ciad – ennedi …………24.11

Si lascia questo campo per arrivare prima alle magnifiche cattedrali arenacee di Bichagara, isole di pietra ad ovest del massiccio, note anche per loro pitture rupestri per poi immettersi nella grande pista che costeggiando l’Ennedi ci condurrà fino a Kalait per gli ultimi rifornimenti. Dopo la sveglia e la colazione, si avvicinano al campo alcune donne nomadi per cercare di vendere i loro  prodotti artigianali, una successiva bellissima camminata su queste sabbie per raggiungere le macchine, che ci avevavo preceduto per un tratto dopo lo smontaggio del campo. Rifornimento d’acqua da un pozzo situato in una grande oasi di palme dove Vanni riesce a trovare e a fotografarmi un gallo.

Si riprende verso sud, sulle sabbie di questo deserto si incontrano spesso i verdissimi coloquintuidi, che come un incantesimo ingannatore, attirano, con il loro verde vivo e i loro frutti succosi la nostra attenzione e gli animali in genere, cela invece terribili sostanze tossiche immangiabili. Siamo ora presso delle magnifiche cattedrali di pietra con le dune e la sabbia del deserto che si incunea fra loro creando un paesaggio unico. A piedi si risale un di esse, con ai lati pareti di roccia frastagliata, e solo con alcuni risalgo con fatica una parete di sabbia dorata ma dall’alto vengo ripagato dalla magnifica visione sottostante e dalla soddisfazione di essere riuscito ad arrivarci in cima.

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Ci si ritrova dalla parte opposta di questa duna per una pausa caffè, su quest’area si trovano molte pietre silicee lavorate dall’auomo preistorico e trasformati in  oggetti taglienti per vari usi e per la caccia agli animali.

Si riprende per arrivare per la pausa pranzo ai piedi di una nuova piccola valle inserita fra due alte pareti di roccia piena di grotte, in una di queste  sulle pareti un nuovo tesoro di pitture e incisioni rupestri, una ricchezza inimmaginabile da scoprire.

Vicino alla zona dove siamo fermi per la pausa pranzo, si apre davanti a noi un arco naturale, tra i più alti fra quelli incontrati fin’ora, sempre diversi uno dall’altro, come un arco trionfale simboleggia  la porta d’entrata al massicio dell’Ennedi, quasi inaccessibile che perfino Boris per una migliore ripresa fotografarlo non riesce ad arrampicarci sopra.mborroni_ciad-1718

Si prosegue per raggiungere il prossimo campo serale, di nuovo mandrie di dromedari e pochi fuoristrada di nomadi sulla pista, ancora residuati bellici fra cui un aereo libico abbattuto, al tramonto Piero trova una grande spianata sabbiosa ai lati della pista ai piedi di un’altura sulla quale poi al buio notiamo le luci di un villaggio. Stasera per cena il nostro cuoco prepara un piatto tipico ciadiano, la taguella con impasto di farina e acqua come una nostra polenta mischiata a sughi di verdura e di carne, buona e gustosa, con un te caldo finale.

ciad – ennedi ………23.11

Ha soffiato poco vento questa notte sul nostro campo, posto ai lati della pista di Ouadi Doum, diversi compagni hanno preferito, come altre volte, dormire all’aperto sui lettini, senza tenda e sotto le stelle. Ieri sera, dopo il tramonto e per tutta la notte, sulle piste del deserto da noi percorse ieri, si sono osservati le luci dei fari di numerosi autocarri, dato le grandi distanze sembravano puntini fissi sulla sabbia. Smontato il campo la nostra carovana dei mezzi  si dirige a sud ovest verso Kora, una delle porte d’ingresso del massiccio dell’Ennedi. Il paesaggio inizialmente brullo e desolante, diventa via via più accattivante con piccoli tassili e lingue di sabbia, le macchine sbuffano e faticano in questo terreno misto e impegnativo. Prima un pausa caffè, poi altre due ore di viaggio prima della pausa pranzo.

all’ombra di una grossa acacia con pasta al pomodoro e mozzarella, gia preparate ieri.

