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ARMENIA

Chiese e monasteri nel Caucaso.

L’Armenia è una piccola repubblica (grande come Piemonte e Valle d’Aosta) eurasiatica situata tra Mar Nero e Mar Caspio nel settore meridionale della regione Transcaucasica, circondata da Georgia, Azerbaijan, Iran e Turchia e senza sbocchi al mare.    Si tratta di un altopiano disteso ad un’altezza di 1500-200’m di altitudine, contornato da una serie di vulcani spenti che arrivano a superare i 4000; roccioso e sterileper un terzo, per il resto è adatto a pascoli e l’agricoltura risulta possibile  soltanto nelle piane vallive grazie ad unantica rete di canali artificiali.     Il clima continentale offre inverni rigidi ed estati con scarse precipitazioni.   Unica grande risorsa idrica il lago Sevan, grande quattro volte il Garda, a quasi 2000 m di quota. Nonostante queste non allettanti condizioni, il territorio armeno è sempre stato oggetto di interessi per la sua posizione mediana di transito tra l’Est asiatico e l’Ovest mediterraneo, finendo per diventare uno stato cuscinetto tra le potenze regionali.   La prima civiltà ad affacciarsi alla storia è stata, nel IX sec. a.C, il regno di Urartu, seguita nel tempo da Persiani e Greci, finchè il regno armeno esteso fino al Mediterraneo venne conquistato dai Romani.    La vera svolta si registrò nel 301 d.C., segnandone profondamente la cultura e il carattere, con l’introduzione del cristianesimo, che ne fece il primop stato ad  adottare la nuova religione e un’isola di cristianità in un mondo prima pagano poi islamico, un Medio Oriente con chiese e campanili circondato da moschee e minareti.    E una fede radicata ha prodotto anche un forte spirito nazionale tuttora perdurante.    Poi fu la volta di Arabi, Bizantini, Selgiuchidi, Mongoli e Tartari, quindi l’annessione da parte dei vicini più forti, Persiani e Turchi.  Il rapporto durato 400 anni con questi ultimi, grazieb anche alla differeenza etnica e reliogiosa, fu devastante, culminato nel 1915 con un vero genocidio costato un milione e mezzo di vittime e da quattro a sei milioni di sfollati da quella che viene definita la diaspora armena, il doppio degli abitanti attuali.     Nel 1922 divenne la piùpiccola delle repubbliche dell’Urss, per ottenere infine l’indipendenza nel 1991.   Ma tensioni e conflitti con i vicini azeri permangono tuttora.      Una delle caratteristiche del paesaggio armeno, costituito da spoglie monbtagne laviche fdisseminate di pascoli montani, dove ancora vivono capre selvatiche, mufloni e camosci, è data dalla costante presenza di chiese e monasteri medievali fortificati, fortezze, caravanserragli lungo la Via della Seta e croci di pietra khatchkar (l’espressione più diffusa della religione armena), eretti nei punti più impensati con la scura roccia di tufo vulcanico, spesso dominati dall’imponente cono del monte Ararat (5165 m), la motagna dell’arca du Noè.     La semplice e peculiare architettura religiosa armena ha finito per influenzare non poco anche l’arte religiosa in Occidente.    Altra peculiarità locale il cognac, apprezzato in tutto il mondo.

