2…….via della plata..29.4

Siviglia

Ci siamo . L’avvicinamento alla partenza e’ stato come al solito intenso . Si sono aggiunti i dubbi classici di chi affronta per la prima volta un percorso , nel quale si favoleggia molto calore , solitudine , lunghezza delle tappe , ospitalita’ forse precaria e altri problemi che dovrò affrontare lungo il cammino , problemi fisici quale vesciche o ampollas , tendiniti o forse anche problemi intestinali . Chiuso lo zaino , domenica pomeriggio , lascio Como sotto un forte violento e improvviso temporale dopo aver  visitato la mostra dei trenini in miniatura al Broletto con Daniela e Fabio , Nicolo’ e Liliana adorati nipotini  che non vedro’ per un mese , bagnati fradici  vado con loro  a Milano per la notte per essere accompagnato al mattino presto ad Orio al Serio per prendere l’aereo , volo previsto pert le 10 per Siviglia. Con la speranza in un cambiamento interiore che si rifletta nella vita quotidiana , speranza che le cose cambino e speranza di farcela fisicamente per la meta da raggiungere . Aereo della Ryan Air pieno all’inverosimile , molti ragazzi diretti poi a Yerez de la frontera per vedere  il gran premio di motociclismo  . In un fila davanti a me vedo seduto un signore che parla in tedesco con il vicino , osservandolo meglio vedo che ha ai piedi scarponi da trekking e in mano la credenziale del cammino di Santiago , smile alla mia . Mi presento e faccio la conoscenza con Leo , di Vipiteno , con lui inizia un conoscenza che si protrarra’ saltuariamente fino a Santiago  . Scesi in aereoporto , dopo il ritiro dello zaino , andiamo in centro con un autobus di linea , siamo due pellegrini riconoscibilissimi e durante questo breve percorso , molte persone ci chiedono informazioni sul cammino che andremo  a fare , trovo l’albergo che ho prenotato dove anche Leo , pur senza prenotazione , trova un letto . Il primo impatto con Siviglia e’ positivo :  una citta’ pulita e a misura d’uomo per quel poco che possiamo giudicare . Lasciati gli zaini nell’albergo di Triana , riattraversiamo il ponte sul canale ed entriamo nella parte vecchia della citta’ sotto  una leggera pioggierellina , l’intenzione e’ di andare a vedere la cattedrale , che trent’anni fa con Maristella e Daniela , per il caldo afoso pomeridiano non eravamo riusciti a vederla durante un giro in camper per visitare la Spagna , anche se eravamo parcheggiati  in un giardino li vicino . Siamo quasi in orario di chiusura ma riusciamo a vederla bene  sia internamente che nei cortili esterni compreso la torre della Giralda . Due passi per le vie intorno alla cattedrale , soliti gruppi di turisti , negozietti di  souvenir che non fanno per noi . Il conducente di una carrozzella ci indica la prima concha a terra a lato della cattedrale ,  e la prima freccia che segnalano l’inizio del cammino della via della plata . Ritorniamo in albergo per sistemare gli zaini e i  letti , poi andiamo a visitare il rione di Triana ,  entriamo in due chiese , alle 20 ,  piene di fedeli , non solo vecchietti ma molti ragazzi e ragazze sono in attesa della messa , per partecipare  attivamente alla funzione .  Cena  in un bar lungo la via principale , niente di speciale . Prima notte in un albergo da pellegrini , con letti a castello per 6 persone in ogni stanza , dopo molti anni una nuova esperienza .

1……………via della plata

CAMINO DE SANTIAGO

la VIA DE LA PLATA per il CAMMINO MOZARABICO – SANABRESE

IMPARARE IL CAMMINO PROFONDO

 . Camminare per essere in presenza mentale

. Camminare per avere fiducia in noi e negli altri .

. Camminare per guardarsi dentro .

. Camminare per sentire il proprio respiro .

. Camminare per vedere con l’occhio interiore, per rilassarsi e             superare ansie e preoccupazioni.

