento di rivederle dopo la bella esperienza dello scorso anno. Ci si trasferisce in albergo e in attesa dell’assegnazione delle camere, esco e vado in giro per il quartiere di Thamel, sempre più caotico con traffico indescrivibile nelle strette vie, nel frattempo in albergo è arrivato Orfeo, da San Benedetto del Tronto sesto del gruppo. Notte in albergo.

 

dolpo 2012 ………….27.4

Ritrovo in aereoporto, a Milano Malpensa, con Carlo, la nostra guida, e gli altri componenti del gruppo: i coniugi Marina e Giovanni Oggioni, Elena, Ilario, altri amici arriveranno direttamente a Khatmandu da Roma. Risolto il problema dei bagagli, avendo Carlo un collo in più non previsto, si parte alle 22.15, volo della yet airways, servizio a bordo di qualità inferiore rispetto all’altro per il Nepal, arrivo a Nuova Delhi alle 5.30, lungo trasferimento a piedi all’interno dell’aereoporto per raggiungere il gate 11 per l’imbarco per Khatmandu.

dolpo 2012………….1b

Prima di ogni partenza per qualsiasi viaggio, prima di fare qualsiasi cosa di nuovo diverso della solita routine quotidiana, cerco sempre di leggere questa poesia che mi da forza.

da PABLO NERUDA

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e chi non cambia il colore dei vestiti, chi non parla e chi non conosce.

Lentamente muore chi fa della televisione il suo gurù, muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero sul bianco e i puntini sulle  “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno vibrare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare.

Muore lentamente chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un porogetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordanosi sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di rfespirare.