L’itinerario

Un viaggio in Armenia non può ovviamente a prescindere dagli edifici religiosi, i quali tracciano anche la storia di questo popolo.   Nella capitale Yerevan, fondata nel 782 a.C. (quindi 29 anni prima di Roma) e capitale di svariati kanati musulmani e di governatorati persiani, dove lo stile sovietico si fonde con l’architettura armena, da non perdere il monumento al genocidio armeno, il museo di storia nazionale e ilmuseo Matenadaran con i suoi preziosi codici miniati.      Nei pressi si trova Erchmiaddzin, sito Unesco, capitale religiosa e spirituale dove risiede il Catholicos, il papa armeno, disseminata di edifici di varie epoche da non perdere la chiesa di Santa Hripsimè, eretta nel 618, e con i resti seicenteschi della cattedrale di Zvartnots, patrimonio Unesco, consuiderata una delle più belle chiese al mondo.    Verso sud si visita il monastero fortificato di Khor Virap, dominato dal profilo innevato dell’Ararat, la regione vinicola di Vayorts Zot, il monastero trecentesco di Noravank, riccamente affrescato, e quello di Tatev, capolavoro dell’arte armena.    Le abitazioni trogloditiche di Goris, risalenti al V sec., precedonpo la visita al caravanserraglio di Selim, delle croci di pietra di Noraduz risalenti al IX-XVIII sec. edue chiese erette nbell’874 in posizione panoramica sullo smeraldino lago Sevan.    Verso nord invece si visitano due complessi monastici di rara bellezza, Sanahin e  Haghpat, entrambi del X-XIII sec. e siti Unesco, quindi il monastero trecentesco di Saghmosavank, uno dei più belli del paese, l’imprendibile fortezza di Amberd dell’XI sec. con vista sull’Ararat, la montagna sacra degli armeni, e infine il tempio ellenistico di Garni dedicato al dio Sole (I sec. d.C.) e il monastero rupestre di Ghegard, sito Unesco, apice dell’architettura medievale armena.

 

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LIBANO

Terra dei cedri e dei Fenici.

C’è da augurarsi stampa e televisione si occupino ilmeno possibile del Libano, perchè quando succede è quasi sempre per riportare notizie negative di instabilità politiche, attentati o scontri.   Nazione davvero strana il Libano, e unica nel Medio Oriente: una striscia di terra lunga 240 km e larga da 25 a 60, grande quanto l’Abruzzo e affacciata sul Mediterraneo orientale, con due catene parallele di montagne capaci di superare i 3000 m, ricca di acque e di terreno fertile in una regione arida e assetata, dove al mattinosi può sciare e al pomeriggio fare il bagno in mare.    Ma la vera peculiarità risiede sopratutto nei suoi abitanti: circa 4 milioni ripartiti in ben 14 gruppi etnici e religiosi diversi; quando vi arrivò l’islam non riuscì a radicarsi in maniera totale come avvenne in tanti altri paesi, ma dovette convivere con numerose minoranze oppresse altrove e che tra queste montagne avevano trovato un’ideale terra d’asilo.   I musulmani, in maggioranza, si dividono infatti in sunniti, sciiti, drusi, alawiti e ismaeliti, i cristiani invece in maroniti, ortodossi, armeni, casttolici e protestanti, tanto per citarne i principali, ciascuno ad occupare a macchie di leopardo zone del paese e con proprie milizie armate in aggiunta all’esercito nazionale.     Poi, dal punto di vista politico, ci sono i nazionalisti, i filooccidentali, i filosiriani, i filoisraeliani, i filopalestinesi, i filoiracheni e chi più ne ha più ne metta, dimostrando però anche che molti dei guai dipendono dagli ingombranti vicini.     Viene da chiedersi come un paese tanto disomogeneo e multietnico come nessun altro sia riuscito a vivere in pace e in coabitazione per oltre un millennio.    Non si sa neppure esattamente quanti siano gli abitanti perchè l’ultimo censimento risale al 1932 e nessuno vuole aggiornarlo per non alterare il rigido schema costituzionale che attribuisce le cariche di comando alle varie comunità.   La fertilità del suolo, la presenmza di porti naturali e l’atavica intrapendenza dei suoi abitanti si manifestò ben prima che le navi fenicie colonizzassero commercialmente tutto il Mediterraneo e oltre: Byblos, attiva già 7000 anni or sono, fu una delle primne città del mondo anticio.    Poi si succederannonel tempo un pò tutte le potenze dell’epoca: Assiri, Babilonesi, Egizi, Persiani, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Crociati e Ottomani, fino ai Francesi, lasciando ciascuno tracce della propria presenza, dai monumenti alla cultura e alla cucina, tanto che ancora oggi si parla correttemente arabo, aramaico, francese e inglese.    Nel secolo scorso il cosmopolitismo e il senso levantino per gli affari dei libanesi ne fece la nazione più ricca e prospera del Medio Oriente, cassaforte e paradiso fiscale dei paesi arabi, punto d’incontro commerciale tra Occidente e Oriente, tanto da essere definita la Svizzera del Vicino Oriente. L’equilibrio di questa difficile convivenza tra le diverse comunità etniche, religiose e politiche si è rotto con la nascita di Israele e i relativi problemi determinati nell’area: nel 1958 si è registrata una prima guerra civile, aggravata nel 1970 dal trasferimento a Beirut dell’Olp palestinese, poi nel 1975 un nuovo conflitto di tutti contro tutti aggravato anche dall’intervento militare di Siria e Israele, conflitto conclusasi soltanto nbel 1990 con l’intervento dell’Onu.    Ma una pace armata, con qualche scaramuccia quà e là e trent’anni di guerra civile totale, non è ancora riuscita a riportare l’agiatezza e la spensieratezza di un tempo, anche se i turisti hanno ripreso a tornare.    Un segnale incoraggiante, un segno di fiducia verso la normalità.

