1……………via della plata

CAMINO DE SANTIAGO

la VIA DE LA PLATA per il CAMMINO MOZARABICO – SANABRESE

IMPARARE IL CAMMINO PROFONDO

 . Camminare per essere in presenza mentale

. Camminare per avere fiducia in noi e negli altri .

. Camminare per guardarsi dentro .

. Camminare per sentire il proprio respiro .

. Camminare per vedere con l’occhio interiore, per rilassarsi e             superare ansie e preoccupazioni.

. Camminare nel labirinto della vita .

.Camminare per essere in pace con se stessi, camminare spinti dal sincero proposito di essere felici .

Il camminare è una delle poche attività che, per quanto impegnativa, consente di svolgerne contemporaneamente altre, a volte altrettanto impegnative. Perchè camminare concilia il pensare, il sognare, il conoscere persone. Si cammina per stare in silenzio e per gustarsi la compagnia, perchè si è curiosi del  mondo e perchè ci si vuole ritrovare in se stessi. Nelle camminate che richiedono più giorni lo stare fuori casa non è più una transizione, ma l’elemento della stabilità. C’è un’inversione, si va da un albergo dei pellegrini ad un altro.  Ed è il dentro a trasformarsi, infinitamente variabile. Non si dorme due volte nello stesso letto, ogni sera ci accolgono ospiti diversi. Sorpresa rinnovata dagli scenari, dagli ambienti , varietà dei muri, delle pietre. Ci si ferma, il corpo è stanco, bisogna trovare riparo. Bisogna anche parlare della strana impressione che fanno i primi passi, quelli del mattino. Si è consultata la carta, deciso l’itinerario del giorno, ci si è congedati, si è bilanciato lo zaino, individuato il sentiero , ci si è assicurati la direzione. Ci si ferma, si controlla, si gira a vuoto e poi il sentiero si apre, lo si imbocca, si prende il ritmo. Si alza la testa ed eccoci partiti, ma partiti per camminare per stare fuori. Fuori è il nostro elemento, la sensazione precisa di abitarlo. Si lascia un albergo per un altro ma la continuità, ciò che dura e persiste, sono i rilievi che mi circondano, quel susseguirsi di colline sempre presenti. Tutto quello che si attraversa, i passaggi obbligati, cio che si lascia alle spalle sono le stanze di una notte, la sala da pranzo di una sera, i loro abitanti, i loro fantasmi ma non il paesaggio. Si abita il paesaggio, se ne prende lentamente possesso, se fa la propria sede. E può nascere quella strana impressione del mattino, quando si sono lasciati alle spalle i muri dell’albergo e ci si ritrova con la faccia al freddo e al vento, in mezzo al mondo: questa è davvero la propria casa, per tutto il giorno, è qui che si  rimarrà camminando. In certi periodi può accadere, per ragioni diverse, di sedersi e lasciarsi andare, è una forte tentazione, non desiderare  più nulla, ma bisogna trovare dentro noi stessi la forza di cambiare, non sentirsi soli in mezzo agli altri, non perdere la capacità di amare e nello stesso tempo sentire un disperato bisogno di affetto. Con il tempo certi condizionamenti possono diventare ossessioni e paventare un futuro pieno di paure e incertezze. Per salvarci da questo stato dobbiamo crearci un sogno che ci permetta di far rinascere l’entusiasmo, acquisire nuovo vigore, ritrovare serenità. Sappiamo  che si può  essere felici: le cose finiscono ma ne arrivano altre, sempre nuove, più o meno belle, ma da vivere sempre. C’è una strada lunga nel mio cuore. Una di quelle con il fondo bianco bianco che scorrono tra due ali verdi di campi macchiati di rosso. Una che si perde  all’orizzonte, là dove l’azzurro del cielo va a baciare la terra, una strada pregna di assordante Silenzio, abitata dalla Solitudine, inondata dal Sole .

Sarà il cammino delle tre S  ..Silenzio….. Solitudine…Sole

E allora  PLATA  sia  ……..

Perchè la plata e non altri cammini?