. Camminare nel labirinto della vita .

.Camminare per essere in pace con se stessi, camminare spinti dal sincero proposito di essere felici .

Il camminare è una delle poche attività che, per quanto impegnativa, consente di svolgerne contemporaneamente altre, a volte altrettanto impegnative. Perchè camminare concilia il pensare, il sognare, il conoscere persone. Si cammina per stare in silenzio e per gustarsi la compagnia, perchè si è curiosi del  mondo e perchè ci si vuole ritrovare in se stessi. Nelle camminate che richiedono più giorni lo stare fuori casa non è più una transizione, ma l’elemento della stabilità. C’è un’inversione, si va da un albergo dei pellegrini ad un altro.  Ed è il dentro a trasformarsi, infinitamente variabile. Non si dorme due volte nello stesso letto, ogni sera ci accolgono ospiti diversi. Sorpresa rinnovata dagli scenari, dagli ambienti , varietà dei muri, delle pietre. Ci si ferma, il corpo è stanco, bisogna trovare riparo. Bisogna anche parlare della strana impressione che fanno i primi passi, quelli del mattino. Si è consultata la carta, deciso l’itinerario del giorno, ci si è congedati, si è bilanciato lo zaino, individuato il sentiero , ci si è assicurati la direzione. Ci si ferma, si controlla, si gira a vuoto e poi il sentiero si apre, lo si imbocca, si prende il ritmo. Si alza la testa ed eccoci partiti, ma partiti per camminare per stare fuori. Fuori è il nostro elemento, la sensazione precisa di abitarlo. Si lascia un albergo per un altro ma la continuità, ciò che dura e persiste, sono i rilievi che mi circondano, quel susseguirsi di colline sempre presenti. Tutto quello che si attraversa, i passaggi obbligati, cio che si lascia alle spalle sono le stanze di una notte, la sala da pranzo di una sera, i loro abitanti, i loro fantasmi ma non il paesaggio. Si abita il paesaggio, se ne prende lentamente possesso, se fa la propria sede. E può nascere quella strana impressione del mattino, quando si sono lasciati alle spalle i muri dell’albergo e ci si ritrova con la faccia al freddo e al vento, in mezzo al mondo: questa è davvero la propria casa, per tutto il giorno, è qui che si  rimarrà camminando. In certi periodi può accadere, per ragioni diverse, di sedersi e lasciarsi andare, è una forte tentazione, non desiderare  più nulla, ma bisogna trovare dentro noi stessi la forza di cambiare, non sentirsi soli in mezzo agli altri, non perdere la capacità di amare e nello stesso tempo sentire un disperato bisogno di affetto. Con il tempo certi condizionamenti possono diventare ossessioni e paventare un futuro pieno di paure e incertezze. Per salvarci da questo stato dobbiamo crearci un sogno che ci permetta di far rinascere l’entusiasmo, acquisire nuovo vigore, ritrovare serenità. Sappiamo  che si può  essere felici: le cose finiscono ma ne arrivano altre, sempre nuove, più o meno belle, ma da vivere sempre. C’è una strada lunga nel mio cuore. Una di quelle con il fondo bianco bianco che scorrono tra due ali verdi di campi macchiati di rosso. Una che si perde  all’orizzonte, là dove l’azzurro del cielo va a baciare la terra, una strada pregna di assordante Silenzio, abitata dalla Solitudine, inondata dal Sole .

Sarà il cammino delle tre S  ..Silenzio….. Solitudine…Sole

E allora  PLATA  sia  ……..

Perchè la plata e non altri cammini?