L’itinerario.

Nonostante le sue ridotte dimensioni, compensate però da un’intensa e variegata presenza storica, il Libano ha parecchio da offrire ad un turista colto e curioso.    A cominciare dalla capitale Beirut, principale porto dove si concentra metà della popolazione, un tempo chiamata la Parigi del Medio Oriente per la sua intensa vita culturale e notturna e oggi ricca di contraddizioni da ogni punto di vista, ancora piena di fascino nonostante le ferite dell’ultima guerra intestina; da non perdere la Corniche e la Grande Moschea, chiesa bizantina dei Crociati trasaformata in Moschea nel 1921.    Sulle montagne dello Chouf da visitareil nobile palazzo di Beittadine, residenza settecentesca dell’emiro turco ricca di mosaici bizantini.   Tiro, sito protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, fu fondata dai Fenici nel terzo millennio a.C. unendo un’isoletta alla terraferma, famosa per la lavorazione della porpora e del vetro; presenta un’antica strada con arcate monumentali e uno dei maggiori ippodromi romani, capace di 20 mila posti, mentre dell’antica Sidone restano un tempio fenicio e due castelli dei Crociati.    Baalbek, altro sito Unesco, era la principale città fenicia, con uno delle maggiori acropoli del mondo antico: presenta ancora imponenti templi fenici, greci e romani ben conservati.    Biblo, ancora sito Unesco, era il porto fenicio già 5000 anni fa e conserva testimonianze neolitiche risalenti a 7000 anni or sono; pittoresca la città vecchia racchiusa entro bastioni medievali.   Tripoli offre una pregevole architettura medievale dovuta ai mamelucchi turchi, con il fascino dei stretti vicoli del souk, i bagni turchi, i caravanserragli e le moschee.   Infine la scenografica valle dei Cedri protegge gli ultimi esemplari millenari di questa gigantesca pianta, simbolo del paese.

 

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IN RICORDO DELLA SIRIA

questo articolo, scritto nel 2009, riflette la situazione di allora.   Purtroppo in seguito le tensioni etniche, religiose e politiche si sono aggravate a tal punto da trasformarsi in una spietata guerra civile oggi anche totale con le conseguenze a tutte note.

SIRIA

Crocevie di civiltà .