Ci si ferma, ad un certo punto della pista, per osservare dall’alto sopra una grande area desertica i resti degli armamenti bellici lasciati dai libici durante la loro ritirata verso la Libia, dopo aver perso la guerra contro i ciadiani: impressionante vedere i resti di decine di carri armati abbandonati e sparsi sulle sabbie, mai rimossi, e vedere mucchi di  centinaia di proiettili, ancora inesplosi, di varie dimensioni ai lati della pista scaricati li in fretta dai loro mezzi in ritirata per essere più leggeri durante la fuga. Decine di migliaia di morti e feriti, dei prigionieri di entrambi i fronti , non si sa nulla, quanto questo possa servire da monito contro le guerre per le generazioni future non si sa, da li transitano solo pochi turisti o i trafficanti di vario genere.

Si ferma un pick up, da cui scende un nomade per osservare lo stesso paesaggio, sta trasportando una anziano ferito dolorante, che ha rotture varie, forse al femore o altre malattie, arriva da molte miglia lontana e ne avrà ancora molte da percorrere prima di arrivare da un medico per le prime cure, sperando che ci arrivi vivo. Si supera volecemente questa piana, ora sabbiosa, dove alcune volte le macchine rimangono insabbiate, incontrando pochi fuoristrada di altri nomadi che a grande velocità, sollevando enormi nuvole di sabbia, risalgono le piste dirigendosi verso i loro villaggi. Al tramonto Piero riesce a trovare un ottimo campo per la notte nei pressi del pozzo di Ouei . Solite operazioni di ogni giorno, stasera una nuova bacinella d’acqua per i nostri bisogni corporali. Controllo le mie pietre raccolte, che desideravo portare a casa, ma seguendo i consigli del capo, seleziono e abbandono.

ciad – ennedi ……..22.11

A causa del vento, l’aria entrava da ogni parte nelle tende, che continuava a gonfiarsi, quasi impossibile dormire. Avvicinandosi al campo, il vento a divelto il paravento a protezione del tavolo, la sabbia sotto le ruote del primo fuoristrada a monte è stata portata via dal vento, ora lo si vede notevolmente inclinato su un lato, difficile tirarla fuori ma alla fine operazione riuscita

Siamo nell’Eyo Demi, formazione arenacea rossastra, si piega a ovest per il primo lago del sistema lacustre di Ounianga, sprofondato in una conca sabbiosa circondata da palme e quinte roccioso, incredibile. Alcuni compagni si incamminano a piedi per andare verso il lago, smontato il campo vengono poi raggiunti, stiamo passando dalle sabbie del deserto ad un’oasi di palme che spuntano inaspettate dalla sabbia dove si trova questo splendido lago di acqua dolce, Ounianga Serir, per un bagno ristoratore fatto solo da alcuni di noi, occasione non molto frequente nel Sahara.

Siamo circondati da formazione rocciose di arenaria multicolore dal bianco al rosso, e bionde dune che discendono fino all’acqua, costituiscono una delle visioni più inusuali di tutto il paesaggio sahariano. L’acqua di questo lago è dolce, ma data l’alta salinità del terreno, gli altri sono molto salati con diverse densità e colorazioni, dal blu al verde. Dopo la pausa caffè sotto il sole e la sabbia bollente, lasciamo questo paradiso per raggiungere il villaggio di Demi, costituito da pochissime capanne e da povere abitazioni in terra. Questo nucleo abitato, situato in un ambiente assolutamente selvaggio ed inospitale, vive sull’esiguo commercio del “sale rosso cristallino” , ricavato da saline a cielo aperto con un metodo di estrazione rudimentale, che viene portato dalle carovane nelle oasi del sud e scambiato con generi alimentari di prima necessità (miglio e sorgo). Da un pozzo, a mano a mezzo di un secchio appeso ad una lunga corda, si preleva l’acqua per la nostra scorta nei bidoni, li vicino una scuola in muratura bella esteriormente, ma le aule vuote ed abbandonata, i bimbi ormai non vanno più a lezione per mancanza di fondi da parte dello stato che non paga gli insegnanti. Appoggiati al muro esterno si sono radunate diverse donne con i loro bimbi, espongono piccoli  oggetti artigianali da loro prodotti, acquisto per 10000 c f a un ……… rivestito con lane multicolori che loro userebbero quando danzano.