E’ stata una scelta voluta dopo aver letto diversi libri sui cammini, percorsi da molti altri pellegrini, ognuno con le sue esperienze e le sue motivazioni, ho  deciso per questo e di partire da solo, anche se è il più lungo e il più difficile rispetto agli innumerovoli cammino verso Santiago, per trovare in me stesso la forza, l’entusiasmo, la voglia di vivere i prossimi anni  alla ricerca di nuovi incentivi e di non sedermi mai sui molti ricordi del passato. Farò questo cammino per me stesso, ma sarà sempre con me Maristella, saranno con me virtualmente tutte le persone a me care, parenti o amici, anche per quelli che ora non lo riescono a capirlo. Ma soprattutto per i miei due carissimi nipotini Liliana e Nicolò a cui dedico queste mie brevi note, a cui offro loro  la possibilità di leggerle in futuro. Nella  vita faranno le loro scelte, di studio e di lavoro, ma dovranno sempre aprirsi al mondo, alla conoscenza delle persone, allo scambio interculturale, per imparare altre lingue in modo da avere un rapporto diretto con le persone di altri paesi, quello che per ora è mancato al loro nonno.  Sono sempre un pò testone che cerca di fare quello che ho in testa , voglio imparare e vivere ogni momento della mia vita intensamente e consapelvolmente, forse in futuro potrei  spiegarmi tante cose, cose imparate anche attraverso il dolore e la solitudine, che mi ha anche insegnato la necessità di condividere il proprio amore con tutta la creazione e con il cosmo intero .

La vita ti offre sempre una possibilità .

ULTREYA E BUEN CAMINO !!!!!!

regioni della Spagna  da attraversare:

ANDALUSIA            , da Sevilla a el Real de la Jara

EXTRENADURA     , da Monesterio a Banos de Montemayor

CATLILLA e LEON , da Calzada de Bejar all’Alto de a. Canda

GALICIA                 , da Villavella a Santiago de Compostella

Il cammino è costatemente segnalato da frecce gialle (flechas) e da ceramiche o altri elementi con la conchiglia (concha), cubi in granito, miliari, cippi o altro. Il cammino per sentieri originari è stato alquanto modificato nel tempo. Per esempio quando si attraversano grandi opere civili come ponti, autostrade, ave per le nuove linee dei treni, quando una strada moderna si trova a coincidere con il cammino. Altre volte si attraversano zone in cui il sentiero quasi scompare o risulta pressochè irriconoscibile. Si potrebbe considerare la via della Plata come un grande percorso di trekking, con ogni tipo di sentiero da affrontare oltre che con i piedi anche con la testa per superare i momenti di difficoltà e di solitudine , che sono parte integrante (in senso psicologico ed emotivo) del cammino da compiere.

da FREDERIC GROSS – andare a piedi, filosofia del camminare –

Solitudini

Ora, per essere davvero piacevole, il cammino a piedi dev’essere fatto da soli. Se lo si fa in gruppo o in due, al cammino resta solamente il nome, diventa qualcos’altro che ricorda più un picnic. Il cammino a piedi va fatto da soli, perchè la libertà è un requisito essenziale: si deve essere infatti sempre liberi di fermarsi o di continuare, e di seguire questo o quel tragitto secondo il capriccio del momento e poi perchè si deve procedere con il proprio passo. Bisogna davvero camminare da soli? Infatti, camminando, è necessario trovare il proprio ritmo fondamentale e mantenerlo. Il ritmo fondamentale è il proprio ritmo, quello che non stanca e permette di camminare per oltre dieci ore senza sfinirsi, di conseguenza, se occorre adeguarsi al passo di un altro, accelerando o rallentando, il corpo risponde meno. In ogni modo la solitudine assoluta, non esiste. Fino a tre o quattro persone si può ancora camminare senza parlarsi, ciascuno prende la propria andatura. Oltre a quattro si ha una colonia, gridi e fischi, si va da uno all’altro, si aspetta, si formano gruppi che di li a poco diventano clan. Addio semplicità e austerità e si cominciano a fare confronti, mentre per camminare bisogna essere soli, impossibile condividere la solitudine. Molte sono le varie solitudini, ad ognuno la sua .

