ciad – ennedi ……….21.11

Notte tranquilla sotto una bellissima volta celeste, il soffiare del leggero vento si è fatto sentire contro le pareti in tela delle tende, sparse ai piedi della duna; dalle orme ritrovate sulla sabbia da qualcuno di noi, ci si accorge che una carovana di dromedari nella notte, silenziosamente, è passata vicino alle tende per risalire la alta duna, senza alcun rumore. Dopo colazione, guidati da Piero con tutto il gruppo risaliamo la alta duna, che ha la forma di mezza luna, detta barcana, che ha la parte convessa sopravento e la parte concava sottovento, la loro altezza diminuisce dal centro verso le punte, più o meno allungate, sono le più mobili fra le dune e si possono spostare dai 2 ai 30 metri all’anno, che possono raggiungere l’altezza di 20metri, (come un palazzo di 6 piani) raggruppandosi e formando dei veri e propri erg. Arrivati in cima, davanti a noi a 360 gradi si apre l’infinito spazio sulle piccole dune della regione, in continuo spostamento per opera del vento. Sotto di noi una grande oasi, ricca di palme, un villaggio con le tipiche tende tubu in legno coperte con foglie di palma intrecciate. Lo raggiungiamo a piedi, dove ritroviamo, dopo aver smontato il campo, al centro del villaggio le nostre macchine con gli autisti, stanno sollevando l’acqua dal pozzo posto per fare il pieno dei bidoni, sul posto anche diversi dromedari che si avvicinano per bere, alcuni ragazzi del villaggio cercano di tenerli a bada. Abbiamo il tempo di girare fra le palme di quest’oasi, le capanne sono tutte recintate con legni di acacia intrecciati fra loro come barriera, vedo alcuni mezzi bellici in disuso ormai insabbiati, il mio amico Vanni riesce a fotografare per me l’unico gallo ciadiano, fra i pochi magri polli di un pollaio, la cui foto mi era stata richiesta a Como da un amico. Ripartiamo per proseguire la trasversata della depression du Mourdi, dune che si susseguono alte e parallele fra loro, gli autisti hanno dificoltà a trovare i passaggi per la loro risalita e la successiva discesa, con manovre ad alto rischio di ribaltamento, diverse volte le macchine restano insabbiate, tocca scendere e con loro a fatica rimuovere la sabbia per farle ripartire. Pausa caffè,

subito dopo incontriamo una carovana di dromedari, che appaiono dal nulla quando escono da una gola fra le dune: sono carichi di sacchi di sale, datteri o altri generi di merci, diretti verso lontani mercati, alcuni cammellieri sono a piedi e guidano la loro carovana

.  Attraversiamo di nuovo alcuni maestosi tassilli che si elevano maestosi sopra le dune di rara bellezza fermandoci per la pausa pranzo in un’oasi di palme, i cui frutti vengono raccolti a giugno. Ogni pianta ha un suo proprietario, al momento del raccolto ognuno sta attento ai datteri della propria pianta per evitare eventuali furti , stivandoli poi per l’essicazione in minuscole costruzioni di mattoni di fango posizionati in alto sulla duna, successivamente saranno trasportati dai cammellieri ai mercati.

Con alcuni compagni vado al lago salato, nascosto dietro l’oasi attraversando una fitta boscaglia di acacie e sterpaglie, ammiro la bellezza delle acque, grumi di sale sulle sue sponde mentre su uno spiazzo antistante diversi cumuli di sale resti di antiche lavorazioni, ormai abbandonati. Alcune zanzare malariche ronzano attorno a noi, un rumore proveniente da una specie di capanna mi allarma un pò, quando vedo un mulo che ragliando si allontana subito nel folto dei cespugli.

Si prosegue in direzione nord est per immettersi nel Derbili, altro sistema di dune barcane seguendo l’antica pista carovaniera che collegava le saline della regione ai villaggi ciadiani del Sud e alle oasi libiche del Nord. Si prosegue per la zona dei laghi, in un paesaggio lunare, il bello continua a stupirci, ogni tanto ci si ferma per ammirare il paesaggio, ogni fermata è sempre più bella della precedente, grandiosità unica con i colori delle sabbie del deserto che cambiano continuamente. Dall’alto osserviamo un grande lago dove andremo domani, con difficoltà Piero riesce a fissare il campo in alto sopra una duna mentre il sole sta tramontando, con fatica con le macchine risalgono posizionadosi controvento.