Non si può certo dire che la Siria goda di una buona fama in Occidente. Gli Stati Uniti l’hanno inserita nella lista degli “stati canaglia” punendola con sanzioni economiche e diplomatiche per il suo sostegno agli Hezbollah e le simpatie filoiraniane, mentre per ogni crisi in Medioriente spunta sempre, a ragione o a torto, il suo nome, come per ogni bomba che esplode in Libano si sospettano i servizi segreti siriani.    Probabilmente un fondo di verità c’è, ma bisognerebbe sforzarsi di vedere le cose anche dal punto di vista di Damasco, già fortemente intaccata nella sua integrità fisica, umiliata nell’orgoglio nazionale, oberata da milioni di profughi palestinesi e libanesi prima e iracheni oggi che pesino non poco nella sua fragile economia, minacciata nella stessa sopravvivenza dalla politica americana e israeliana.    Di sicuro la sua posizione geografica, che in passato fece la sua fortuna quale epicentro imprescindibile  per i traffici commerciali fra il Mediterraneo e Penisola Arabica, tra Nord Africa e Mesopotamia, tra Mar Rosso e Golfo Persico, oggi tende invece a penalizzarla.   Questa nazione del Vicino Oriente, grande poco oltre la metà dell’Italia, ma abitata da un terzo di persone, confina infatti con la Turchia, separate da odi atavici per la rivendicazione territoriale su Antiochia, un tempo siriana, l’Iraq con tutto quello che rappresenta e ne consegue, il tormentato Libano (siriano fino al 1926), la Giordania, con la quale non è mai corso buon sangue, e infine Israele, contro il quale ha combattuto tutte le guerre possibili e che occupa tuttora le alture del Golan.     Viste dalla Siria le prospettive cambiano, e non poco.    Un paese moderno e efficiente, pulito e sicuro, islamico ma laico e niente affatto integralista, dove si consuma liberamente alcool, le donne non portano veli e gli uomini vestono all’occidentale, pieno di paraboliche, cellulari e internet, dove da millenni convivono in armonia etnie, lingue e religioni diverse, che altrove invece si massacrano, dove le chiese affrancano le moschee e i mussulmani visitano normalmente i monasteri cristiani perchè le tre religioni monoteistiche hanno parecchi punti in comune.      Le strade della capitale Damasco sono piene di gigantografie  del giovane presidente Assad, e questa potrebbe essere propaganda del regime, ma quando la stessa immagine la ritrovi nelle case devi pensare che goda davvero del sostegno popolare.    Di certo i siriani non nutrono simpatie per Israele e per la politica mediorientale americana, ma ditemi voi dove questo avviene.   Nessuna preclusione invece per l’Occidente e l’Europa, guardate con simpatia.    In fondo la Siria si sente una piccola ma incisiva potenza regionale, sostenitrice del naziolanismo arabo, ma incompresa e minacciata dai vicini .      Per questo amano la storia, l’archeologia e l’arte, e subiscono il fascino dell’Oriente levantino, la Siria dovrebbe costituire una meta imprescindibile.    Nessun’altra nel Mediterraneo può offrire una così ricca varietà e successione di civiltà, ognuna delle quali ha lasciato tracce significative.   E la storia parte da molto lontano, tanto lontano da travilacere la preistoria.  In quell’ampia porzione di territorio compreso tra i fiumi Eufrate e Tigri, la Mesopotamia definita dagli storici la Mezzaluna fertile”, 10 mila anni orsono avvenne una delle più significative trasformazioni tecniche, sociali e culturali che abbia mai interessato l’umanità, la cosidetta rivoluzione neolitica.    Qui l’uomo imparò a coltivare le piante e ad addomesticare gli animali, modificando totalmente la propria alimentazione ed economia, qui fu inventata la ceramica e l’alfabeto cuneiforme, qui furono realizzate le più antiche opere idrauliche e sorsero le prime città, qui l’uomo concepì i concetti dim divino e di arte, qui nacquero le dinastie reali, gli insediamenti coloniali, le prime vie del commercio, gli eserciti di conquista, le professioni specializzate e le classi sociali.     E tanto altro ancora, come ci attestano gli insediamenti protostorici di Ugarit, Mari, Ebla e di altri minori ancora in via di scoperta.   In questa terra si sono addensati, condensati e sovrapposti 5 mila anni di storia e di civiltà.   