E’ stata una scelta voluta dopo aver letto diversi libri sui cammini, percorsi da molti altri pellegrini, ognuno con le sue esperienze e le sue motivazioni, ho  deciso per questo e di partire da solo, anche se è il più lungo e il più difficile rispetto agli innumerovoli cammino verso Santiago, per trovare in me stesso la forza, l’entusiasmo, la voglia di vivere i prossimi anni  alla ricerca di nuovi incentivi e di non sedermi mai sui molti ricordi del passato. Farò questo cammino per me stesso, ma sarà sempre con me Maristella, saranno con me virtualmente tutte le persone a me care, parenti o amici, anche per quelli che ora non lo riescono a capirlo. Ma soprattutto per i miei due carissimi nipotini Liliana e Nicolò a cui dedico queste mie brevi note, a cui offro loro  la possibilità di leggerle in futuro. Nella  vita faranno le loro scelte, di studio e di lavoro, ma dovranno sempre aprirsi al mondo, alla conoscenza delle persone, allo scambio interculturale, per imparare altre lingue in modo da avere un rapporto diretto con le persone di altri paesi, quello che per ora è mancato al loro nonno.  Sono sempre un pò testone che cerca di fare quello che ho in testa , voglio imparare e vivere ogni momento della mia vita intensamente e consapelvolmente, forse in futuro potrei  spiegarmi tante cose, cose imparate anche attraverso il dolore e la solitudine, che mi ha anche insegnato la necessità di condividere il proprio amore con tutta la creazione e con il cosmo intero .

La vita ti offre sempre una possibilità .

ULTREYA E BUEN CAMINO !!!!!!

regioni della Spagna  da attraversare:

ANDALUSIA            , da Sevilla a el Real de la Jara

EXTRENADURA     , da Monesterio a Banos de Montemayor

CATLILLA e LEON , da Calzada de Bejar all’Alto de a. Canda

GALICIA                 , da Villavella a Santiago de Compostella

Il cammino è costatemente segnalato da frecce gialle (flechas) e da ceramiche o altri elementi con la conchiglia (concha), cubi in granito, miliari, cippi o altro. Il cammino per sentieri originari è stato alquanto modificato nel tempo. Per esempio quando si attraversano grandi opere civili come ponti, autostrade, ave per le nuove linee dei treni, quando una strada moderna si trova a coincidere con il cammino. Altre volte si attraversano zone in cui il sentiero quasi scompare o risulta pressochè irriconoscibile. Si potrebbe considerare la via della Plata come un grande percorso di trekking, con ogni tipo di sentiero da affrontare oltre che con i piedi anche con la testa per superare i momenti di difficoltà e di solitudine , che sono parte integrante (in senso psicologico ed emotivo) del cammino da compiere.

da FREDERIC GROSS – andare a piedi, filosofia del camminare –

Solitudini

Ora, per essere davvero piacevole, il cammino a piedi dev’essere fatto da soli. Se lo si fa in gruppo o in due, al cammino resta solamente il nome, diventa qualcos’altro che ricorda più un picnic. Il cammino a piedi va fatto da soli, perchè la libertà è un requisito essenziale: si deve essere infatti sempre liberi di fermarsi o di continuare, e di seguire questo o quel tragitto secondo il capriccio del momento e poi perchè si deve procedere con il proprio passo. Bisogna davvero camminare da soli? Infatti, camminando, è necessario trovare il proprio ritmo fondamentale e mantenerlo. Il ritmo fondamentale è il proprio ritmo, quello che non stanca e permette di camminare per oltre dieci ore senza sfinirsi, di conseguenza, se occorre adeguarsi al passo di un altro, accelerando o rallentando, il corpo risponde meno. In ogni modo la solitudine assoluta, non esiste. Fino a tre o quattro persone si può ancora camminare senza parlarsi, ciascuno prende la propria andatura. Oltre a quattro si ha una colonia, gridi e fischi, si va da uno all’altro, si aspetta, si formano gruppi che di li a poco diventano clan. Addio semplicità e austerità e si cominciano a fare confronti, mentre per camminare bisogna essere soli, impossibile condividere la solitudine. Molte sono le varie solitudini, ad ognuno la sua .

Silenzi

Poichè esistono tante solitudini, esistono tanti silenzi. Si cammina sempre in silenzio. Certo da principio, non appena lasciamo le vie, le strade, gli spazi pubblici, il calpestio di migliaia di passi, la confusione delle urla, delle voci, dei mormorii, il rumore stridulo dei motori, c’è l’evidenza ritrovata del silenzio, in primo luogo come trasparenza. Tutto è calmo, attento e tutto riposa. Si è chiuso il cicaleccio del mondo, con le voci di corridoio, le chiacchere. Si accoglie il silenzio come un gran vento fresco che scaccia le nuvole. C’è il silenzio dei boschi, i gruppi di alberi formano intorno a noi pareti mobili. Si cammina su sentieri tracciati, strette strisce di terra che serpeggiano. Di li a poco si perde l’orientamento, il silenzio allora è fremente, inquieto. C’è il silenzio delle dure marce dei pomeriggi estivi, su sentieri sassosi, allo scoperto sotto un sole implacabile. Silenzio smagliante, minerale, opprimente, si sente soltanto il lieve scricchiolare dei sassi. C’è il silenzio delle albe, dove bisogna partire prestissimo, quando la tappa è lunga. E molti altri silenzi, a ognuno il suo.

 

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