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Dopo una buona colazione e dopo aver smontato il campo tendato, abbiamo davanti un dura e lunga giornata di risalita, con vari passi da superare ma saremmo ripagati dalle stupende viste dei monti e dal paesaggio naturale incontaminato che incontreremo. Una salita faticosa fino a 4100 metri, per ridiscendere per pranzo in un piccolo villaggio dove incontriamo diversi piccoli gruppi di turisti. Un breve riposo, per risalire al muro mani pade mun, luno muro di pietra con incise preghiere buddiste, magnifica la visione delle montagne che abbiamo tutte attorno a noi. Molto faticosa e snervante la salita al passo successivo a 3875 mt, che sembra non arrivare mai, subito dopo una discesa spettacolare su Sarang dove osserviamo un bellissimo stupa e il suo monastero. Giornata molto difficile, cena e subito in tenda per la notte.

 

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Smontato il campo tendato, si prosegue sempre su sentieri impervi ma affascinanti, ogni giorno, una nuova conoscenza del territorio e delle montagne che ci circondano. Si comincia a salire raggiungendo i 3800 mt di quota, senza problemi particolari per l’altitudine con la stanchezza che comincia a farsi sentire, nuovo campo tendato ai margini di un bosco.

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Sveglia alle 6, davanti alle tende abbiamo il te bollente e un catino di acqua calda, rimetterci in forma. Ora ha inizio il vero e proprio trekking nel Mustang; lasciasmo Kagbeni camminando sulle sabbie e sui ciotoli del fiume, la Kala Kandaki, dobbiamo guadarla in alcuni tratti dove l’acqua è bassa senza alcun pericolo, cominciamo a risalire per sentieri di montagna abbastanza impegnativi, siamo attorno ai 2900 metri di altitudine. Lungo il letto del fiume  raccogliamo diverse ammonniti, non molto grandi, con  impressi pesci fossili o altro che ricordano che qui milioni di anni fa  c’erano le acque di un oceano. Lungo il percorso le guide ci porgono sempre del te caldo con i biscotti, discese e salite sono continue, in questo tratto, sentieri stretti e scoscesi. Ci si ferma per il pranzo preparato dai cuochi dello staff a Chasa: all’esterno del locale-ristorante, due donne prima mungono gli yack, poi avvicinano i vitellini ai capezzoli delle loro mamme per far prendere anche a loro del latte. Proseguiamo sempre  lungo il fiume, attraversiamo il primo ponte tibetano sospeso, salendo per ripidi sentieri a Chale, dove le guide montano il campo base e le tende per la notte. Un buon te e un breve riposo in tenda prima della cena, tira un forte vento, in paese troviamo due donne francesi, in giro con i loro sherpa, parliamo del nostro trekking ma chiedono a Carlo informazioni specifiche su un viaggio in Mongolia che Carlo, come tour operetor sta organizzzando. Siamo arrivati a circa 3100 mt  di quota.

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Alcuni di noi hanno problemi intestinali, Carlo decide di prendere un giorno per far un buon acclimatamento in quota. Leo prende e sale da solo al monastero sulla montagna che abbiamo di frontre a 3900, mentre i 5 del gruppo che stanno meglio, saliamo a Muktinath, fermandoci ai  3400 metri nei pressi di una casa, con  bar e negozio appresso, dove prendiamo un te. Si rientra alle tende per pranzo, è stata scaldata l’acqua per delle doccie, ognuno provvede con con la sua brocca d’acqua calda a lavarsi all’aperto, uno per volta in un angolo predisposto, un pentolone di acqua. Cena al campo base con canti e balli nepalesi e con canzoni popolari italiane, fra le più popolari.

 

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Ci si sveglia al canto del gallo con una tazza di te caldo e una brocca di acqua calda che troviamo davanti della cameretta del lodge, distribuiti  dallo staff. Il nuovo pulmino non è ancora arrivato, dopo colazione inziamo ugualmente a camminare su per un sentiero sterrato, dopo pochi raggiunti quasi subito dal nuovo mezzo, a bordo del quale arriviamo a Jompson: davanti a noi ecco l’Annapurma, con le sue quattro cime  A1 A2 A3 A4, tutte oltre gli 8000, tutte bianche immacolate e grandi ghiacciai che scendono dalle cime. Cerchiamo la casa, senza trovarla, dove hanno soggiornato Ymmi Hendrix e Mikhe Yagger, importante per i loro fans, poco per me. Un piccolo giro in città per conoscerla, vediamo dall’alto  l’aeroporto dove solo al mattino e non sempre, a causa dei venti e della corta pista, possono atterrare dei piccoli aerei a lato inizia il trekking vero e proprio. Lasciamo Yomson incamminandoci per Kasgeni lungo il letto del fiume Kali Kandaghi, dove si arriva per la prima notte in tenda, quasi campeggio. Cena con minestrone, pizza al  tonno, spaghetti al pomodoro e polpette di patate, tutto abbondante, nuova esperienza  positiva.

Alcune raccomandazioni da parte del capo guida :

1 – Girare sempre a destra attorno ai monumenti religiosi

2 – Non toccare mai i bambini e se si tocca qualcosa o qualcuno solo con la destra

3 – Siamo  ai 2900 mt di altitudine bisogna acclimatarsi bene .