Sumeri, Amorriti, Aramei, Assiri, Babilonesi, Fenici, Persiani, Greci, Seleucidi, Romani, Bizantini, Arabi Mamelucchi egiziani e turchi, Ottomani, ognuno lasciando testimonianze eccelse da farne un museo a cielo aperto.    Il nero teatro romano di Bosra, ammirato anche da Maometto, i monumentali resti di Palmira, la maggior necropoli romana nel deserto e capitale delle antiche vie carovaniere dell’incenso e della seta, la basilica bizantina di San Simeone Stilita, la moschea Omayyade di Damasco, una delle più antiche città del modo abitata ininterrottamente da 5 millenni e prima capitale del califfato arabo, la cittadella fortificata di Aleppo, i monasteri cristiani di Saydnaya e di Maulaloula dove si prega ancora in aramaico, la lingua di Gesù, i suq storici di Damasco e Aleppo ridontanti di spezie e di manufatti atrtigiani pregiati, tanto per citarne solo i siti più rimarchevoli, sono dei veri capolavori degni di figurare nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.   Dai suoi porti partirono le navi fenicie per i primi commerci nel Mediterraneo, qui nacque e si sviluppò il Cristianesimo (la Palestina e il Libano facevano parte in passato della Siria), qui si assistette alle gesta non sempre gloriose dei Crociati per la liberazione di Gerusalemme e del Ssnto Sepolcro, i quali eressero stupendi castelli come il noto Crak dei Cavalieri.   Non si sa se fosse siriano l’anonimo autore de Mille e una notte, stupenda raccolta di fiabe arabe parecchie delle quali ambientate a Damasco, mentre era siriano Salah an Din, il famoso Saladino anticristiano uno dei maggiori eroi mussulmani, che conquistò Gerusalemme nel 1187 e poi la bellissima e colta regina Zenobia, regina di Palmira, capace di tenr testa per parecchio all’esercito romano.     Il paese offre paesaggi diversi: verde e fertile lungo la costa, dove predomina la macchia mediterranea, poi si eleva fino a 2800 metri nella catena dell’Antilibano, dominata da foreste di conifere e dei maestosi cedri, quindi scende con un vasto tavolato verso la steppa e il deserto siriano punteggiato dalle nere tende dei beduini con le loro mandrie di capre e dromedari, quindi ritorna fertile nella regione della Mesopotamia, verso il confine con l’Iraq.     La stragrande maggioranza della popolazioneè araba e musulmana, ripartita in diverse sette e confessioni dove predominano però i sunniti, ma sono presenti anche consistenti minoranze appartenenti ad altre etnie che parlano altre lingue e seguono altre religioni: Curdi, Armeni, Circassi, Turkmeni e cristiani di varie confessioni, ognuno con la propria storia e tradizione.   Ma abituati da sempre a convivere gomito a gomito, nel rispetto e nella tolleranza l’uno per l’altro.   Visto dall’interno la Siria non appare affatto uno stato canaglia, quanto un invidiabile modello di connivenza interetnica, dove la pace viene considerata un presupposto di prosperità.    Eppure in questa terra si sono misurati e scontrati eserciti di mezzo mondo fin dai tempi più remoti: Sumeri, Accadi, Egizi, Hittiti, Assiri, Achemenidi, Macedoni, Romsani, Arabi, Crociati europei, Mammalucchi egiziani, turchi Ottomani, tutti con finalità di espansione e di dominio, compreso i Mongoli di Tamerlano.    L’ndipendenza è invece una conquista assai recente e risale al 1946.   Da allora si sono suseguite guerre e tensioni con i vicini e colpi di stato all’interno, ma negli ultimi decenni sembra aver conseguito una stabilità ineriore e un ruolo di primo piano nello schiacchiere mediorientale.    Perdersi nel dedalo di vicoli e di stradine vocianti nei vivacissimi suq di Damasco e di Aleppo costituisce un raro piacere :  è come compiere un viaggio a ritroso nel tempo, trasportasti dagli aromi delle erbe e spezie che si mescolanoall’odore dell’incenso e del caffè turco.  La Siria costituisce un luogo magico e ideale per lo shopping di pregio: tappeti e kilim, gioielli berberi d’argento, armi da taglio, rami e ottoni cesellati, strumenti musicali levantini, broccati e tessuti damascati di cotone con decorazione in seta, scatole in legno di noce intarsiate con madreperla.    Le valigie si riempiranno senza nemmeno accorgersene.