Prima di uscire da questo villaggio, diversi controlli da parte dei militari e pagamento al capo villaggio di un forte pedaggio per ogni turista in transito. Si riparte per fermarsi dopo pochi km presso un altro lago salato, talmente salato che sulla sua superficie, per effetto di una reazione chimica del sale a queste alte temperature, si vengono a formare dei grandi ammassi di schiuma di sale, che partendo dalle rive, a grandi o piccole masse vanno a galleggiare sulla sua superficie

. Pausa pranzo sotto un grosso albero nei pressi di un nuovo laghetto salato, dove si arriva a piedi, mentre si alzano in volo alcuni uccelli.

Si riparte per Ounianga Kebit, grosso villaggio, che rimane il punto più a nord toccato nel nostro viaggio, situato a circa 200 km dal confine sud della Libia,  posto in alto sopra questa falesia che domina il lago, Lac Yoa,

con il sole del pomeriggio le sue acque sono di un verde brillante, dalle sue sinuose sponde con diverse insenature si levano in volo stormi di uccelli , boschi di palme da dattero lo adornano, un paesaggio fiabesco se confrontato con il villaggio, da cui ci stiamo affacciando, abbastanza sporco con immondizie di ogni genere in giro per le strade, compreso le sole ossa di un intero scheletro di un animale. In questo villaggio si riesce a fare il pieno di gasolio dei mezzi, non da una stazione di servizio che qui non esistono, ma dopo una continua ricerca in diverse postazioni, da un negoziante che tiene un deposito di bidoni che arrivano dalla Libia e pompata artigianalmente con una pompa nei vari serbatoi, roba da non credere.

Nel villaggio circolano diverse camionette e  pik up carichi di militari armati e con le mitragliatrici posizionate sui tetti. In un quasi bar li vicino bottigliette di acqua fresca. Si riprende la pista di Ouadi Doum, dirigendosi ora verso sud, per il nuovo campo, che Piero lo trova dopo un’altra ora di viaggio, poco prima del tramonto.mborroni_ciad-1529

ciad – ennedi ……….21.11

Notte tranquilla sotto una bellissima volta celeste, il soffiare del leggero vento si è fatto sentire contro le pareti in tela delle tende, sparse ai piedi della duna; dalle orme ritrovate sulla sabbia da qualcuno di noi, ci si accorge che una carovana di dromedari nella notte, silenziosamente, è passata vicino alle tende per risalire la alta duna, senza alcun rumore. Dopo colazione, guidati da Piero con tutto il gruppo risaliamo la alta duna, che ha la forma di mezza luna, detta barcana, che ha la parte convessa sopravento e la parte concava sottovento, la loro altezza diminuisce dal centro verso le punte, più o meno allungate, sono le più mobili fra le dune e si possono spostare dai 2 ai 30 metri all’anno, che possono raggiungere l’altezza di 20metri, (come un palazzo di 6 piani) raggruppandosi e formando dei veri e propri erg. Arrivati in cima, davanti a noi a 360 gradi si apre l’infinito spazio sulle piccole dune della regione, in continuo spostamento per opera del vento. Sotto di noi una grande oasi, ricca di palme, un villaggio con le tipiche tende tubu in legno coperte con foglie di palma intrecciate. Lo raggiungiamo a piedi, dove ritroviamo, dopo aver smontato il campo, al centro del villaggio le nostre macchine con gli autisti, stanno sollevando l’acqua dal pozzo posto per fare il pieno dei bidoni, sul posto anche diversi dromedari che si avvicinano per bere, alcuni ragazzi del villaggio cercano di tenerli a bada. Abbiamo il tempo di girare fra le palme di quest’oasi, le capanne sono tutte recintate con legni di acacia intrecciati fra loro come barriera, vedo alcuni mezzi bellici in disuso ormai insabbiati, il mio amico Vanni riesce a fotografare per me l’unico gallo ciadiano, fra i pochi magri polli di un pollaio, la cui foto mi era stata richiesta a Como da un amico. Ripartiamo per proseguire la trasversata della depression du Mourdi, dune che si susseguono alte e parallele fra loro, gli autisti hanno dificoltà a trovare i passaggi per la loro risalita e la successiva discesa, con manovre ad alto rischio di ribaltamento, diverse volte le macchine restano insabbiate, tocca scendere e con loro a fatica rimuovere la sabbia per farle ripartire. Pausa caffè,

