Si lascia Tatopani e iniziamo a salire per sentieri sul circuito dell’Annapurma, fino a Ghatopani, passiamo dai 1300 ai 2970 metri attraverso boschi verdissimi di alberi di rododendri in fiore e distese di campi di verdissima mariuana, la voglia di raccoglierla mi prende, conserverò alcuni rametti per alcuni giorni pur sapendo che non so cosa farmene e che non potrò portare a casa. Cielo coperto e pioggia in arrivo, oggi un cammino tranquillo immerso nella natura. Notte in camera con Clift e Antonio, dopo una cena al lodge .
Categoria: viaggi
mustang….13
Al mattino in autobus andiamo alle terme di Tatopani tranne un ultimo tratto da fare a piedi, nel frattempo si scatena uno dei primi monsoni con forte pioggie. Tutti in mutande alle terme con acqua calda e tonificante, non avendo nessuno il costume bagno. Campo tendato in riva al fiume, cena seduti attorno al fuoco con canti e balli nepalesi, cullati dal rumore dell’acqua del fiume che scorre sotto di noi, si trascorre una bella notte con un bel sonno .
mustang…12
Notte insonne, anche per il forte freddo, ci si sveglia prestissimo dovendo ripartire avendo deciso di usare un autocarro privato: ai turisti questo di solito non viene permesso, ma pure qui tutti gli intrallazzi sono possibili. Assistiamo a qualcosa di veramente indimenticabile e indescrivibili: sul cassone, oltre a sacchi di vari materiali presenti, vengono caricate e ammassate sopra tutte le masserizie del nostro gruppo, tende e attrezzature da cucina, i nostri zaini, saliamo tutti noi e le nostre guide, per completare si da un passaggio ad una donna del paese con due bimbi, di cui uno lo sta allattando al seno. Il cassone è proprio pieno, nessun altro animale potrebbe starci, inizia così un viaggio impossibile su queste strade sterrate, tutto traballa, ci si sostiene l’un l’altro, per evitare di precipitare sotto noi o i bagagli. Sembra di essere fuggiti da qualche città dopo una catastrofe appena successa. Ad un certo punto della strada, prima di una ripidissima discesa, l’autista ordina a tutti di scendere a terra dal cassone, per non rischiare un eventuale ribaltamento, e proseguire a piedi fino ai piedi della valle, non ci sono alternative. Si scende per sentieri sabbiosi, a tornanti, un paesaggio desertico mozzafiato davanti a noi, nella piana sottostante scorre il letto del grande fiume in una grande distesa di sabbia. Arrivati ai piedi di questa parete di montagna di sabbia, troviamo una baracca dove ci viene servito del te, si risale sul camion, nel frattempo arrivato, si prosegue guadando il fiume un centinaio di volte con acque vorticose, alte 70-80 cm, in alcuni tratti superano pure l’altezza delle gomme arrivando all’altezza del cassone . Sballottamenti in ogni dove, non c’è paura, ma apprensione si, mentre sopra di noi diverse aquile volteggiano nel cielo. A lato del fiume, in un tratto sabbioso, ci si ferma per rilassarsi e per un picnic, sotto a delle pareti rocciose con diverse venature del sale rosa dell’Himalaya. Il vantaggio del ritorno in camion ci ha fatto risparmiare diversi giorni di cammino e di fatica, permettendoci altri giorni di escursioni nel Mustang. Finalmente verso sera siamo alla guesthause di Jomson dove termina questa pazzesca avventura, sulla cima bianca dell’Annapurna splende in cielo una splendida luna piena, la cui visione ripaga della fatica del giorno. Doccia calda, cena e finalmente un letto, sono in camera con Sarah, la ragazza cinese di Hong Kong, comè brutto non sapere le lingue per poter condividere le nostre impressioni. Gli asinelli e i muli che che avevamo lasciato a Lo Matang, stanno tornando con le loro zampe a Jomson, qualche giorno di cammino .
mustang..11
Oggi giornata di riposo im città per la visita ai monasteri, alla scuola buddista dove vengono istruiti i futuri monaci. Porto in dono la mia sciarpa di seta bianca al capo dei lama, il re novantenne, al quale volevo donarla nelle intenzioni, è a Katmandhu ricoverato in ospedale, così dicono. In una piccola pizza c’è il palazzo del re, anonimo, guardato a vista all’ingresso da due grossi neri e pelosi cani tibetani. Tanti piccoli negozietti, dove acquisto ricordini vari e dei mandala. In un altro monastero, all’interno di una cappella, due restauratori italiani sono intenti al recupero di affreschi sulle pareti, molto deteriorati. Cena a base di carne di capra, sacrificata per noi. Notte in tenda .
Notte in tenda
mustang …10
Prima di partire da Sarang, compero dei piccoli ricordini, non pesanti e non voluminosi avendo solo lo zaino: si comincia a salire passando un torrente su un ponte sospeso tibetano, incontriamo i primi chorten e sull’altopiano ecco un mani pade un, il piu lungo dell’intero Tibet, davvero unico e meraviglioso. Faccio meno fatica rispetto agli altri giorni, aiutato forse da una vista spettacolare dei quattro 8000 che ci circondano, con colori delle rocce di diverse tonalità . Siamo sempre sopra i 3800 mt, raggiungiamo un passo con davanti a noi l’altopiano del Tibet, dove i colori del cielo, della terra e delle montagne, in una luce incredibile, si uniscono fra loro. Siamo in vista della capitale del Mustang, Lo Mantang, scendiamo e entriamo in questo paese o villaggio che possa essere: nelle strette vie alcune donne lavano i i loro abiti nei piccoli canali interni, mentre altre lavano e lucidano pentole con molta volontà, contemporaneamente yak e ad altri animali girano tranquillamente in città, lasciando tutti i loro escrementi a terra. Le fotografie non riescono mai a descrivere fedelmente le impressioni, ma quello che abbaimo davanti è veramente unico. Come tradizione ogni gruppo di turisti che arriva a Lo Matang, come tradizione per aiutare la popolazione locale, compra un montone che poi verrà cucinato per cena. Riscaldamento della guest hause, dove siamo a cena, è alimentato dallo sterco di yak essiccato, fuori fa molto freddo. Il campo tendato è stato montato fuori le mura, al tramonto verranno chiuse tutte le porte della città. Durante la cena Adeep, figlio sedicenne del capo guida, ha avuto un attacco epilettico, Carlo e Marco vorrebbero curarlo con le nostre medicine, viene chiamato un medico, che potrebbe essere lo stregone di Lo Matang, provvede a suo modo, fino all’arrivo di un lama che pronuncia alcune preghiere, getta del riso sul viso del ragazzo, il quale dopo tre ore si riprende. Questi nepalesi ritengono che la malattia venga dagli spiriti maligni che sono dentro noi, così dicono, ma è tutto bene quel che finisce bene, ma il giorno dopo il padre fa venire un elicottero per trasportarlo in ospedale a Katmandhu per le opportune analisi .