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UZBEKISTAN

Tra Bukhara e Samarcanda.

Ubicato nel cuore dell’Asia cedntralre, l’Uzbekistan costyituisce di gran lunga la più nota tra le diverse repubbliche autonome sorte nel 1991 dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, grazie al fatto di essere stato per due millenni e mezzo, culla di importantio civiltà e punto obbliogato di passaggioperi mercanti e le merci in transito tra oriente e occidente lungo la Via della Seta, tanto da lasciare in eredità al presente il più cospicuo patrimonio artistico e culturale di tutta la regione.   Basta ricordare i nomi armoniosi di Bukara, Khiwa e Samarcanda, tutte protette dall’Unesco come patrimonio dell’umanità per i loro retaggi storici e artistici, le principali città carovaniere del passato fattesi capitali degli imperi di Alessandro Magno e Tamerlano, per capire di cosa stiamo parlando.   Grande una volta e mezzo l’Italia e con 25 milioni di abitanti, lungo 1500 km e largo in media 300, presenta ad ovest immense steppe aride e semidesertiche e pianeggianti attorno a quel che resta del lago d’Aral, mentre ad est incontra le propaggini delle possenti catene montuose del Tian Shan, dell’Alaj e del Pamir; in questa zona si trova anche la fertile valle di Fargana, una consistente fossa tettonica particolarmente adatta all’agricoltura con imponenti coltivazioni di cotone (di cui è secondo produttore al mondo), sericoltura, ortaggi e frutta, ma anche culla dell’artigianato uzbeko, in particolare quello ceramico.   A differenza degli altri paesi confinanti qui prevalgono infatti i contadini stanziali rispetto ai pastori nomadi, i quali tuttavia producono la vellutata lana delle pecore karakul, ma si tratta comunque di una nazione piuttosto povera dove risulta ancora assai praticato il baratto.     La storia parte da lontano dagli Sciiti e prosegue con l’impero achemenide persiano vinto da Alessandro Magno, il quale proprio a Samarcanda si sposò con una principessa ed ebbe l’unico figlio, poi fu la volta dei regni partico e sasanide fino ai mongoli di Gengis Kan.     L’uzbeko Tamerlano  fece di Samarcanda la splendida capitale del suo impero, a cui seguirono vari kanati locali tra i quali priomeggiò quello dell’altrettanta splendida Bukara, capolavoro dell’arte religiosa islamica.   Nel 1800 entrò nellì’orbita russa, per diventare poi una delle repubbliche dell’Asia centrale sovietica, fino all’indipendenza conseguita nel 1991.   Una costante storica, viene rappresentata dalla presenza di sanguinari titranni, da Gengis Kan a Tamerlano, da Nasrullah Khan a Stalin, fino al dittatore Karimov dei gioprni nostri, perchè il crollo del comunismobin Asia cemtrale non è servito a modificarela mentalità autoritaria dei governanti.    La lingua principale è quella uzbeka, seguita dal russo, di origine turca scritta dapprima in arabo, poi in ciriullico e oggi in caratteri latini.

