da terre incognite
ANATOLIA ORIENTALE
UN ANGOLO SCONOSCIUTO DI TURCHIA
Anche quanti possono vantare di conoscere bene la Turchia, difficilmente si sono spinti oltre i camini di fate e le chiese rupestri della Cappadocia, nell’Anatolia Centrale, perchè l’Anatolia orientale rimane ancora oggi una regione isolata e di difficile accesso, povera e arretrata pur se di rilevante fascino e ricca di testimonianze storiche ed artistiche. L’altopiano anatolico verso i confini orientali con la Georgia, Armenia, Iran, Iraq e Siria si presenta come un enorme tavolato ad una quota di 1800 m, compresso a nord dai monti del Ponto affacciati sul Mar Nero e a sud dai monti del Tauro e dell’Hakkari, dai quali nascono i grandi fiumi mesopotamici del Tigri e dell’Eufrate, tutti alti oltre i 4000 m, mentre ad est svetta la possente mole conica dell’Ararat, la montagna biblica dell’arca di Noè perennamente imbiancatadi neve con i suoi 5165 m di altitudine. Una terra aspra, selvaggia e poco abitata, dove vivono ancora lupi e orsi e prevale la pastorizia seminomade, legata ad uno stile di vita tradizionale più centroasiatica che mediterraneo, eppure una regione con una storia antichissima di lontane civiltà in quanto ponte naturale tra l’Asia Minore e il continente asiatico e passaggio obbligato per le rotte commerciali tra l’Oriente e gli imperi romani e bizantini, dalla Cina al Mediterraneo. Ma anche di passaggio di tutti gli eserciti invasori diretti a ovest o ad est. Da qui sono transitati Ittiti, Assiri, Egizi, Persiani, Macedoni, Romani, Bizantini, Arabi, Ottomani, Selguichidi, Mongoli e Russi, tanto per ricordarne i più importanti; da qui passò nel 400 a.C. Senofonte con la sua armata di mercenari di ritorno dalla Persia e poi Marco Polo in viaggio per il Catai. La sua posizione geografica vide l’affermarsi di avanzate civiltà in epoca ancora remota, che già 5000 anni fa diedero vita alle prime città-stato, a cui fece seguito il potente impero Ittita, capace di tenere testa all’esercito egizio. Molto dopo gli armeni, popolazione storicamente e culturalmente prevalente, arrivarono a creare un regno estreso dal Caucaso al Mediterraneo, pur schiacciati da ingombranti e potenti vicini con i quali cercarono di installare buoni rapporti commerciali che non scontri armati. L’Armenia fu anzi la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione di stato, portata nel 303 da San Gregorio, come attestano ancora numerose basiliche. Lo stile architettonico armeno, come pure quello georgiano, risente dell’influsso di Bisanzio e della Persia, ma ha avuto un suo sviluppo originale autonomo, con apogeo nei secoli attorno al Mille. Le chiese, costruite in scura pietra vulcanica, presentano all’inizio pianta basilicale con una o più navate, ma già a partire dal VI sec. hanno pianta centrale sormontata da cupola con caratteristico tetto conico; gli esterni si presentano semplici, con arcate e lesene, finestre ogivali di tipo gotico e motivi zoomorfi o vegetali in rilievo, mentre gli interni offrono intricati motivi ornamentali con accurati rilievi. L’altra etnia della zona, oltre a quella armena e alla turca, è rappresentata dai Caurdi, fiera e combattiva popolazione iranica di allevatori seminomadi disseminata tra Turchia, Iran e Iraq che da sempre aspira ad una propria nazione; aspirazione finora frustrata nel sangue, con la sua lingua scritta contemporaneamente con caratteri arabi, latini e cirillici.
L’ITINERARIO
Un possibile itinerario attraverso la Turchia orientale parte dalla capitale Ankara, dove visitare lo stupendo Museo delle Civiltà Anatoliche, e prosegue con la città ittita di Harrusas, vecchia di 4000 anni, Amasya, importante centro teologico in età ottomana, e Trabzon, grande porto sul Mar Nero con la duecentesca chiesa di Santa Sofia. Si raggiunge Erzurum, antica città carovaniera a 195o m ricca di monumenti di età selgiuchide, quindi Ani, scenografica città morta già capitale del regno armeno con una dozzina di chiese risalenti al X-XIII sec, Dogubayazit, la città turca più orientale dominanata dall’Ararat, dove merita una visita la curiosa residenza seicentesca di un emiro curdo, arrivando al lago Van, specchio d’acqua salatissima grande dieci volte il Garda, sulle cui sponde si susseguono siti storici ed archoelogici. Si riparte per Cavustepe, capiatle del regno urarteo nell’VIII sec. A.C., la chiesa del X sec.sull’isola di Akdamar, capolavoro dell’architettura armena, Diyarbakir, antico nodo carovaniero dalla bella cinta muraria, Mardin, sede di antichi monasteri ortodossi, e Sanliurfa, la città di Abramo, per raggiungere uno dei luoghi più affascinanti e singolaridi tutto il paese: la vetta del monte Nemrut Dagi con la monumentale tomba di Antioco I, satrapo locale del I secolo a.C., circondata da enormi teste di leoni, aquile, dei e personaggi, nelle quali si fondano elementi culturali ellenistici, anatolici e persiani.