capo verde 11/2

Questa notte ho diviso la camera con Luigi, pure lui dorme poco e si sveglia presto, così alle 6.30 siamo giù prima degli altri ad iniziare colazione con un buon caffè, alle 7 tutti insieme su due tavolate dove è stato preparato di tutto, ottimo inizio di una nuova giornata di cammino.

Alle 8 prendiamo il loro minibus per evitare un lungo tratto strdale sulla costa fino a Ribeira Grande e il succerssivo tratto di strada in pietra per la risalita della vallata fino a Boca de Figueirat, da dove inizierà il nostro cammino di oggi. Luigi risente ancora della forte bronchite che ha in corso, per non peggiorare il suo stato fisico, consigliato, si farà trasportare più tardi con il pulmino, sul quale aveva caricato tutti i nostri bagagli, dandoci appuntamento a Corda, il primo villaggio che incontreremo al termine della prima risalita per poi riprendere assieme il cammino.

Oggi fa molto caldo, il primo tratto è faticoso e difficile con molti tornanti, saliscendi continui, bello il paesaggio sulle valli osservando i contadini al lavoro nei loro campi e negli orti terrazzati, ben sostenuti da muretti a secco continuamente bagnati dall’acqua che viene prelevata dalle lanzade, nulla viene sciupata, l’acqua passa per caduta irrigando bene le varie zone. Arrivo al termine della salita, fradicio di sudore, maglietta bagnata, fortunatamente è arrivato Luigi con i bagagli, riesco a prendere il mio borsone, cambiarmi prima di riprendere a salire. Davanti a noi ora abbiamo 4 chilometri di risalita su strada lastricata in pietra, con diverse macchine che risalgono alla vetta, molte sono dei residenti, ma diverse altre sono minibus che trasportano turisti. Poche le case isolate, fuori di esse due bimbe vengono ad offrire e cercano di venderci delle mele, mentre un altro bimbo su un banchetto, lungo la strada, cercherà di venderle a sacchetti, diamo loro un piccolo contributo per vederli sorridere.

Al villaggio dove ora arriviamo, fuori dalle case sono appesi file e file di vestiti, ad asciugare, oltre a grandi stoffe colorate e tappeti di ogni genere, uno spettacolo pure questo. Lasciamola strada per prendere una lunga discesa per sentieri, buona parte sono oltre 3000 gradini di varie dimensioni e altezze variabili, alcuni tratti sterrati con terriccio e ghiaino, veramente da prestare la massima attenzioni , ricompensati però dalla bellezza delle vallate che ci circondano. Al termine di questa infinita discesa, ci si ferma per pranzo in uno spazio immersi nel verde, su grossi massi che affiorano dal ruscello che scende da un’altra valle, le cui acque incanalate bagnano nuovi terrazzamenti coltivati a tuberi di vari tipi.

Pranzo con molta fame dalla schiscetta preparata, ognuno sceglie il suo sasso per riposarsi, prima di ripartire alle 2.30 in risalita con nuovi tornanti a gradini, ammazza ginocchia, prima di ridiscendere al villaggio dove dormireno questa notte nell’ultima casa alla fine dello stesso. Ci sistemiamo in un’unico locale all’ultimo piano, si coperto con spessi stratti di foglie di palma o banani, ma finestre aperte su tutti i lati con un unico servizio due piani sotto: materassini sui 4 lati e tavolo per cena e colazione al centro. In attesa della cena, andiamo a vedere la lavorazione delle canna da zucchero, che passata sotto un rullo di una macchina, viene prodotto un succo, scaldato sopra un camino acceso e passato poi da un alambicco, fermentato e stagionato vien trasformato in rum.

Visitiamo la loro semplice cantina dove viene stagionato in botti, per la conservazione prima di essere rivenduto come bevanda tipica dell’isola, un po alcoolica. Anche noi l’assaggiamo, prelevando prima da un bidone un bicchiere di succo appena spremuto, poi da loro viene offerto un buon rum. In attesa della cena mi fermo sulla strada ad osservare un contadino che sta tagliando e rifacendo un nuovo manico per il suo attrezzo da lavoro nei campi, con un ramo di nespolo, tagliandolo a mano e piallando ripassandolo continuamente per renderlo liscio, dallo stesso ricava un cuneo, che inserirarà per bloccarlo nell’attrezzo alla fine, un vero artigiano molto bravo.