L’itinerario

Tre sono le località imprescindibili per qualsiasi tipo di viaggio in Uzbekistan: Bukara, Khiwa e Samarcanda, città che evocanogià nei nomi i  profumi e il cosmopolitismo della Via della Seta, attiva per quasi tre millenni già a partire dal 1500 a.C. Samarcanda, già prospera nel V sec. a.C. sotto il dominio persiano a cui pose termine il macedone Alessandro, ne era il principale caravanserraglio e divenne splendida quando assume il ruolo di capitale dell’impero di Tamerlano, spietato ma anche attivo mecenate dell’arte e della cultura, facendole assumere un ruolo egemone in tutta l’Asia centrale.     Da allora il centro storico è rimasto immutato, compreso lasua  magica atmosfera, con le madrase dalle cupole di maiolica, le moschee dai minareti azzurri, i mausolei e le tombe, mentre il frenetico bazar costituisce un museo etnico dal vivo.    Bukhara, capitale fino al IX sec. del regno persiano samanide, rappresenta la città sacra per eccellenza dell’Asia centrale, con il suo enorme bagaglio culturale alimentato nel tempo da torme di artisti, letterati e scienziati.    Con i suoi edifici millenari protetti e un centro storico tuttora abitato e immutato negli ultimi due secoli, rappresenta uno dei luoghi migliori per farsi un’idea di come fosse la regione prima dell’arrivo dei russi.    Inutile cercare nei suoi animati bazar i famosi tappeti omonimi tanto apprezzati in occidente, perchè in realtà oggi vengono prodotti in Turkmenistan.    Khiva, capitale nel XVI sec dell’impero timuride, è invece una piccola città carovaniera famosa purtroppo per il suo mercao degli schiavi, il maggiore dell’Asia centrale, durato per tre secoli.    Il suo centro storico, già attivo come fortezza e caranserraglio nell’VIII sec e ancora oggi racchiuso entro ura, è rimasto talmente integro da poter essere definito una vera città-museo.

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IRAN

Le grandi civiltà della Persia.

E’ bastato un cambio di primo ministro, dall’estremista Ahmadinejad al più moderato Rouhani, aprire le porte delle centrali nucleari agli ispettori internazionali, smettere di gridare ogni giorno contro Usa e Israele e un discorso distensivo alle Nazioni Unite per far cambiare -dopo decenni di anatemi e ssanzioni- l’immagine internazionale dell’Iran nel volgere di pochi giorni.     E da allora -siamo nell’autunno del 2013- è scoppiata la corsa dei visitatori stranieri, anche se le donne debbono andarci a capo coperto, prima titubanti ad andare in un poaese canglia fomentatore di estremismi politici e religiosi, con il risultato di creare overbooking perenni nei voli e negli alberghi e far lievitare i prezzi alle stelle.   Evidentemente c’era voglia e curiosità di Iran in giro per il mondo, non soltanto per conoscere una delle maggiori fucine di civiltà attiva da almeno 6000 anni, ma anche per confrontarsi con 70 milioni di persone che vivono improntando ogni loro gesto quotidiano di severi dettami della religione sciita, formata soltanto dalla paura.   Sopratutto oggi, che la realpolitik occidentale sta facendo diventare il nemico (l’Iran) del nostro nuovo nemico.    Perchè l’Iran, l’antica Persia racchiusa tra mar Caspio e golfo Persico, non è una nazione qualunque.   Questo paese medioorientale, cerniera tra mondo arabo e mondo centro asiatico, diciottesimo per superfice sulla terra (grande oltre cinque volte l’Italia) dove si alternano montagne alte oltre 5600 m e deserti infuocati, è stata una delle culle delle più antiche civiltà, nella quale si sono succeduti Achemenidi, Greci, Seleucidi, Parti e Sasanidi, quindi i Califfi islamici poi i Selgiuchidi e i Safavidi fino alla dinastia Pahlavi dell’ultimo scia e all’attuale regime di democrazia autocratica e teocratica.     Susa, la città più antica, risale al 4395 a.C. . Ma, a differenza che altrove dove grandi civiltà sono cresciute e poi dissolte, in Persia c’è stata una successione stratigrafica, dove ogni civiltà si è sovrapposta a quella precedente, lasciando però consistente tracce di se nell’architettura, nell’arte, nella cultura e nella letteratura.   Inoltre questo paese, all’apparenza così monolitico nella religione e nella morale, risulta in realtà composto da un vero caleidoscopio etnico: infatti alla maggioranza persiana (61%) si sommano consistenti minoranze azere, curde, luri, arabi beluchi e turchi, tutte ben integrate, così come la netta maggioranza sciita lascia spazio a minoranze cristiane, ebree e zoroastriane, quest’ultima una delle religioni più antiche in assoluto.