Il vento si sta alzando, viene preparato il tavolo per la cena, successivamente viene posto a monte, per proteggersi dalla sabbia e dal vento, una barriera con un telo. In queste ore il vento è molto forte, sabbia in ogni dove anche in tenda, ben fissata a terra. Nuova esperienza di una notte nel deserto. Notte di vento al lago Bokou, nei pressi di Ounianga Serir.

ciad – ennedi ……….20.11

Alle luci dell’alba i colori della sabbia e delle rocce cambiano completamente rispetto alla sera precedente, man mano che il sole si alza l’ombra dei pinnaccoli di arenaria si stende su questa distesa dorata creando nuove forme. Solo due tende tubu, con la struttura in legno di acacia e la copertura in stuoie di foglie di palma intrecciata, le noto ai piedi di una grande roccia, che le protegge dai venti, da una di esse escono due donne con un loro bimbo, sempre ben coperte compreso le teste con vesti da diversi colori, fantasmi sulla sabbia del deserto. Non fa caldo per ora, camminare fra questi monumenti naturale da pace e tranquillità, fotografo molto ma le più importanti sono quelle che si prendono con il cuore, immagini incancellabili. Non si vedono animali o dromedari in giro, solo dopo colazione allo smontaggio del campo, sotto il tappeto sahariano, viene trovato uno scorpione di circa 12 cm., intento ad uccidere un coleottero, subito dopo schiacciato. La spedizione si rimette in viaggio verso nord per raggiungere Fada,  villaggio sahariano costituite da case in banco riunite attorno al vecchio forte coloniale francese e al piccolo mercato. Il nucleo abitato è contenuto in un’oasi verdeggiante con numerose piante da dattero. Ha un piccolo aereoporto, utilizzato solo da turisti facoltosi, che evitano le fatiche delle piste, o da personalità locali importanti, non dai nomadi. In questo villaggio ha casa Rocco, figlio di Piero, base per le sue spedizioni nell’accompagnare turisti nell’Ennedi o nel Ciad, si visita la sua casa e il suo giardino, diverse le piante di agrumi messi a dimoramborroni_ciad-936 avendo l’acqua e la possibilità di farli innaffiare sempre nonostante il caldo, si fa scorta d’acqua dal suo pozzo. La stagione turistica in Ciad, vista da Piero, dura circa 6 mesi da ottobre a marzo, poi il forte caldo e il periodo delle pioggie rendono difficile il viaggio, in questo periodo lui accompagna non più di un centinaio di turisti in vari gruppi, pochi altri tour operetor fanno questo tipo di spedizioni. Terminate le formalità burocratiche, si entra in una regione di cordoni dunari e gruppi montuosi isolati, dune illuminate dal sole si susseguono infinitamente in un paesaggio fiabesco, un paio di volte i fuoristrada, a turno, si insabbianomborroni_ciad-1058, dobbiamo scendere dai mezzi per diminuire il peso degli stessi, mentre gli autisti, aiutati da piastre metalliche, rimuovono la sabbia da sotto e ai lati delle ruote per disinsabbiare il mezzo. Bellissima l’immagine di un solo albero che si erge solitario su questa duna di sabbia increspatamborroni_ciad-1060, i ripple mark, provocati dall’acqua e dal vento sedimenti sui sabbiosi, come sulle rive dei mari.

Solo due grossi fuoristrada di locali, in lontananza provocano un vento di sabbia offuscando la visuale dell’infinito, l’unico traffico automobilistico che incontriamo. In lontananza scorgiamo delle gazzelle che, al solo rumore, fuggono velocemente.