Doccia spartana prelevando con un piccolo contenitore l’acqua fredda da una tinozza all’esterno del bagno e versandola addosso per lavarsi. Ottima cena  con riso e verdure, cosce di pollo, e dolce finale prima di addormentarsi.

capo verde 10/2

Ci voleva una notte così, prima di riprendere il cammino. Colazione alle 8 sempre sotto il portico della sera precedente, poi si resta in attesa della partenza: mi ritrovo in piazza con due delle ragazze, sul piazzale della chiesa, ancora chiusa, mi avvicino a due vecchietti per chiedere come poter vederla, questi chiamano un altro anziano all’angolo opposto della piazza, che dovrebbe essere il sacrestano, viene da noi, apre la porta della sacrestia, entriamo per la curiosità, ma niente di interessante. Riformato il gruppo, si riprende la strada di ieri fino oltre il cimitero, non ci fermiamo alla spiaggia, con calma e in ordine sparso camminiamo per un’antica strada lastricata in sassi neri vulcanici squadrati e protetti lato mare, da un parapetto di muro in pietra a secco, ben conservato.

Arrivo fra i primi a Cruzinha de Garca, con Alessandro, ci si riposa su delle panchine in cemento in una piazzetta vicino ad una scuola, nel cortile esterno alcune bimbe stanno facendo educazione fisica, a pallone, con il loro insegnante.

Su un’altra panchina è ferma una coppia di turisti francesi con un loro bimbo, forse di 2 anni, con il quale mi metto a giocare mimando mosse da clown, ridendo assieme. Mezz’ora dopo, alle 12.30 si rifà il gruppo, per andare a pranzo su in paese, in un ristorante sul mare, prenotato dalla guida, tutto buono con tante verdure, manioca, frutti dell’albero del pane, tanti fagioli al sugo di carne e pollo, tanta birra e budino finale. Mezz’ora di riposo sulle panchine di cemento, prima di riprendere il cammino, che costeggia sempre l’oceano in un continuo saliscendi. Diversi tratti di questo sentiero sono franati, ma sono in corso da parte di vari gruppi di operai, donne e uomini, il rifacimento, alcuni partendo direttamente dalla fondazione sulla scarpata a picco sul mare, con pericoli non da poco, sollevando e trasportando a mano le grosse pietre necessarie.

Oggi per sentire solo il silenzio e il rumore dell’oceano ho deciso di camminare in solitudine, in testa al gruppo, ma in una breve sosta vengo raggiunto da un gruppo di francesi, chiaccheroni, che abbandono subito. A Corvo, lascio l’oceano, da li comincia una lunga risalita con il caldo che comincia a farsi sentire per passare dal livello del mare ad oltre 1000 metri di quota, è proprio una via crucis, nei vari tornanti sono posizionate le cappellette indicanti le 14 stazioni, in cima è uno spettacolo meraviglioso, davvero unico vedere il sentiero tortuoso a tornanti sottostante, osservare tutti gli altri compagni che stanno risalendo. C

i si ritrova in cima prima di iniziare la nuova discesa verso Fontainas, dove si rifà il gruppo per prendere una strada lastricata in pietra, percorsa da poche macchine dirette a Ponta do Sol, meta della nostra giornata di oggi dove ci aspetta un b&b al centro di questa cittadina di mare. Noi sempre a piedi, vi arriviamo dall’alto passando vicino ad un allevamento di maiali in una bella cittadina viva con molti giovani in giro per le strade. Assegnate le camere, doccia e riposo, poi di nuovo al porto e sulla pista del’aeroporto per i pochi aerei che vi arrivano, dove tutti vi passeggiano, forse ha anche una torre di controllo. Cena al ristorante, ma niente di speciale. Non troviamo neanche un bar per il nostro rum del giorno.

