egitto – deserto bianco…t.i.

da terre incognite

EGITTO

L’armata perduta di Cambise e il

    deserto occidentale

La stragrande maggioranza di quanti visitano l’Egitto limitano il proprio itinerario alla capitale e alla valle del Nilo, dove per altro si concentrano i maggiori tesori della civiltà egizia.    Ma in Egitto, grande tre volte l’Italia, il 90 % del territorioinizia invece proprio oltre le sponde coltivate del grande fiume; peccato si tratti di un terreno acido e inospitale, estremo lembo orientale del deserto del Sahara, ripartito nel montuoso deserto orientale ad est, fino alle sponde del Mar Rosso, e in un’enorme distesa di dune ad occidente fino ai confini con la Libia e oltre, punteggiate in qualche isolata oasi, non a caso chiamata il Grande Mare di Sabbia.    Quest’ultimo costituisce uno dei deserti più estesi e meno frequentatti di tutto il Sahara, battuto dal violento vento Khamsin e dalle sue micidiali tempeste di sabbia, evitato anche dalle carovane per la cronica penuria d’acqua.     Fino al 1920-30, all’avvento dei mezzi meccanici, diversi tratti risultavano ancora inesplorati e ancora oggi sono ben pochi ad avventurarsi in questo mondo minerale: solo durante l’ultima guerra mondiale italiani e tedeschi da una parte, inglesi ed egiziani dall’altra, lo attraversarono più volte per infiltrarsi dietro le linee nemiche, come descritto nel romanzo e nel film “Il paziente inglese”.    Soltanto di recente il turismo ha scoperto il fascino e le attrattive di questa regione, lunga 600 chilometri e larga poco meno: enormi distese di dune policrome alte fino a 150 metri, non solcate da alcuna strada o pista, una fitta rete di corridoi interdunali, vaste depressioni che scendono sotto il livello del mare, strumenti litici, incisioni e pitture preistoriche risalenti all’epoca in cui il Sahara era verde e popolato da uomini e animnali, templi, fortezze e tombe dipinte di epoca egizia, tolemaica, romana e copta, resti fossili, enormi laghi salati, le incredibili formazioni calcaree di un bianco accecante curiosamente erose nel Deserto Bianco, il Sahara al-Beida, e popi l’inimmaginabile prosperità di una serie di oasi con esuberanti palmeti, case di fango, innumerevoli sorgenti minerali calde e fredde e consistenti laghi.   Il Deserto Occidentale, o Gran Mare di Sabbia, che da solo occupa i due terzi del territorio egiziano si estende dallìoasi di Siwa a nord fino ai massicci del Gilf el Kebir e del Jebel el Uweinar a sud, ai confini del Sudan e Libia, mentre ad ovest prosegue con continuità nel deserto libico fino all’oasi di Cufra.   Si tratta di una delle aree più grandi del pianeta.   Infatti se il Sahara in generale riceve in media 100 millimetri di pioggia all’anno, qui la media raggiunge appena i 5 millimetri, giustificando pienamente l’assenza di insediamenti umani anche nomadi e temporanei, nonchè di piste di attraversamento per l’assenza di punti di rifiornimento idrico.     Unici punti di vita sono le grandi oasi, situate sui margini orientali di Siwa, Bahariya, Farafra, Dalkla e Kharga, già abitate fin dagli albori della storia dell’uomo a partire da diecimila anni fa; oasi fondamentali per commerciare ancora oggi la presenza umana in questo tratto marginale di deserto.    Già lo storico e geografo greco Erodoto le defin’ “isole benedette” per la loro importante funzione di punti nevralgici lungo le rotte commerciali tra l’Africa interna e il Mediterraneo.   Come tutti i luoghi poco noti e frequentati, anche il Deserto Occidentale pullula di leggenda e di storie misteriose a cominciare dalla miticaoasi di Zerzura, citata da cronache anche medievali e cercata inutilmente da generazioni di esploratori (a Londra, nel secolo scorso, esisteva anche un apposito club); passando alla silica glass, ciottoli di vetro verdastro composti da silice purissima rinvenibili in una limitata area del Gran Mare di Sabbia, che si sarebbero formati per fusione della sabbia dovuta all’elevato calore prodotto dall’impatto di un meteorite avvenuto 26 milioni di anni fa; per finire con l’armata scomparsa di Cambise.   Ma in ques’ultimo caso non si tratta affato di leggenda, vecchia di oltre 2500 anni, tramandataci dal maggiore storico dell’antichità, il greco Erodoto.    Nel 525 l’esercito persiano guidato da Cambise II, figlio di Ciro il Grande fondatore della dinastia degli Achemenidi, muove da Susa alla conquista dell’Egitto, potenza decadente travagliata da una serie di guerre esterne e di lotte intestine, a cominciare dal dominio esercitato per un secolo da parte dei confinanti meridionali della Nubia, la XXV dinastia dei cosidetti faraoni neri.    