Pausa pranzo in una piccola oasi di palme con insalata di pomodori, mozzarella fresca, mezzo pompelmo gia tagliato in 4 parti e un buon tè caldo. Entriamo ora nella depresssion du Mourdi dove Piero fissa il campo alla base di una grossa e alta duna detta la Barkana del Mourdi, meravigliosa illuminata dal sole che sta tramontando, leggermente inclinata sul nostro lato e alta oltre 20 metri. Ora mi sto rendendo conto che sto facendo il mio migliore viaggio fatto in questi ultimi anni. Dopo il montaggio delle tende, in attesa della cena, alcuni salgono in cima alla duna per vedere dall’altra parte il villaggio sottostante, mentre con Vittorio vado alla ricerca di pietre o selci con la punta affilata che gli ominidi usavano per la caccia, ritrovando pure alcuni piccole parti di coccio lavorati oltre a un pezzodi un grosso piatto, riccamente decorato, Piero e con una certa ragione, chiede di lasciarli sul posto anche per non avere difficoltà in dogana al rientro. Vittorio mi racconta la storia della sua vita, in Niger da quando ha lasciato Roma a 30 anni, è un piacere stare ad ascoltarlo, dovrebbe scrivere un libro per tutto quello che passato,il coraggio di ricominciare sempre una nuova vita. Sono tante le stelle cadenti che scivolano dal cielo, tanti i desideri che si chiedono, spero che qualcuno possa avverarsi.


ciad – ennedi ……….19.11

Nella parte meridionale del massiccio, esiste un luogo, chiamato Archei, dove tra pareti alte fino a 200 metri si insinua una gola stretta e sinuosa con al suo interno una profonda e lunga guelta dove vivono gli ultimi coccodrilli del Sahara. Dal campo, dopo colazione, si risale un ripido e difficile sentiero, in mezzo alle rocce, che con la luce del sole assumono colori straordinari. Fa molto caldo e il sole picchia, ma arrivati in cima dall’alto, lo spettacolo è degno del miglior documentario naturalistico: dal lato aperto del canyon, decine e decine di cammelli bramiscono, sono all’abbeverata, coordinati dai nomadi per evitare pericolose ammucchiate; l’acqua è scura e limacciosa. In un angolo della guelta dovrebbero vivere i coccodrilli, testimonianza di epoche remote, che però noi non vediamo. Anche la discesa al balconcino naturale dove osserviamo meglio i dromedari, abbastanza facile da fare, ma il vuoto si apre davanti a noi, alcuni dromedari in acqua, altri sulla spiaggietta a brucare le foglie delle poche acacie.

Per evitare il ritorno per lo stesso sentiero, per 5000 cfa cadauno, attraversiamo a dorso di dromedario le acque della guelta aiutati da un ragazzo nomade, immerso fino al busto in queste acque putride per l’urina degli animali, con una corda  guida l’animale sull’altra sponda. Attraversata la gola, troviamo altre mandrie di dromedari in questo grande area paludosa con la poca acqua che arriva dalla guelta, una grande grotta si apre sulla parete del monte usata, a suo tempo, per ricoverare gli schiavi prima di trasferirli ai mercati. A piedi breve camminata attraversando la rigogliosa vegetazione del wadi, per arrivare ad una grande acacia, dove è stato preparato il pranzo e per un breve riposo.  Nell’intera regione di Archei, immerse in un paesaggio di indimenticabile bellezza, si trovano, sparse qua e là in ripari naturali, considerevoli stazioni di pitture rupestri, eseguite in epoche sconosciute che sono arrivate fino a noi lasciandoci un divertente compito dell’interpretazione. Un’altra grande grotta si apre sopra di noi, facile da raggiungere, per vedere la ricchezza delle pitture e delle incisioni che rivestono le sue pareti.

Ci si trasferisce per il nuovo campo nella valle delle fanciulle, raggiungibile attraverso un difficile accesso pietroso e piste sabbiose, un incantevole labirinto di piccole torri e sculture di arenaria che poggiano su un morbido tappeto sabbioso. lasciate le macchine, subito in giro per queste affascinanti formazioni rocciose con attorno una distesa sabbiosa color arancione, uno dei luoghi più belli di tutto il Sahara. Curiose formazioni di arenaria a fungo o a ombrello, la fantasia del tempo ha prodotte alte ed affilate guglie, regalando un terreno fantastico e verticale. Il sole sta tramontando in mezzo a queste sculture, si torna al campo per montare le tende, in attesa della cena, stasera brodo caldo e un piatto di carne di montone, acquistato in mattinata dai nomadi. Dopo cena, abbiamo sopra di noi la volta celeste, e numerose stelle cadenti che fanno sognare.