capo verde 9/2

Un leggero venticello ci ha accompagnato per tutta la notte,  sveglia alle 6, ancora al buio, lento è il risveglio di alcuni di noi , con la fila per andare all’unico servizio a disposizione. Torniamo per colazione sul terrazzo della casa dove abbiamo cenato la sera precedente, caffè , pane, marmellata e fette di papaia non mancano mai, consegna della schisetta per il pranzo di oggi. I bagagli restano nella scuola, verrannopoi caricati sui muli, si parte leggeri alle 7.30, davanti a noi molta discesa da fare, a tornanti, fino a quando davanti a noi appare uno spicchio dell’oceano, visione bellissima con la speranza di fermarcisi, ma pura illusione , si riprende a salire su sentieri in pietra e sconnessi, con il caldo che comincia a farsi sentire e la fatica si fa sentire. Resto in fondo al gruppo con le tre amiche, facendoci superare pure dai muli carichi dei nostri zaini, pausa pranzo alle 14 sotto un’acacia frondosa, una breve nuova salita per scendere finalmente al mare su una spiaggia di sassi neri con le onde dell’oceano che si infrangono rumorosamente sulle rocce. Circa 2 chilometri di cammino sulla spiaggia e sui sassi, respirando profondamente la fresca aria salubre, anche se quella di prima non era da meno. Vediamo in lontananza un villaggio sul mare, con una moderna casa d’architetto costruita su un promontorio che spicca sopra le altre, risaliamo brevemente dal mare per raggrupparci all’ombra all’esterno del cimitero, manca però Luigi, che al bivio precedente aveva preso un’altra strada, non siamo preoccupati, ma dopo una breve attesa Edi lo va a cercare, insieme saliamo al villaggio di Cha di Igreia, posto in collina e nostro posto tappa odierno. In paese per prima cosa ci fermiamo al bar per delle birre fresche di cui tutti sentiamo la necessità, allietati dalle musiche con chitarre, che seduti all’esterno, due capoverdiani improvvisano al momento. Questa notte dormiremo in un b&b , camere molto belle, possibilità di fare doccie serie. Dopo un breve riposo, giro un pò per il villaggio a curiosare, riesco a comperare la mappa e alcune cartoline di Santo Antao, in un albergo-ristorante li vicino, dove stanno entrando un gruppo di turisti francesi, zaini in spalla, girovagando passo in una scuola nelle cui aule ci sono ancora alcuni ragazzi a lezione, poi passo al dispensario con diverse indicazioni sanitarie per i residenti. Sempre organizzato dalla guida Nobai, la signora del b&b ha organizzato la cena in un terrazzo coperto, li vcino, porzioni sempre abbondanti e buoni, il bello di condividerli con gli amici dopo la lunga giornata, un caldo passato di verdure, un secondo di pesce accompagnato da patate di vari tipi, un coppa di un buon gelato per finire.

capo verde 8/2

Alle 4, prima dell’alba, ancora al buio mi sveglio, mi alzo stando attento a non calpestare i sacchi a pelo vicino a me, mentre gli altri dormono tutti saporitamente, sento Luigi alzarsi, si prepara e mi offre un caffe freddo solubile in acqua nella sua tazza d’alluminio che porta sempre appesa allo zaino, ottimo per ricominciare la giornata. Poi mi rimetto nel sacco, fino alla colazione delle 7, caffè caldo, pane e marmellata , tanta papaia a fette. Si riportano tavoli e sedie alla scuola, dove erano state presi ieri sera, cominciano già ad arrivare i bimbi delle prime quattro classi elementari, maschi e femmine, una bella foto ricordo con loro e con gli insegnanti. Si ricomincia il cammino , tutto in discesa su sentieri in pietra, alcuni tratti su terriccio pericoloso, infatti ogni tanto si scivola, in alcuni tratti dello stesso sono in corso lavori di rifacimento con nuovi muri di sostegno eseguiti sia da uomini ed aiutati da donne, vengono pagati dallo stato con le tasse di soggiorno che i turisti pagano nei pochi alberghi. Al termine della vallata ci appare davanti a noi uno spicchio di oceano, fantastico dopo la lunga camminata, non ci arriviamo ma dobbiamo risalire di nuovo per un nuovo sentiero con molti tornanti, a lato piccoli terrazzamenti ben coltivati a patate, carote, fagioli, le prime canne da zucchero, nei pressi di qualche casa isolata alberi del pane e di papaia, nespoli con frutti quasi maturi, sulle scarpate delle pareti della vallata molte acacie simili alle mimose quasi in fiore. Breve riposo in cima quando si scollina, Luigi mi da una pastiglia di maca, rinforzante, a metà della nuova discesa pranzo con riso e ceci, ognuno di noi aveva la sua schiscetta preparata ieri sera dalla famiglia, Luigi ora risente di una contrattura alla coscia, ma riprende per scendere e poi risaslire di nuovo sempre più in alto. In un villaggio incontro una decine di ragazze con la loro insegnate di ritorno da scuola, offro alla maestra una confezione di caramelle al miele che lei distribuisce una per ogni ragazza, il paesaggio ora è verde con tanti banani, i frutti a casco appesi ma ancora acerbi. Siamo ora alla fine della tappa odierna a Meio de Espanha, sistemazione dei materassini sul terrazzo della scuola materna dove siamo alloggiati, doccia e si resta in attesa della cena che si farà più tardi in una casa poco distante. In una casa confinante, vedo un giardino a vivaio con tante piante invasate, osservo e con l’aiuto di Edi decido di prenderne una, un tamarindo, che dovrò portarmi  nello zaino in spalla per i prossimi giorni, ricordandosi di bagnarla e farle prendere aria alla sersa. Cena sul terrazzo di questa casa con riso in bianco, sempre, sughi e carne in umido, verdure a volontà, la papaia non manca. Cenano con noi una coppia di ragazzi francesi in giro da soli per il trekking dell’isola, sulla loro cartina sono stati indicati gli alloggi dove l’agenzia aveva prenotato. Chiedo ad un ragazzo della casa di farmi vedere come salire e come raccoglie le papaia, si arrampica meglio di un gatto, fantastico. Notte tranquilla, si sente solo il fruscio del vento.