subito dopo incontriamo una carovana di dromedari, che appaiono dal nulla quando escono da una gola fra le dune: sono carichi di sacchi di sale, datteri o altri generi di merci, diretti verso lontani mercati, alcuni cammellieri sono a piedi e guidano la loro carovana

.  Attraversiamo di nuovo alcuni maestosi tassilli che si elevano maestosi sopra le dune di rara bellezza fermandoci per la pausa pranzo in un’oasi di palme, i cui frutti vengono raccolti a giugno. Ogni pianta ha un suo proprietario, al momento del raccolto ognuno sta attento ai datteri della propria pianta per evitare eventuali furti , stivandoli poi per l’essicazione in minuscole costruzioni di mattoni di fango posizionati in alto sulla duna, successivamente saranno trasportati dai cammellieri ai mercati.

Con alcuni compagni vado al lago salato, nascosto dietro l’oasi attraversando una fitta boscaglia di acacie e sterpaglie, ammiro la bellezza delle acque, grumi di sale sulle sue sponde mentre su uno spiazzo antistante diversi cumuli di sale resti di antiche lavorazioni, ormai abbandonati. Alcune zanzare malariche ronzano attorno a noi, un rumore proveniente da una specie di capanna mi allarma un pò, quando vedo un mulo che ragliando si allontana subito nel folto dei cespugli.

Si prosegue in direzione nord est per immettersi nel Derbili, altro sistema di dune barcane seguendo l’antica pista carovaniera che collegava le saline della regione ai villaggi ciadiani del Sud e alle oasi libiche del Nord. Si prosegue per la zona dei laghi, in un paesaggio lunare, il bello continua a stupirci, ogni tanto ci si ferma per ammirare il paesaggio, ogni fermata è sempre più bella della precedente, grandiosità unica con i colori delle sabbie del deserto che cambiano continuamente. Dall’alto osserviamo un grande lago dove andremo domani, con difficoltà Piero riesce a fissare il campo in alto sopra una duna mentre il sole sta tramontando, con fatica con le macchine risalgono posizionadosi controvento.

Il vento si sta alzando, viene preparato il tavolo per la cena, successivamente viene posto a monte, per proteggersi dalla sabbia e dal vento, una barriera con un telo. In queste ore il vento è molto forte, sabbia in ogni dove anche in tenda, ben fissata a terra. Nuova esperienza di una notte nel deserto. Notte di vento al lago Bokou, nei pressi di Ounianga Serir.