Silenzi

Poichè esistono tante solitudini, esistono tanti silenzi. Si cammina sempre in silenzio. Certo da principio, non appena lasciamo le vie, le strade, gli spazi pubblici, il calpestio di migliaia di passi, la confusione delle urla, delle voci, dei mormorii, il rumore stridulo dei motori, c’è l’evidenza ritrovata del silenzio, in primo luogo come trasparenza. Tutto è calmo, attento e tutto riposa. Si è chiuso il cicaleccio del mondo, con le voci di corridoio, le chiacchere. Si accoglie il silenzio come un gran vento fresco che scaccia le nuvole. C’è il silenzio dei boschi, i gruppi di alberi formano intorno a noi pareti mobili. Si cammina su sentieri tracciati, strette strisce di terra che serpeggiano. Di li a poco si perde l’orientamento, il silenzio allora è fremente, inquieto. C’è il silenzio delle dure marce dei pomeriggi estivi, su sentieri sassosi, allo scoperto sotto un sole implacabile. Silenzio smagliante, minerale, opprimente, si sente soltanto il lieve scricchiolare dei sassi. C’è il silenzio delle albe, dove bisogna partire prestissimo, quando la tappa è lunga. E molti altri silenzi, a ognuno il suo.

 

20 agosto ….18

RITORNO IN ITALIA

Questo viaggio ha soddisfatto tutte le mie aspettative, posso dire che è stato il migliore fra quelli fatti fin’ora, quello che non abbiamo potuto vedere lo rimandiamo ad un prossimo futuro viaggio. In aeroporto , poche formalità per l’imbarco per Mosca con Aeroflot. Un gruppo molto affiatato  il nostro, devo dire un grazie a tutte queste persone con cui ho trascorso questi giorni, riconoscente a Maria che mi ha aiutato non poco e che spero di rivederla. Puntuali  a Mosca, accompagniamo Maria che prosegue  in treno per raggiungere e visitare San Pietroburgo. Resto con gli altri  in attesa del chekin fino alle 5 per un ultimo boccale di birra,  girando per negozi per gli ultimi acquisti, ci si saluta con un arrivederci, che come è’ successo con Sarah, ci si puo’ rincontrare sempre in qualsiasi parte del mondo, magari su Marte con Antonio. Il volo per Milano è tranquillo, in orario ma il  borsone non è arrivato, pazienza arriverà, treno per Saronno, dove trovo Serena che mi riaccompagnerà a Caomo, avendo perso la coincidenza del treno.

 

 

19 agosto ….17

PARATUNKA

Sveglia e colazione con calma, si resta del mezzo tornato ieri nella capitale, previsto per le 11, giocando con gli opossum. Regalo a Natalia le mie racchette e un vocabolarietto russo-italiano che potrà tornare utile. Arriva il nuovo camion, alla guida un autista russo, grande, grosso ed enorme in tutti i sensi con a bordo sua figlia, una bella bimba bionda di 3 anni di nome Vittoria, dopo la timidezza iniziale, si apre e comincia a giocare con noi. Caricato il tutto, si parte per il nuovo campo, in città ci si ferma in un grosso mercato popolare per poter acquistare regalini vari, come uova di salmone di vari tipi, trovo pure due dvd di cartoni per i miei nipotini, che penso non abbiano visto in Italia. Picnic lungo la strada a base di salmone affumicato, appena acquistato, prima dell’arrivo in albergo a Paratunka, molto bello con varie piscine calde che proveremo.  Salutiamo Barbara e Rousland che ci lasciano avendo finito quanto previsto a contratto per noi, ci si rilassa in camera prima della cena. Andiamo in una fattoria tipica locale in riva ad un lago vicino all’albergo, dove troviamo un tipo molto particolare (contadino, coltivatore di erbe selvatiche, cuoco, suonatore e tanto altro) . Ci illustra e ci fa vedere le varie erbe che crescono naturalmente nel suo giardino, che lui  raccoglie mentre sua moglie le cucina. Si cena in giardino con riso accompagnato da 7 tipi di verdure, tutto annaffiato con tanta vodka, lui inizia a cantare mentre suona la chitarra e il pianoforte piazzato in giardino, invitando ognuno di noi  a cantare le canzoni del proprio paese. Si ritorna in albergo per la notte.