ciad – ennedi……..18.11

Alle 4 sono già sveglio, tutti al campo riposano ancora, mi siedo fuori dalla tenda su una sedia per vedere l’alba, mentre le ultime stelle stanno tramontando. Mi torna in mente una canzone dei sulutumana ANAM…JI  che parla del silenzio scritta in ricordo di TIziano Terzani

…..e il silenzio lassù era voce mutabile, precipitare dell’acqua, della terra le lacrime, il rischiarare del cielo ed era un canto, un volo, era la gola del mondo, il suo respiro più profondo, il suo rimbombo, il suo battito, viene da dove non sai e non sai dove andrai…Anam….scordi i nomi delle stelle e il tuo nome, guarda voli senza ali, guarda sali….non hanno forma o parole, la bellezza e la verità …..chi ha il coraggio di perdersi la via troverà ed il tuo passo leggero apre le porte del mistero tra rivelarsi e nascondersi…

Inizia una nuova giornata che non sappiamo cosa ci riserverà: vediamo una donna con i suoi bimbi e il suo gregge di capre vicino ad un pozzo, i muli carichi di otri d’acqua e tre cavalli con un piccolo puledro, nato da poco, al loro fianco. Entriamo in questo oceano di pietre e di sabbia dove si apre una realtà diversa da tutto quello visto fin’ora, sorprese che ripagano ampiammente le difficoltà e le fatiche per accedervi. Lungo la pista, il paesaggio cambia continuamente, alcune rocce fuoriescono dalla sabbia, si costeggiano magnifiche serie di formazioni tasilliane arenacee che assumono forme stravaganti di castelli e cattedrali lambiti da sinuose lingue di sabbia . Ogni tanto si incontrano piccole case-capanne, a forma di guscio rovesciato, che ai lati della pista spuntano come dal nulla in luoghi inaspettati, sembrano disabitate ma al  rumore dei fuoristrada ecco apparire dei bambini con le loro madri alle spalle. La pista di sabbia spesso diventa rocciosa, mai in piano, gli autisti sono davvero bravi nel trovare il punto giusto per riuscire a superare certi tratti difficili, seppur rispettando la propria posizione prevista nella carovana, ognuno si sceglie il tratto di strada che ritiene migliore. Non trovando come superare certe dune, In molti tratti e per molti km si devono costeggiarle ritrovando infine il passaggio per scendere di quota ma grazie a Piero e alla guida, suo autista, con la grande conoscenza del deserto, sempre diverso per lo spostamento delle dune a causa del vento, trovano dove invertire la rotta per scendere e ritrovare la pista sottostante per proseguire. Per la pausa caffè ci si ferma alla base di un massiccio,mborroni_ciad-360

dandoci così la possibilità di salire a piedi sulla duna che si insinua fra i due picchi per ammirare l’immenso paesaggio che si apre davanti ai nostri occhi.

Un unico alberello cresce su questo pendio , si tratta di callotropis pocera , dai grossi frutti verdi , non commestibili, neanche gli animali li mangiano, quando maturano e si aprono moltissimi semi lanosi trasportati dal vento voleranno sulle sabbie del deserto per nuove piante se troveranno l’acqua . lasciata la duna, poco lontano troviamo delle grotte con il primo sito di incisioni rupestri, ci si inoltra dentro scoprendo sulle pareti o sui soffiti opere di milioni di anni fa, abbondano figure umane isolate o a gruppi, raffigurazioni di animali, cavalli e dromedari, alcuni disegni ben conservati.

Pausa pranzo all’ombra di una grande roccia con insalata di riso, prima di andare a vedere diverse tombe preislamiche costituite ,da grossi mucchi di pietre nere di epoca incerta e di origine vulcanica, probabilmente neolitiche, molto povere, con una o due sepolture e quasi sempre senza suppellettili di valore, in quelle poche che sono state aperte. Sopra una di esse sono riuscito a cadere rimediando contusioni e dolori per la botta all’osso sacro, con l’aiuto degli amici, con crema antidolorifica steso sui materassini usati per la pausa pranzo ho rimediato al forte dolore in modo da proseguire. Nei secoli l’erosione del vento ha creato un paesaggio davvero unico aprendo nelle rocce archi naturali di rara bellezza ed aperture nelle pareti indescrivibili