Dopo la vittoriosa battaglia di Pelusio sul delta, dove l’esercito egiziano viene letteralmente disintegrato (ben 50mila tra morti, feriti e prigionieri sui 65mila effettivi; gli invasori solo 7mila perdite su 80mila militari) i persiani conquistarono Menfi, dove fecero prigionieri il giovanissimo faraone Psammarico III  (ultimo esponente della XXVI dinastia), e il matematico Pitagora, quindi dilagarono senza incontrare alcun ostacolo lungo la valle del Nilo fino alla capitale Tebe.  …………….. Unico baluardo egiziano rimaneva una guarnigione asseragliata nell’oasi di Siwa, sede dell’importante tempio del dio Ammone e dell’oracolo famoso in tutto il Mediterraneo, nell’estremo nord-ovest in mezzo al deserto, inoffensiva ma che al tempo stesso, per la ricchezza di acqua e agricoltura, avrebbe potuto resistere a lunghi assedi.     Una volta giunto a Tebe e dopo essersi proclamato novello faraone Cambise, che si riteneva invincibile, nutriva ulteriori ambizioni di conquista che lo prtarono a commettere diversi fatali errori politici, diplomatici e militari, conclusi tutti con altrettanti fallimenti.     Per prima cosa chiese agli alleati Fenici di allestire una flotta per andare alla conquista di Cartagine, allora potenza emergente nel Mediterraneo occidentale, senza considerare che Cartagine era una colonia fenicia e nel sangue dei suoi abitanti scorreva sangue fenicio……………….    Cambise poteva avere tante buone ragioni per conquistare Siwa: era molto ricca perchè caposaldo del traffico commerciale carovaniero tra l’Africa nera e il Mediterraneo, nonchè di quello costiero est-ovest; la presenza di una invitta guarnigione faranoica inficiava in parte la sua conquista dell’Egitto; il clero del tempio di Ammone era depositario di un potere teocratico che infastidiva il novello conquistatore, così come aveva creato non pochi problemi ai suoi predecessori.   E infine l’oracolo aveva predetto per lui una morte imminente.   Come ci testimonia Erodoto, poi confermato anche dallo storico Plutarco, Cambise destinò il resto del suo esercito -un’armata di 50 mila soldati-alla conquista di Siwa. ………….. Logica e geografia vorrebbero che un attacco a Siwa dovesse partire dal punto più vicino possibile, vale a dire da Menfi sul Nilo veso Ovest, oppure sulla costa da Marsa Matruh verso sud.   Ma l’esercito era concentrato a Tebe e per fare in fretta, Cambise decide di farlo partire da qui, pensando di cogliere di sorpresa la guarnigione egiziana che certo non si sarebbe aspettato un attacco da sud.   Ulteriore errore fatale, perhè Tebe e Siwa distano 880 chilometri in linea d’aria, quasi il doppio a terra su un serpente di pietre, rocce e dune da scavalcare in continuazione, impresa impossibile per qualsiasi esercito.   Come ci racconta Erodoto, che visitò i luoghi circa 80 anni dopo, la colonna persiana (in realtà una babele di popoli tra persiani, alleati e mercenari di varia proveneienza) partì da Tebe verso la fine dell’inverno del 525 a.C. (altro errore climatico, per via del Kamin che spira in primavera per 50 giorni con terribili tempeste di sabbia capaci di modificare completamente la geografia dei luoghi) e dopo 8 giorni di cammino e 180 km di percorso raggiunse l’osa di Kharga,……….. dove sostare per ritemprarsi e fare rifornimenti di acqua, viveri e legname.   Invece i comandanti……………..si spinsero ad ovest verso le ultimi propaggini rocciose dell’altopiano del Gilf Kebir e dell’oceano di dune del Gran Mare di Sabbia, nel pieno del più inospitali dei deserti, commettendo l’ultimo tragico errore.   A Kharga cessano le informazioni certe …………  Mentre stavano discutendo fu il fato a decidere per loro, sottoforma di una terribile tempesta di sabbia  che spense il sole per diversi giorni, facendo precipitare tutto nella più oscura delle tenebre. …………..Quando il khamin cessò, una spessa coltre di sabbia ricopriva il teatro della tragedia, nascondendone ogni pur minima traccia……..   Da allora e per XXV secoli, una fitta schiera di cercatori di tesori, curiosi e avventurieri di ogni risma e poi esploratori e archeologi hanno cercato inutilmente nel Deserto Occidentale ………….le tracce dell’armata scomparsa, ma senza esito reale…………    Tutti sappiamo che basta il movimento di una delle tante dune mobili del Gran Mare di Sabbia per far affiorare un reperto, e individuare di conseguenza in un relativo breve raggio l’intero esercito.   Ma questo non è finora accaduto …………….Cambise, poco amto dagli egiziani per la sua empietà e ormai privo di soldati dell’esercito originario, nel 525 a.C. decise di far  ritorno in patria.   Arrivato in Siria, si avverò la profezia dell’oracolo di Ammone: morì imporovvisamente per cause sconosciute.   Siwa si era preso gioco di lui per ben due volte.

 

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