ciad – ennedi ……….20.11

Alle luci dell’alba i colori della sabbia e delle rocce cambiano completamente rispetto alla sera precedente, man mano che il sole si alza l’ombra dei pinnaccoli di arenaria si stende su questa distesa dorata creando nuove forme. Solo due tende tubu, con la struttura in legno di acacia e la copertura in stuoie di foglie di palma intrecciata, le noto ai piedi di una grande roccia, che le protegge dai venti, da una di esse escono due donne con un loro bimbo, sempre ben coperte compreso le teste con vesti da diversi colori, fantasmi sulla sabbia del deserto. Non fa caldo per ora, camminare fra questi monumenti naturale da pace e tranquillità, fotografo molto ma le più importanti sono quelle che si prendono con il cuore, immagini incancellabili. Non si vedono animali o dromedari in giro, solo dopo colazione allo smontaggio del campo, sotto il tappeto sahariano, viene trovato uno scorpione di circa 12 cm., intento ad uccidere un coleottero, subito dopo schiacciato. La spedizione si rimette in viaggio verso nord per raggiungere Fada,  villaggio sahariano costituite da case in banco riunite attorno al vecchio forte coloniale francese e al piccolo mercato. Il nucleo abitato è contenuto in un’oasi verdeggiante con numerose piante da dattero. Ha un piccolo aereoporto, utilizzato solo da turisti facoltosi, che evitano le fatiche delle piste, o da personalità locali importanti, non dai nomadi. In questo villaggio ha casa Rocco, figlio di Piero, base per le sue spedizioni nell’accompagnare turisti nell’Ennedi o nel Ciad, si visita la sua casa e il suo giardino, diverse le piante di agrumi messi a dimoramborroni_ciad-936 avendo l’acqua e la possibilità di farli innaffiare sempre nonostante il caldo, si fa scorta d’acqua dal suo pozzo. La stagione turistica in Ciad, vista da Piero, dura circa 6 mesi da ottobre a marzo, poi il forte caldo e il periodo delle pioggie rendono difficile il viaggio, in questo periodo lui accompagna non più di un centinaio di turisti in vari gruppi, pochi altri tour operetor fanno questo tipo di spedizioni. Terminate le formalità burocratiche, si entra in una regione di cordoni dunari e gruppi montuosi isolati, dune illuminate dal sole si susseguono infinitamente in un paesaggio fiabesco, un paio di volte i fuoristrada, a turno, si insabbianomborroni_ciad-1058, dobbiamo scendere dai mezzi per diminuire il peso degli stessi, mentre gli autisti, aiutati da piastre metalliche, rimuovono la sabbia da sotto e ai lati delle ruote per disinsabbiare il mezzo. Bellissima l’immagine di un solo albero che si erge solitario su questa duna di sabbia increspatamborroni_ciad-1060, i ripple mark, provocati dall’acqua e dal vento sedimenti sui sabbiosi, come sulle rive dei mari.

Solo due grossi fuoristrada di locali, in lontananza provocano un vento di sabbia offuscando la visuale dell’infinito, l’unico traffico automobilistico che incontriamo. In lontananza scorgiamo delle gazzelle che, al solo rumore, fuggono velocemente.

Pausa pranzo in una piccola oasi di palme con insalata di pomodori, mozzarella fresca, mezzo pompelmo gia tagliato in 4 parti e un buon tè caldo. Entriamo ora nella depresssion du Mourdi dove Piero fissa il campo alla base di una grossa e alta duna detta la Barkana del Mourdi, meravigliosa illuminata dal sole che sta tramontando, leggermente inclinata sul nostro lato e alta oltre 20 metri. Ora mi sto rendendo conto che sto facendo il mio migliore viaggio fatto in questi ultimi anni. Dopo il montaggio delle tende, in attesa della cena, alcuni salgono in cima alla duna per vedere dall’altra parte il villaggio sottostante, mentre con Vittorio vado alla ricerca di pietre o selci con la punta affilata che gli ominidi usavano per la caccia, ritrovando pure alcuni piccole parti di coccio lavorati oltre a un pezzodi un grosso piatto, riccamente decorato, Piero e con una certa ragione, chiede di lasciarli sul posto anche per non avere difficoltà in dogana al rientro. Vittorio mi racconta la storia della sua vita, in Niger da quando ha lasciato Roma a 30 anni, è un piacere stare ad ascoltarlo, dovrebbe scrivere un libro per tutto quello che passato,il coraggio di ricominciare sempre una nuova vita. Sono tante le stelle cadenti che scivolano dal cielo, tanti i desideri che si chiedono, spero che qualcuno possa avverarsi.