L’itinerario

Un itinerario per scoprire i milli tesori nascosti di questo enorme paese richiede almeno due settimane.   Si parte dalla capitale Teheran, città caotica, inquinata e troppo popolata ma ricca di importanti musei, fondamentali per comprendere la cultura persiana.  In volo per Alvaz si raggiunge Chopa Zambil per ammirare la magnifica zapparat (sito Unesco) enorme tempio piramidale in mattoni crudi, migliore esempio architettonico elamita della metà del XIII sec. a.C.     L’antica Susa vanta una storia lunga: antica capitale nel III millennio del regno elamita, venne distrutta dal re assiro Assurbanipal nel 521, ma ricostruita da Ciro I che ne fece la capitale invernale del regno achemenide: il palazzo di Dario offre colonne alte 22m.  Bishaput, nel sud est, è la grandiosa capitale del re sassanide Shapur I, che sconfisse per ben tre volte i Romani: la città venne infatti costruita nel 260 d.C. dai prigionieri romani dell’imperatore Valeriano.    Shiraz si presenta come unas raffinata città, capitale letterario medioevale, tra il XIII e XIV sec. vi vissero Hafez e Saidi, i due maggiori poeti nazionali, depositari dei valori culturali persiani, capitale nel 1700, possiede un gran numero di monumenti, come moschee, palazzi, giardini, mausolei e vetusti bazar.    La maestosa Persepoli (sito Unesco) fu la capiatale imperiale di Dario il Grande fondata nel 512 a.C.; considerata uno dei più importanti complessi di rovine del pianeta, una monumentale scalinata conduce all’antica porta della città regale, dove i diversi palazzi sono decorati da straordinari bassorilievi inneggianti al Re dei Re.    Nella vicina necropoli reale achemenide di Naqsh-e-Rostam si possono ammirare quattro tombe scavate nella roccia.    Pasargarde fu la fugace capitale di Ciro il Grande: originale la tomba megaliticadi Ciro nella sua maestosa essenzialità.   Yazd è una delle tre città più antiche del mondo e imponente nodo carovaniero visitato anche da Marco Polo, a 1200 m di quota circondata da deserti: nel centro storico, protetto dall’Unesco, svettano le lugubri torri del silenzio, dove i corpi dei defunti vengono offerti agli avvoltoi, e le Torri del Vento, antico sistema architettonico di condizionamento termico.     Nel tempio roroastriano del fuoco brucia una fiamma dal 470 a.C. e la sua santità la fece risparmiare dai saccheggi di Gengis Kan e Tamerlano.  Isfahan, sito Unesco famoso per le sue cupole verdi e turchese, i curati giardini e i vocianti bazar, fu distrutta dai Mongoli e quindi capitale imperiale della dinastia safavide nel XVI sec. : presenta una monumentale piazza centrale, innumerevoli moschee e palazzi.  Infine Kashan, oasi a bordi del desertoDah-e-Kavir e notevole centro commerciale di epoca qagiara, presenta uno dei più curati giardini persiani, e poi Abyaneh antico villaggio con ripidi vicoli tortuosi e case color ocra con grate alle finestre e fragili balconi in legno.   Un paese che verrà ricordato non soltanto per i suoi monumenti, ma anche per l’estrema cordialità delle sue persone.