 

18 agosto ….16

 VULCANO AVACHA

Sveglia alle 6, dopo colazione subito si inizia la risalita, si parte dagli 800 del campo base per arrivare in cima al vulcano alto 2748 mt, un bel dislivello da fare in un solo giorno, salita e discesa compresa. Comincio a capire il perchè di tutte questa gente qui radunate: è loro tradizione per una antica usanza o voto, che in questa data tutti devono salire in cima al vulcano, almeno quelli in grado, piccoli o grandi che siano, per ringraziare una loro divinità per qualche grazia ricevuta. Prima di partire noi, è iniziata una gara di corsa in salita per la cima, vediamo molti atleti in gara con i numeri sui pettorali ben in vista, mentre  noi stiamo salendo alcuni stanno già ridiscendendo avendo completato la gara. Il sentiero di sassi e ghiaia, alcuni tratti sono di cenere vulcanica, sale gradualmente lungo un pendio, molta gente  ci precede, molti di più sono quelli dietro di noi, tutti in una lunga fila indiana che sembra non abbai fine, dall’alto, man mano che si sale, le persone in fila a salire diventano sempre più piccole, tanti puntini o formichine colorate. Mi fermo spesso per riprendere fiato e bere, gli altri nostri amici, forse meno stanchi sono molto più avanti. Ora ho davanti a me un ultimo tratto di salita di 500 metri, costituita solo da cenere rossa, in forte pendenza, raccolgo le mie ultime forze aiutandomi con una corda  legata a degli spuntoni di roccia sporgenti dalla cenere,  zaino in spalla e con le racchette che non sempre riescono a far presa, pure incoraggiato da altri più in forma di me, riesco a raggiungere raggiungo alle 12,45 dopo 6 ore di salita, ben 426 persone sono già arrivate  prima di me, come da attestato dagli organizzatori con un foglio numerato che danno ad ognuno.  Un’altra  fila lunghissima di persone,  partite dopo, stanno risalendo il versante del vulcano e andranno avanti fino a sera. In cima ritrovo gli amici che mi stavano aspettando, con loro entriamo all’interno del primo cratere per cercare un posto libero per sedersi dove poter mangiare i panini preparati da Barbara. Da questa primo cratere con formazione di lava nerissima e lucente, escono molti vapori solforosi, l’ultima eruzione c’è stata nel 1991. Poi ci si sposta sul secondo cratere, rocce ora di un color rosso vivo, con tante tonalità,  da lì una magnifica vista sull’Oceano Pacifico e sulla valle di Nalycheva, uno dei migliori parchi naturali della Kamchatka, che non riusciremo a vedere. Completiamo il giro sui bordi del terzo cratere, lato destro del vulcano, qui solo rocce gialle, piene di zolfo e di fumarole, tutte presentano cristalli di ghiaccio. Forte il contrasto fra il nero della lava, il rosso delle precedenti  colate, il giallo della zona solforosa e il bianco dei cristalli di ghiaccio, una grande vista sulll’Oceano Pacifico, sui ghiacciai, sui vulcani circostanti con il verde della pianura sottostante. Dispiace lasciare questo ultimo vulcano, ma una lunga discesa non facile ci attende, specialmente il primo tratto da fare con corda ed un successivo con molti tornanti dove si affonda nella cenere, qualche scivolata o caduta non manca, urlando per avvisare le persone che stanno risalendo dell’eventuale caduta lungo il pendio di sassi piu o meno grossi, gridando in russo CANE, che vuol dire sasso, che tutti poi ripetono fino a quando la pietra stessa si ferma, sperando  che non sia finita addosso a qualcuno. Due ragazzi russi ci avvisano che al termine del percorso possiamo ritirare un diploma che attesti la nostra salita al vulcano, pure noi andiamo a ritirarlo prima di tornare nel cottage . Cena ottima preparata da Barbara, serata in piazza al campeggio per il concerto con cantanti e musiche dal vivo siberiane.