. Proseguendo, si raggiunge un piccolo villaggio, conosciuto da Piero, per concordare la visita di domani alla guelta di Archei, pagando il relativo contributo al capo villaggio anche per avere la guida che domani ci accompagnerà su per il sentiero del monte prima di scendere al lago. All’esterno del recinto delle capanne, diverse donne fanno un piccolo mercato esponendo la loro merce

costituita collane, conchiglie o pietre recuperate nel deserto, si riprende per arrivare al nuovo campo li vicino, nell’Uadi Archei, per cena dopo un nuovo aperitivo, spaghetti al pesto, zucchine fritte, prosciutto crudo, melone di frutta e tisana calda a finire . Bella la volta celeste da osservare, le galassie, le pleiadi e varie costellazioni, sempre con la testa all’insù.

ciad – ennedi ………..17.11

Dopo la sveglia, alle prime luci dell’alba, diversi di noi salgono, ognuno per conto suo, sui massi e sulle rocce fino alla cima, per vedere sorgere il sole che colora di un rosso scuro questi massi, alcuni piccoli alberi hanno la forza di riprendere la vita nascendo in mezzo a questo pietrame. A colazione Vittorio fa notare di aver notato sul monte escrementi di alcuni sciacalli che hanno passato li la notte, nessun altro animale avvistato.

Mentre viene smontato il campo, un breve cammino per raggiungere un’altra piccola significativa roccia, che si eleva dal sahel, a piedi si procede verso i mezzi già fermi sulla pista, si attraversa l’asciutto stagno delle cicogne, subito alzatesi in volo, fermo in cima ad un albero, è di vedetta un avvoltoio . Oggi sono in macchina con Vittorio, che mi racconta molto delle sue esperienze sahariane, della sua avventurosa vita, descrivendomi il paesaggio che stiamo attraversando osservando bene alcune tende a fagiolo sparse casualmente nel deserto che appartengono ai nomadi di etnia tubu. Racconta che in questa parte del deserto è stato ritrovato parte delle ossa di un ominide vissuto qui oltre 8 milioni di anni fa, chiamato TOUMAJ ,progenitore anche della nonna Lucy vissuta in Etiopia 3 milioni e mezzo di anni fa, questo ritrovamento è ancora in fase di studio per accertamenti e conferme, fra due scienziati che si disputano la scoperta. Si raggiunge Kalait, questo grande villaggio sviluppato in questi ultimi anni, neppure segnato sulla mappa, vero crocevia sahariano per i suoi traffici, ci si ferma al mercato l’acquisto di generi alimentari per il gruppo, ognuno si compera le proprie bottigliette d’acqua o di coca, fredda, ma non vendono birra, nei vari negozietti lungo la strada si vende di tutto. Con le macchine ci si sposta fuori del villaggio per il rifornimento dell’acqua, da diversi pozzi esistenti: attorno ad essi ci sono molti automezzi, sopratutto carretti trainati da muli carichi di bidoni o serbatoi in ferro da riempiere; in questa grande piazza stazionano molte mandrie di dromedari, di vacche e di capre che si abbeverano nelle varie pozzanghere. Si punta ora verso nord in una regione ormai desertica, ai confini meridionali dell’Ennedi,mborroni_ciad-238 abitata dalla popolazione Gaeda, Tama e Zagawa, allevatori seminomadi

. Fa molto caldo, siamo a circa 450 mt. di altitudine, al passaggio dei mezzi una polvere impalpabile, quasi cipria, si solleva intorno a noi, ad un certo punto in un bivio, come un fantasma, appare un bianco cartello direzionale con due frecce con sopra scritti due nomi: una indica la pista per la Libia, l’altro la direzione del oued Archei per entrare nell’Ennedi. mborroni_ciad-244Nonostante i pochi cespugli e i ciuffeti di erba sulla sabbia del deserto, incontriamo diverse mandrie di dromedari, all’orizzonte appaiono le prime formazioni rocciose di arenaria, erose dal vento, dalle forme più disparate, Piero passa alla ricerca del 4′ campo che lo trova a Terkei Kisimi, presso la grotta dei cavalli volanti, prime pitture rupestri che vedremo domani. Cena con petto di tacchino e ratatui,  prima l’aperitivo con martini e vermuth, a finire tisana calda di karkadè, poi alle 8 tutti a nanna.mborroni_ciad-240