capo verde 7/2

Sveglia alle 6, colazione in albergo e subito al porto con il pulmino per prendere il traghetto delle 7 per Porto Novo, sull’isola di Santo Antao, una breve e tranquilla traversata di 4 ore con un mare un pò ballerino, in questo braccio di mare che separa le due isole, con le loro cime montuose, con pochi alberi e poco verde, che si stagliano all’orizzonte. All’uscita della stazione marittima, troviamo la guida capoverdiana, di nome Edi, con un loro pulmino, in un’ora al termine della strada asfaltata, siamo a Lagedos, da dove inizieremo il nostro primo giorno di trekking. Attraversiamo il paese, fermandosi in una merceria, (rivendita di generi vari) per acquistare bottigliette d’acqua, chiaccherando con una donna seduta l’ fuori: lei è mormone, dice che c’è pure una chiesa cattolica, con il prete che deve fare il giro delle diverse chiese dell’isola , per svolgere il suo ministero. Inizia la risalita su per sentieri in una valle desertica con molti tornanti che non hanno mai fine, in cima si apre davanti a noi una verde vallata , dove ci fermiamo per pranzo, a base di panini con formaggio  e pomodoro, marmellata di mango, dolcetti vari, il tutto preparato dalla guida. Si riprende, un saliscendi ininterrotto in queste vallate con tanti terrazzamenti coltivati a patate. In un villaggio mi fermo a parlare con una signora che sembra stia tornardo da qualche mercato, osservo la sua borsa con dentro delle papaie, me ne offre una che ringrazio e prendo volentieri. Poche le case di questo villaggio, dove nei campi vengono coiltivati patate dolci, fagioli, alcuni bananeti e molti alberi di papaia con i loro grossi frutti appesi in cima al tronco, l’acqua viene raccolta in grosse cisterne, li incanalata dalla levada, piccoli canali in cemento che scendono dal monte, costruiti nel tempo, l’acqua poi, per caduta, viene ridistribuita per bagnare i terrazzamenti coltivati, ben tenuti i muretti in piegtra a secco. Finalmente arriviamo alla fine della nostra prima tappa nel villagio di Dominguinhas, in questa casa ci sistemiamo sul terrazzo predisponendo i materassini per la notte, un solo bagno comune per tutti, con due delle ragazze andiamo a lavarci, si fa per dire, in una levada, acqua fresca corrente per un buon massagio ai piedi. In attesa della cena che sarà sempre sul terrazzo al centro fra i materassini, avevo visto arrivando una scuola, dove trovo ancora la maestra : di pomeriggio lei insegna a due ragazzini di seconda e di quarta elementare, la lingua portoghese, matematica e scienza, al mattino un’altra insegnante per le rimanenti classi, mentre lei va in un’altra scuola di un altro villaggio. Birra su un terrazzo di  una merceria, poi ritorno al terrazzo per la cena, tutti seduti attorno ai tavoli con il cibo preparato dalla signora di casa, molto abbondante e buono, spaghetti e molti legumi, con un secondo di pollo. Notte nel sacco a pelo sul materassino, sotto la volta celeste con una bella stellata, un leggero vento che non ha disturbato senza sentire neppure i russatori di turno. Subito dopo cena arriva Alessandro, con la guida e con il mulo carico del suo zaino, che dopo svariate traversie e diversi voli siamo contenti di ritrovarlo.